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 2014  aprile 08 Martedì calendario

POLTRONE DA 16% DEL PIL


In mano al governo Renzi c’è una partita che vale circa 258 miliardi di euro, oltre il 16% del prodotto interno lordo italiano. Non si tratta di una Finanziaria monstre o di un ciclopico piano di dismissioni. È invece l’ammontare del giro d’affari delle società che riportano più o meno direttamente al ministero dell’Economia e che ad aprile vedranno scadere i consigli d’amministrazione, rimettendo in gioco qualcosa come 600 poltrone. Il numero non deve sorprendere, vista la mole e la quantità delle aziende appese alla fatidica data del 13 aprile, a partire dalla quale si scopriranno definitivamente promossi e bocciati.
La parte del leone la fanno ovviamente le quotate, che di quei 258 miliardi ne totalizzano 215. La sola Eni guidata da Paolo Scaroni, stando ai dati preliminari del 2013 (il bilancio sarà pubblicato il 17 marzo), contribuisce al monte ricavi con ben 115 miliardi e, anche se in diminuzione del 9,6% rispetto ai 127 miliardi di euro del 2012, arriva a coprire da sola quasi il 50% del totale. Assieme a quello della capogruppo scadono i cda di quattro controllate, la più nota delle quali è Saipem, per un totale di 30 poltrone.
Segue, in questa ideale classifica dei big in scadenza, l’Enel di Fulvio Conti. Come per il Cane a sei zampe, anche per Enel il calcolo si basa sui dati del preconsuntivo 2013, visto che il gruppo approverà il bilancio tra pochi giorni, il 12 marzo: i ricavi sono indicati a 80,5 miliardi di euro (erano 84,9 nel 2012, con un calo del 5,2%). Con una decina di controllate ugualmente da rinnovare (Distribuzione, Energia, Factor, Ingegneria e Ricerca, New Hydro, Produzione, Servizi, Servizio Elettrico, Sole, Trade ed Enelpower) Enel rimette in gioco un’ottantina di cariche.
Più distanziate, ma comunque quasi altrettanto ambite al gran ballo delle nomine, seguono Finmeccanica e Terna. La holding di piazza Monte Grappa, seppur in affanno, gestiva nel 2012 un pur sempre ragguardevole giro d’affari di 17,2 miliardi di euro. Per l’esercizio 2013, i cui risultati definitivi verranno ufficializzati il 19 marzo, le previsioni del gruppo guidato da Alessandro Pansa sono però più contenute. I ricavi sono stimati in un range tra 15,9 e16,2, miliardi di euro (al netto dell’effetto derivante dal deconsolidamento del settore Energia). Col board della capogruppo arriveranno a scadenza anche quelli di quattro controllate: AgustaWestland, Ansaldo Sts, Selex Es e Wass.
Terna invece dovrebbe comunicare conti in crescita rispetto al 2012, quando aveva registrato ricavi consolidati per 1,8 miliardi. A far propendere per una cifra più consistente nel bilancio 2013 è la performance dei nove mesi. Al 30 settembre infatti il gruppo che gestisce la rete elettrica nazionale, guidato da Flavio Cattaneo, aveva già raggiunto quota 1,4 miliari di euro, quasi l’8% in più rispetto al medesimo periodo dell’esercizio precedente.
Se il premier Matteo Renzi per il momento è parco di dichiarazioni sul tema nomine, dal poker di quotate emerge invece l’iper-attivismo dei top manager, tre dei quali (Cattaneo, Conti e Scaroni) sono ai vertici dal 2005. All’Enel, per esempio, Conti ha ricondotto l’indebitamento finanziario netto sotto i 40 miliardi, in anticipo sui tempi comunicati al mercato anche grazie alla ben remunerata cessione di Arctic Russia (asset upstream in Siberia).
All’Eni Scaroni ha portato a casa un sudatissimo accordo di rinegoziazione dei contratti take or pay con l’ostica norvegese Statoil, ha convinto l’Iraq a sboccare contratti per oltre 1 miliardo di euro e ha riaffermato la leadership della compagnia petrolifera italiana in Libia (il 7 marzo ha incontrato il primo ministro, Ali Zidan).
Infine Pansa ha appena rivoluzionato la governance di Finmeccanica stabilendo un controllo più diretto sulle società di aerospazio ed elettronica per la Difesa, mentre Cattaneo ha dalla sua l’aver reinventato Terna portandone la capitalizzazione a oltre 7 miliardi.
In totale le società pubbliche con i vertici da rinnovare sono una cinquantina e 14 di queste fanno capo direttamente al ministero dell’Economia, ora affidato a Piercarlo Padoan, mentre le altre 35 sono comunque riconducibili all’azionista Tesoro sebbene attraverso catene societarie più lunghe. Quali sono e quanto valgono? La risposta sabato 14 in occasione della seconda puntata di questo viaggio di Milano Finanza tra le nomine pubbliche.