Fulvio Abbate, Il Fatto Quotidiano 8/4/2014, 8 aprile 2014
MARIO SECHI, IL CHECCO ZALONE DELL’ECONOMIA
Tu non mi crederai, ma ‘sto sardo Sechi ha un suo perché spettacolare: perfino da varietà, volendo. E se soltanto la televisione non fosse così incapace di liberare il talento segreto e nascosto in ciascuno di noi (perfino negli insospettabili) ne vedremmo delle belle, al di là del ruolo e marchio di provenienza del soggetto in questione. Mario Sechi, infatti, ri-sardo, giornalista sempre in antracite, ex direttore de il Tempo di Roma, e ancora, come ci suggerisce Wikipedia, personaggio “insignito dell’onorificenza di Presidente Onorario della San Marco Cabras, società di calcio del suo paese natale, che disputa i campionati dilettantistici regionali, nel cui settore giovanile ha militato alla fine degli anni Ottanta, ricoprendo il ruolo terzino”, Sechi Mario, dicevamo, dopo alcune difficoltà sempre legate alla sua mappa dell’astrale ambizione professionale ulteriore, ovvero il cocente due di picche conquistato alle elezioni politiche del 2013, dove si era dissennatamente candidato con l’improbabile movimento politico “Scelta Civica con Monti” proprio nella sua proverbiale Sardegna, risultando appunto non eletto al Parlamento Italiano, a quel punto, non senza qualche evidente patema, sempre lui, Sechi, ha deciso di tornare al giornalismo a tempo pieno, più implacabile che mai.
BENE, TRA LE OPPORTUNITÀ gli si è presentata quella di investirsi del ruolo di commentatore di politica economica a 2 Next, su Rai2. L’economia, è noto, è la palla più immensa d’ogni tentativo di divulgazione. Il contenitore dove si è ritrovato Mario nostro, inutile far finta di niente, prevede una sorta di format burocratico, da faldone, da protocollo, da badge obbligatorio, è una roba che sa di Istat e guai a sgarrare fuori dal rigo puntinato, e invece lì, proprio lì, Sechi, perfino alla faccia dei molti che per lungo tempo lo hanno visto come uno zampirone al servizio del Minculpop berlusconiano, bè, il non meno perfido Sechi è riuscito a inventarsi una sua cifra, segno che spesso il narcisismo, il carico esibizionistico riesce a sconfiggere il proforma e tutto il resto .
Bene, appena la conduttrice Annalisa Bruchi gli passa la palla, come a un correntista davanti a un bancomat, ecco che a quel punto cosa ti fa Sechi? Decide di accompagnare il racconto, metti, del Pil o dello spread o perfino dell’arrivo in Borsa del titolo Twitter mostrando questo o quell’altro oggetto, dal telefono alla zappa, dalla banana alla macchinina, in una sorta di espediente di drammatizzazione che un po’ sa di filodrammatica improvvisata in parrocchia, eppure...
Adesso tu mi dirai che si tratta di un basso trucco retorico abusato, dove c’è perfino da immaginare ora lo zampino degli autori ora dello stesso Mario pronto a sbottare in un sai che ti dico? Mo’ ‘sta palla di economia la sceneggiamo come farebbe Checco Zalone, no? Ora magari un sardo orgoglioso non pensa esattamente in questo modo, ma comunque ci siamo capiti. Alla fine, l’uomo si fa guardare, risultando televisivamente plausibile: insomma, perfino al gioco dei pacchi mi sa che Sechi non sfigurerebbe.