Beppe Severgnini, Corriere della Sera 9/3/2014, 9 marzo 2014
Cinque milioni in spagnolo, 3,7 milioni in inglese, 1,5 milioni in italiano. Justin Bieber, Lady Gaga e Barack Obama hanno molti più follower di papa Francesco
Cinque milioni in spagnolo, 3,7 milioni in inglese, 1,5 milioni in italiano. Justin Bieber, Lady Gaga e Barack Obama hanno molti più follower di papa Francesco. Non è una questione di numeri, quindi. «Nella vita tutti facciamo tanti sbagli. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa», ha twittato il Pontefice il 4 marzo, lo scorso mercoledì delle Ceneri: «La Quaresima è un tempo adatto alla rinuncia. Priviamoci di qualcosa ogni giorno per aiutare gli altri». Due suggerimenti saggi, ma non sconvolgenti, dirà qualcuno. È vero. Se parliamo tanto di @Pontifex_it (nella foto la schermata del profilo) non è, quindi, perché Twitter viene usato per diffondere anticipazioni o notizie sensazionali. Ne parliamo per altri motivi. Perché talvolta il mezzo è importante quanto il messaggio, innanzitutto. Un Papa che twitta è, di per sé, rivoluzionario. Francesco dimostra d’avere capito che, se hai qualcosa da dire e vuoi dirlo a qualcuno, occorre usare i mezzi a disposizione: senza demonizzarli e senza idolatrarli (sarebbero errori gravi, considerato il soggetto!). La Chiesa per secoli ha temuto le novità. O s’è distratta, ed è peggio. Ha combattuto un’anacronistica battaglia del sesso, negli ultimi cinquant’anni; l’ha persa, e ha perso tempo, dimenticando di parlare dei flagelli che insidiavano il gregge: l’egoismo, l’egolatria, la corruzione, l’ossessione per il denaro, la violenza fisica e psicologica, la solitudine dei molto giovani e dei molto vecchi. Tutti temi su cui, non a caso, Francesco insiste. Se avesse rinunciato a usare i nuovi strumenti — Internet in testa — la Chiesa cattolica avrebbe commesso un errore. Gli strumenti, infatti, non sono né buoni né cattivi: dipende da cosa ne facciamo. Devono servire a noi, non viceversa. Con semplicità, papa Francesco dimostra d’averlo capito. Ama stare tra la gente quanto Benedetto XVI ama stare in mezzo ai libri. E Twitter è un buon modo per arrivarci più in fretta. Tutto qui.