Cinzia Leone, L’Espresso 7/4/2014, 7 aprile 2014
E L’INCHIESTA FINÌ IN FUMETTO
Non è facile rendere affascinante un reportage sul gas di scisti o sulle protesi bioniche. Il magazine francese "La Revue Dessinée" ci riesce, sostituendo al classico tandem giornalista-fotografo l’inedita accoppiata giornalista-disegnatore. Scorrendo l’indice della rivista, che è trimestrale e uscirà il 12 marzo con il terzo numero, appaiono le classiche sezioni di un giornale: economia, politica, esteri scienza e sport. Ma sfogliando i servizi si precipita in un universo parallelo. Quello dell’inchiesta disegnata.
Lanciata in indagini e reportage sul campo, da raccontare sempre e solo a fumetti, la strana coppia giornalista-disegnatore funziona alla grande. In viaggio nella Fukushima post-nucleare, fra capitomboli dello spionaggio francese nella Libia di Gheddafi e quelli delle lobby agricole francesi, fino all’intervista a un trafficante d’armi, il binomio capovolge il rapporto testo immagini a favore del disegno. «Il fotografo riporta la realtà, il disegnatore la stravolge», nota Gipi, che è autore della copertina del primo numero mentre qui nella madrepatria sta scalando le classifiche: quattro ristampe in tre mesi dell’ultimo graphic novel "Una storia" (Coconino Press), primo fumetto proposto per il Premio Strega.
Che lo sguardo grafico possa raccontare il mondo proprio come un normale reportage fatto di testo e fotografie, è l’intuizione che fa di "La Revue Dessinée" una rivista unica. A fondarla sei "graphic journalist" francesi: Franck Bourgeron, Kris, Virginie Ollagnier, Olivier Jouvray, Sylvain Ricard e David Servenay. Giornalista e disegnatore viaggiano insieme, raccolgono informazioni, prendono appunti, fanno schizzi, e poi lavorano insieme per costruire reportage lunghi una ventina di pagine. «Lavorano di concerto, ma ognuno deve suonare il suo spartito», sottolinea Franck Bourgeron, direttore della rivista. «L’importante è l’armonia reciproca e che il lavoro del disegnatore non sia mai ridondante rispetto a quello del giornalista. Il disegno deve possedere la propria forza motrice che serve da base giornalistica. La coppia disegnatore-giornalista deve essere ben affiatata: formarla è compito del capo redattore». In coda ad ogni inchiesta o reportage ci sono due pagine di bibliografia, filmografia, link per approfondimenti, allegati ipertestuali e "smart code" per i filmati. Trattandosi di inchieste su temi scottanti tutto va verificato con cura. «Facciamo un controllo dei possibili risvolti penali su tutte le nostre pagine», assicura Bourgeron.
Dopo aver segnato il genere letterario dell’autobiografia con uno dei libri simbolo della Shoah, il "Maus" di Art Spiegelman, dopo aver conquistato il passato prossimo con "Quaderni Ucraini" di Igort, oggi adottato in molti licei, e dopo aver occupato il territorio del reportage con "Palestina" di Joe Sacco, la letteratura disegnata fa il suo ingresso nei giornali con un chiodo fisso: trasformare la notizia in arte.
Mentre tutti i giornali guardano al futuro e alle tecnologie nuove e nuovissime, la sfida de "La Revue Dessinée" va controcorrente. «Il nostro lavoro trova le sue radici nelle grandi riviste dell’800 come "The Graphic" o "L’Illustration", ma anche in riviste più recenti più recenti come "Pilote" o "Charlie Hebdo"», racconta Bourgeron. «Cerchiamo di prendere in contropiede l’attualità frenetica che ci viene riversata addosso dai siti internet, in cui ogni notizia ne distrugge un’altra. Vogliamo dare tempo agli autori, e al lettore, di informarsi attraverso un linguaggio differente, con storie ampie e con un punto di vista autoriale molto marcato. Il disegno ha in sé stesso un rapporto col tempo diverso e una distanza dall’urgenza molto importante in questi tempi febbrili». Nell’epoca dei video catturati dagli smartphone e condivisi in tempo reale, per catturare l’attenzione è necessario stravolgere il linguaggio affidandolo al morso del giornalista e alla profondità dei disegni, capaci di tenere a bada l’orrore della guerra senza cadere nella trappola della pornografia del dolore che lo scatto fotografico non sempre riesce ad evitare.
