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 2014  marzo 09 Domenica calendario

TOCCO DA OSCAR E SEI ELEGANTE

L’abito fa l’Oscar, forse non il monaco ma l’alto prelato certamente sì. In definitiva l’abito fa «La Grande Bellezza», perché ogni personaggio non potrebbe essere tale se non abitasse quei panni. Tanto perfetti che l’Esquire ha definito il film, il più elegante del 2013, anche per l’abbigliamento. Tanto giusto che ora c’è la corsa a vestirsi come i personaggi del film. Prima sembravano eccessive le giacche multicolore, o le mantelle fino ai piedi, oggi la domanda è schizzata alle stelle. Artefice di questo complicato gioco a incastro che accomuna nella stessa intensità comparsa e protagonista e che ha rilanciato il look un po’ old style curatissimo, è la pluripremiata Daniela Ciancio («Ho vestito l’anima piena e vuota al tempo stesso dei personaggi) che ha provinato gli stilisti esistenti, ha scelto i pezzi più adatti, ha creato una sartoria ad hoc per realizzare gli abiti disegnati da lei con stoffe scelte da lei. Alternanza armonica del guardaroba che è la chiave di tanto successo.
Ecco Jep Gambardella-Toni Servillo, nella sartoria Cesare Attolini di Napoli. Loro hanno reinventato la giacca destrutturata e cucito addosso al protagonista lo smoking blu della passeggiata all’alba, con i revers a lancia e rinverdito la pochette nel taschino come fosse un fiore che sboccia, da perfetto dandy. Sarti ora subissati di richieste.
La dualità di Jep è legata ai suoi vestiti, ai colori accesi come l’arancione bruciato, l’azzurro ghiaccio per le giacche abbinate al candore dei pantaloni. Gli occhiali, da vista e da sole, usati come un vezzo, hanno lenti Luxottica, i cappelli sono opera degli storici cappellai Marzi di Firenze dal gusto old style. Eleganza sartoriale mixata, perché dice la costumista, «Per creare un personaggio avevo bisogno di spaziare, così ho giocato tra stilisti e lavori di sartoria». È avvenuto per Servillo che ha addosso, oltre ad Attolini, anche Armani, Boglioli, Rubinacci, Lacoste. Per la tuta color pelle-a-pelle, Sabrina Ferilli ha fatto tutto da sola: «Un giorno la portò sul set e Sorrentino volle che la indossasse in scena», invece la mantella senza tempo è una creazione della sartoria che ha accompagnato il film per 11 settimane. Laura Biagiotti ha vestito, tra gli altri, Pamela Villoresi con capi d’archivio, il vestito rosso senza maniche di Isabella Ferrari è di Gucci, Iaia Forte ha dato anima ai costumi disegnati per lei dalla Ciancio mentre per Serena Grandi ci si è rivolti ad Annamode, costumi cineteatrali, che ha fornito anche gli abiti religiosi. Unica a vestire una sola griffe è Galatea Ranzi che presta il volto all’amica Stefania. Per lei creazioni dello stilista serbo Dusan.