Danilo Taino, Corriere della Sera 9/3/2014, 9 marzo 2014
Attenzione alla statistica. Certe volte, più è divertente, più è fuorviante. Mikhail Simkin, un ricercatore della University of California Los Angeles, ha per esempio effettuato uno studio «statistico» per stabilire se uno degli scrittori peggio considerati di sempre sia davvero meno apprezzabile di uno dei mostri sacri della scrittura
Attenzione alla statistica. Certe volte, più è divertente, più è fuorviante. Mikhail Simkin, un ricercatore della University of California Los Angeles, ha per esempio effettuato uno studio «statistico» per stabilire se uno degli scrittori peggio considerati di sempre sia davvero meno apprezzabile di uno dei mostri sacri della scrittura. Ha, ovviamente, sollevato una discussione che va avanti da mesi. Il primo dei due è Edward Bulwer-Lytton, un barone romanziere, drammaturgo e politico inglese dell’Ottocento, considerato da alcuni «il peggior scrittore nella storia delle lettere». Suo è il famigerato incipit «Era una notte buia e tempestosa» (dal romanzo Paul Clifford). E sua è la frase ahinoi immortale «la penna è più potente della spada». Il secondo è Charles Dickens. Simkin ha preso il sito-web goodreads.com che contiene i giudizi che i lettori danno su milioni di libri: ha scelto i dieci più letti e giudicati di Bulwer-Lytton e i dieci più letti e giudicati di Dickens (le valutazioni sono espresse in stelle, fino a cinque ) e li ha elencati sulla base del numero di volte che sono presi in considerazione dai lettori. Ha scoperto — nessuna sorpresa — che il numero di valutazioni espresse per Dickens varia, a seconda del libro, tra 18.624 e 454.445 (quest’ultimo numero riferito a Racconto di Due Città), mentre quello per il barone tra 9 e 684 . Il più letto e giudicato dei libri di Bulwer-Lytton — Gli Ultimi Giorni di Pompei — lo è 27 volte meno del meno letto dei libri di Dickens – La Piccola Dorrit. «In media — dice Simkin — i libri di Bulwer sono migliaia di volte meno letti di quelli di Dickens». A questo punto arriva la sorpresa statistica. Se si passa ai voti che i lettori danno alle venti opere, la media di stelle per Dickens è 3,87 mentre per Bulwer-Lytton è 3,64 : un mero scarto del 6% . Il voto più alto va a A Christmas Carol and Other Christmas Writings di Dickens (4,11 ) e quello più basso a The Coming Race di Lord Lytton (3,18 ). A una distanza quantitativa enorme corrisponde insomma una distanza nei giudizi minima. Simkin conclude che l’unica differenza tra scrittori famosi e scrittori oscuri è che i primi hanno più lettori; così come la differenza tra i ricchi e i poveri è che, nella famosa versione di Hemingway, i primi hanno più denaro. A sostegno della tesi, porta un test nel quale si davano a molti lettori 12 frasi tratte da libri di Bulwer-Lytton e 12 tratte da testi di Dickens e veniva loro chiesto di indicare per ognuna chi dei due fosse l’autore: il risultato è — dice il ricercatore — «nell’ordine dell’indovinare a caso». Il gioco è divertente. Il punto debole sta nel fatto che Simkin prende giudizi assoluti sui libri dell’uno e dell’altro scrittore e poi artificiosamente li mette a confronto. Non chiede se sia meglio Bulwer o Dickens, però si comporta come se l’avesse fatto. Un po’ come se dicesse che i 50 punti in classifica di una squadra di serie A equivalgono ai 50 punti di una squadra di prima divisione. Forse per dire — omaggio a Lord Lytton — che ne uccide più la statistica della penna.