E le spese? Le coppie de "La Revue Dessinée" si finanziano da sole il viaggio, magari mettendolo all’asta con un crowdfounding in rete, e partono a caccia di notizie e storie vere da raccontare come un film. «Il graphic novel sembra cinema ma non lo è», sottolinea Gipi . «È il lettore del fumetto a scegliere il proprio ritmo di lettura: se cambiare pagina o fermarsi su un disegno. E questo nel cinema è impossibile». Raccontare in tandem allena il giornalista della tastiera a pensare per immagini e costringe il giornalista della matita ad affrontare la banalità del reale. E salda qualche conto in sospeso: i disegnatori, negli ultimi decenni scalzati dai fotografi, si prendono la loro rivincita rivendicando il ruolo di narratori. E i giornalisti d’inchiesta, spesso sforbiciati dalla crisi che spinge le aziende editoriali a ridimensionare i generi più costosi come inchieste ed esteri, ridiventano protagonisti.
È proprio una di queste strane coppie, Sylvain Lapoix e Daniel Blancou, a compiere il miracolo di rendere avvincente l’ostico tema del gas di scisto, la risorsa energetica che sta cambiando l’equilibrio politico del pianeta, a partire dagli Stati Uniti che grazie a questa argilla ricca di bitume riconquisteranno l’autonomia energetica, svincolandosi dal ricatto degli sceicchi del petrolio. I pericoli connessi all’estrazione della nuova fonte energetica, dalle trivellazioni con acqua ad alta pressione nel sottosuolo che rischiano di destabilizzare il terreno fino al rischio di dispersione dell’acqua nei terreni coltivati, hanno occupato molti algidi articoli sulle pagine economiche. Lapoix e Blancou scelgono un’altra strada e partono per un reportage che li porta dalle pianure americane dove si estrae lo scisto, dal Nord Dakota al Wyoming, fino alla "gasland" francesi di Mantes la Jolie e Saint-Jean-du-Bruel nel Nord del Paese. Una cronaca tutta in soggettiva, con i volti dei narratori che accompagnano il reportage in un’avventurosa presa diretta mentre allineano nomi e cognomi dei lobbisti francesi e internazionali che ruotano attorno alle start-up petrolifere oppure incontrano i militanti delle organizzazioni ecologiste.
Non è un caso che "La Revue Dessinée"sia nata in Francia: tra classici, supereroi, riedizioni e volumi di graphic novel, il mercato francese nel 2013 ha sfornato più di cinquemila nuovi titoli di fumetto. Da sempre fanatici del cartoon, i lettori d’oltralpe sono disponibili ai linguaggi sofisticati e sperimentali. Ma una rivoluzione del genere come sarebbe accolta in Italia? «Da noi appassiona la cronaca stretta e il Palazzo», dice Gipi. «Per il graphic journalism invece è necessario uno sguardo sul mondo. In Italia quello sguardo lo hanno avuto solo Igort con i reportage di "Quaderni Ucraini" e di "Quaderni russi" e Riccardo Mannelli con i suoi reportage sul Nicaragua. Quando collaboravo a "Cuore", l’inserto satirico dell’"Unità", era Mannelli a mandarci in giro per l’Italia a raccontare il Paese disegnando».
Proprietari dell’80 per cento della testata, i moschettieri de "La Revue Dessinée" fanno squadra e si assumono il rischio d’impresa, aprendo anche ai piccoli azionisti e assicurandosi la partecipazione nelle quote del colosso editoriale francese Gallimard. La campagna abbonamenti online ha raggiunto in soli tre mesi il traguardo che si erano prospettati, e sono in cantiere edizioni tradotte per il mercato estero. Come è d’obbligo per i prodotti editoriali del nuovo millennio, la formula è in "mook", la contrazione di magazine più book che sintetizza la distribuzione in parallelo su carta e in digitale. Del primo numero erano state stampate 23 mila copie, 20 mila del secondo: esaurite. Più altre 500 solo Internet e Ipad. «Il rapporto tra "mook" e virtuale è molto diseguale, ma cambierà...», assicura il direttore.
Per fare un bilancio bisognerà aspettare qualche altro numero. La periodicità trimestrale salta la stretta attualità, anche perché i tempi della realizzazione di un reportage disegnato sono più rapidi di quelli di un documentario ma più lenti del click di un fotografo. A "La Revue Dessinée" si lavora a inchieste "di lungo corso" e con grande anticipo: sono in lavorazione già tutti i numeri del 2014. «Abbiamo preparato una serie di reportage sulla crescita del nazionalismo in Europa: da Alba Dorata al Front National, dai catalani al partito nazionalista scozzese». Niente attualità galoppante ma quello che attraversa in profondità la società contemporanea. Ma c’è uno scoop che "la Revue Dessinée" vorrebbe avere nel cassetto? «Lo scoop è ridare ai lettori la voglia di rileggere in maniera diversa attualità, inchieste. Siamo autori di "bande dessinée" e sappiamo che il tempo è lungo. Ma un sogno ce l’avrei: un reportage di Gipi su Cinecittà». E cosa non pubblicherebbe mai? «Uno scoop su Obama e Beyoncé o Hollande e Julie Gayet. Jamais».