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 2014  marzo 09 Domenica calendario

LE LUCI DEL VARIETA’ DI CALCIATORI VANESI

Poi dicono che uno critica Renzi. Ma non è colpa sua se in una scuola di Siracusa gli propinano un allucinante coretto di sventurati bambini , sventurati nel senso che nemmeno è colpa loro se hanno insegnanti che li conducono per sentieri mussoliniani. A scelta, si poteva citare Kim Il Sung oppure Bokassa. Ricapitasse, suggerisco ai docenti di ripescare una canzone degli anni ’50, Arriva il direttore, più allegra e ironica. Sul Corsera, che pubblica il testo integrale di Clap and jump per Renzi, ho contato 48 puntini di sospensione (in 15 righe) e, meno male, solo un punto esclamativo. É però colpa sua, di Renzi, se nello stomachevole quadretto a base di grembiuli bianchi e dammi il cinque, sembrava sguazzare come un’anitra nello stagno. Dammi il cinque? Piuttosto, 3,5: giù le mani dalle scolaresche, non fate assaggiare ai bambini il finto dolce dell’adulazione.
Fino a giovedì mattina non sapevo se stava peggio l’Italia intesa come nazione o l’Italia intesa come Nazionale di calcio. E so di entrare in un campo minato, perché Prandelli è renziano e Renzi prandelliano. Se partiamo dal presupposto che Prandelli ha un 38% di italiani convocabili, sta meglio Renzi che ha o avrebbe scelte più vaste. Se proseguiamo pensando al codice etico, condivisibile, di Prandelli, su quello di Renzi è lecito nutrire dubbi, ma non nutriamoli troppo sennò ingrassano. Prandelli ha buone idee, ma scarseggia di giocatori bravi a realizzarle. Mai vista una serie A tecnicamente così scarsa, mai viste in azzurro tante facce (e piedi, soprattutto) che venti o trent’anni fa i loro proprietari quella maglia potevano accontentarsi di sognarla. Poi, per carità, ci si può entusiasmare per un gol di Balotelli da 40 metri o uno slalom di Tevez o Pjanic, ma sono bagliori in un mare di sbadigli. Si gioca male, con terzinacci dipinti da ala, con difese a 3 che sono in realtà a 5, con mediani mascherati da trequartisti.
Insomma, è tornato il catenaccio nella versione più rudimentale. Sarà poco carino farlo notare, dopo sbornie olandesi, catalane, anche tedesche: il mitico 2006 sembra lontanissimo. Sarà vero che gli emiri e i miliardari russi si vanno a prendere i meglio fichi, ma a quelli che crescono nei nostri vivai, a quelli che arrivano giovani dall’Africa o dal Sudamerica, qualcuno insegna qualcosa o no? Dopo Barcellona, il ct ha detto che la squadra faceva pressione e non pressing e che era allarmante la condizione atletica della truppa. Verissimo, sono allarmato anch’io. A settembre-ottobre l’Italia non è mai brillante, ha bisogno di rodaggio, ma ai primi di marzo dovrebbe essere a posto. É vero che conterà essere al massimo quel mese, in Brasile, ma intanto si stanno facendo passi dietro. La Spagna era tecnica e, quando voleva, veloce. L’Italia, né tecnica né veloce. Quando sento dire che oggi certi grandi giocatori del passato non potrebbero giocare (da Suarez a Rivera) penso che potrebbero sì, se in questo calcio è titolare Thiago Motta.
Non scambiate quanto sopra per un grido di dolore. Altri lo sono. Quello di Mourinho, per esempio: in un’intervista a Esquire ha detto: “I calciatori di oggi sono ricchi, sfacciati e vanesi”. Giusto, tanto più se lo dice un personaggio molto schivo, che non dà alcun peso ai soldi, che rifugge dalle luci del varietà, che non ama i set pubblicitari, che vive (dicono) nutrendosi di bacche e radici, come gli eremiti. Una persona umile, che non si riconosce nelle abitudini del Real Madrid: “Prima della partita i giocatori si mettevano in coda davanti allo specchio, facendo attendere l’arbitro che era già nel sottopassaggio”. Giusto, voto 4 ai giocatori del Real che gli avevano rubato l’idea: in genere ad uscire prima dal
campo e a rientrare per ultimo era Mourinho.
In coda, chiarimento su Pulici. Nell’intervista di lunedì scorso, aveva detto di aver corso i 100 metri in 10”5. Tempo irrealizzabile da un allievo, contesta il lettore M.P., perché con 10”5 Giannattasio vinceva il campionato italiano nel ’65. Ergo, 11”5 sarebbe già stato un ottimo tempo. Errore mio avergli attribuito il tempo quand’era allievo, ma Pulici rivendica il 10”5 e racconta: “Erano i primi anni ’70, ci allenavamo con la Nazionale sul prato dell’Olimpico . Pietro Mennea si allenava sulla pista e alla fine ci ha coinvolti: qualcuno vuole provare? Allo start siamo andati io, Facchetti e Bellugi e il cronometrista m’ha detto che avevo fatto 10”5”. Chiusura allegra: sulla Gazzetta la notizia che il Pec Zwolle, Olanda, ha firmato un accordo con la Kameleon Uitvaartzorg, che lancerà spot nei tempi morti (palla in tribuna, sostituzione laboriosa). Che i tempi morti siano sponsorizzati da una ditta di pompe funebri non è una brutta idea. “Niente spot durante gli infortuni”, hanno precisato quelli della Kameleon, “perché sarebbe di pessimo gusto”. Bravi, perché la sorte può essere cinica ma non necessariamente bara. Barella, semmai.