Laura Laurenzi, la Repubblica 8/3/2014, 8 marzo 2014
JEP STYLE
L’abito fa il monaco. Nessuno come Toni Servillo si è calato nei panni di un personaggio in modo tanto esatto. Questi “panni” – o meglio, questi codici di stile – ora sono diventati una moda e le ordinazioni si impennano: le giacche sgargianti ma non chiassose, aragosta, rosso pompeiano, giallo maionese, quei pantaloni di lino bianco croccante, la scarpa bicolore da gagà ma non troppo, il panama portato un po’ alto, il fazzoletto nel taschino esibito in un certo modo, gli accostamenti audaci: Servillo è Jep, e mette in scena la sua eleganza insolente con humour, ma soprattutto con classe e con la massima naturalezza. Più la società attorno a lui sprofonda, più risaltano le sue mise.
“Il dandy deve aspirare a essere sublime, senza interruzioni”, decretò Baudelaire. Fra prelati, contesse, spogliarelliste, sulla sua amaca vista Colosseo o lungo le rovine di un acquedotto romano, a un funerale araldico o a una festa che è un girone dell’inferno, Jep letteralmente non fa una piega, e intanto distilla battute al vetriolo.
E così, quasi più all’estero che in patria, è diventato rapidamente un’icona della moda uomo, come hanno stabilito sia Vogue America che Vanity Fair America. Non si tratta solo di imitare, copiare, replicare una giacca: è l’insieme. “Jep attitude” l’hanno definita a Parigi: quel che colpisce in Servillo è il suo atteggiamento complessivo, il modo di muoversi, la nonchalance con cui indossa abiti che sembrano suoi da sempre. Non stupisce
che Esquire abbia definito La Grande Bellezza “il film più elegante del 2013”.
Tanto di cappello alla costumista, Daniela Ciancio (Il Divo), napoletana e allieva di Piero Tosi, che di scuola napoletana ha voluto fosse il guardaroba di Jep Gambardella. La parte del leone, soprattutto le giacche colorate — quelle che leggermente “zompano arreto”, cioè un po’ più corte sul dorso — l’ha fatta la sartoria artigianale Attolini di Napoli, che annovera fra i suoi clienti De Niro e Dustin Hoffman, Michael Douglas e Denzel Washington. «Servillo ha il fisico perfetto del dandy napoletano, e non ha mai saltato una prova», racconta Massimiliano Attolini. Ma a distinguere Jep non è un’unica griffe, così ha voluto la costumista: le camicie sono, in parte, di Rubinacci altro napoletano, i completi scuri indossato a una festa in giardino a al funerale sono firmati Giorgio Armani. Di Borsalino, i cappelli di Gambardella. E sappiamo anche la marca degli occhiali da vista di Jep, marcati e un po’ rétro: Ray-Ban 5278, montatura in corno di bufalo d’acqua. Ma esiste a Napoli un vero Gambardella, di primo nome Cherubino, professione architetto, amico di Sorrentino cui il regista si è ispirato per vestire Jep. Il vero Gambardella tiene in grande considerazione un libro di Giorgio Mendicini uscito nel ‘96 dal titolo L’eleganza maschile, guida pratica al guardaroba perfetto. Lo sfogli e dentro c’è Jep.
GLI ABITI
Da sinistra, un completo di Giorgio Armani; le altre tenute sono un mix di capi su misura e di diverse sartorie