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 2014  aprile 07 Lunedì calendario

IL PAPA TAGLIA LE SPESE E CONTRO LE TENTAZIONI NOMINA UN REVISORE


Se il mondo piange, certo il Vaticano non ride. e senza fare una piega, a novembre scorso, papa Francesco ha accettato la decurtazione della «dotazione papale» annuale, passata da cinquanta a venticinque milioni di euro. L’importanza della cifra è dovuta al fatto che alla «tavola» del Papa sono comodamente seduti sia la pletora di personaggi che fanno da figuranti nelle grandi cerimonie pontificie, sia i lavoratori che assicurano la manutenzione e il funzionamento del palazzo apostolico, delle ville pontificie, delle quattro basiliche papali e di tutti i beni posti sotto lo scudo con le chiavi di Pietro.
Il Pontefice ha deciso il blocco delle assunzioni, il congelamento di promozioni e di passaggi di livello e la riduzione degli straordinari. Inoltre, sta rimandando a casa 150 preti: la falcidie è iniziata dalla Congregazione del clero, con più di venti «rinvii alla diocesi di provenienza», e sta proseguendo inesorabile negli altri dicasteri. La decurtazione si è resa necessaria per colmare il deficit, trenta milioni di euro, lasciato dall’ultima Giornata mondiale della gioventù, quella di Rio 2013. Purtroppo nella storia finanziaria delle Gmg non sono mancati clamorosi fiaschi e meschine speculazioni, campi in cui gli ambienti clericali romani, sia quelli guidati da italiani sia quelli diretti da stranieri, spesso hanno saputo dare il peggio. Agli osservatori non sarà sfuggita la nomina nel rinnovato (si dice «provvisorio») Consiglio dei laici di personalità note per aver avuto a che fare con le Gmg di Toronto e di Madrid, le uniche edizioni in cui ai «monsignori», abituati a sfruttare l’occasione per acquistare ville e lussuosi appartamenti, non è stato permesso di incrementare i loro guadagni.
L’edizione del 2016 si terrà a Cracovia. E, dato il contesto, il Papa si è preoccupato di non dare l’impressione che si possa impunemente indurre nelle solite tentazioni. Quando venne scelto dal cardinale Guarracino come suo ausiliare a Buenos Aires nel 1992, fu opinione comune che fosse per la disastrosa situazione finanziaria in cui versava la diocesi, con molte chiese pignorate per le numerose istanze di fallimento presentate dai creditori. Lì, l’allora giovane vescovo risolse brillantemente la spinosa questione lasciando andare in carcere alcuni, fino ad allora «intoccabili», ecclesiastici. Pare che papa Francesco non riesca a comprendere l’impunità di cui, in Italia, godono i faccendieri con la tonaca anche quando (sembra stia per succedere a Terni) la diocesi è obbligata a portare i libri contabili al tribunale fallimentare. Il 24 febbraio, non a caso, ha istituito la figura del Revisore generale dei conti per ogni ente della Santa Sede e del Vaticano perché almeno i sacrifici, all’ombra del Cupolone, siano fatti da tutti.