Gianluca Di Donfrancesco, Il Sole 24 Ore 8/4/2014, 8 aprile 2014
VARSAVIA CI RIPENSA: ORA L’EURO ATTIRA DI PIÙ
La crisi in Ucraina spinge Varsavia un po’ più verso l’euro. Dopo aver ribadito non più di un mese fa che la Polonia avrebbe adottato la moneta unica solo «alle proprie condizioni», il governatore della Banca centrale, Marek Belka, ci ripensa. Con gli occhi fissi sui fantasmi della Guerra Fredda appena al di là del confine orientale, Belka ora afferma che sarebbe il caso di riconsiderare questa riluttanza.
Ufficialmente, il Governo guidato dal liberale Donald Tusk si è affrettato a rintuzzare le speculazioni nascenti su un’accelerazione del processo di adesione, ma la questione è sul tappeto. «Le argomentazioni usate da Belka - spiega il capo economista della divisione polacca di Nordea Bank, Piotr Bujak - guadagneranno sempre più peso». E magari potranno incidere sull’opinione pubblica, resa diffidente verso la moneta unica dalla crisi di Eurolandia, che nel 2012 ha spinto Varsavia a congelare l’ingresso nel club. Da allora, il Governo non ha fatto che rimandare, affermando che solo quando l’Unione monetaria avrà risolto i suoi problemi la Polonia abbandonerà quello zloty che nel 2008 la schermò dalla crisi globale e salvò l’economia polacca, unica nell’area Ocse, dalla recessione.
Tusk, che è un convinto filo-europeista, non ha fatto che adeguarsi al mutato orientamento dell’opinione pubblica: nel 2009, i polacchi favorevoli all’euro erano più della metà, nel 2013 solo un terzo.
La crisi in Ucraina non ha finora penalizzato troppo lo zloty, che negli ultimi sei mesi è stata la migliore tra le monete delle economie emergenti. Nemmeno il cambio di politica della Fed e il rallentamento cinese hanno scosso la divisa, che ha attraversato tranquilla la recente crisi valutaria dell’Argentina e della Turchia.
Se tuttavia nella genesi dello stesso euro molto hanno pesato le ragioni della geopolitica, accanto a quelle dell’economia, ecco che in Polonia, il sussulto della geopolitica alle frontiere potrebbe cambiare di nuovo le carte in tavola. Belka è stato esplicito, affermando che i rischi posti dalla crisi ucraina stanno facendo lievitare i vantaggi dell’appartenenza all’euro e alla sua economia. «Anche se oggi i vantaggi economici sembrano modesti - ha detto – dobbiamo tenere conto anche dei risvolti politici». «La crisi ucraina - ha concluso - dimostra che val la pena investire di più nella Ue».
Stando però alle previsioni della stessa Commissione europea, la Polonia non centrerà i parametri per l’ingresso prima del 2015, in particolare quello del deficit sotto al 3% del Pil (l’anno scorso era al 4,4%). Lo zloty, inoltre, non è ancora agganciato all’euro, e uno dei requisiti è proprio quello di aver tenuto per due anni la moneta all’interno di una banda di oscillazione fissa. Altro ostacolo, le elezioni in programma proprio l’anno prossimo, che, con la rimonta da parte dell’opposizione euroscettica di Jaroslaw Kaczynski, potrebbero consegnare un Parlamento e un Governo ancor meno ben disposto verso la moneta unica rispetto all’attuale, che è già al suo secondo mandato.
E anche se il premier Tusk sostiene che non c’è alcun motivo per riaprire il dibattito, non può però spegnere una discussione che è già partita, con i partiti più filo-europeisti che gli chiedono di essere più coraggioso e di accelerare le riforme economiche necessarie. L’Orso russo fa ancora più paura di una moneta imperfetta.