Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 7/4/2014, 7 aprile 2014
VITTORIO PRODI RESTA IN BILICO
È il fratello in ombra. Anche lui politico. Vittorio Prodi, 76 anni, è stato presidente della Provincia di Bologna poi, sempre sulla scia del prodismo, è planato al parlamento europeo per due legislature. Ma il maremoto renziano ha scosso anche la navicella del Professore, con Matteo Renzi c’è una diplomatica indifferenza.
Romano Prodi ha mantenuto il segreto sul suo voto alle primarie però la sua portavoce, la parlamentare Sandra Zampa, ha fatto campagna elettorale per Pippo Civati, entrando nel cerchio magico dello sfidante di Renzi. E siccome lei non muove foglia che il Prof non voglia_
In più, tra un viaggio in Africa e uno in Cina (per conto di organizzazioni internazionali) Romano Prodi ha avuto l’altro ieri tempo per uno strappo: mentre Renzi ha faticosamente portato il Pd ad aderire al Pse, il partito socialista europeo, il professore ha ricevuto in pompa magna i centristi dell’Alde, l’alleanza dei liberali e dei democratici per l’Europa, lodandoli: «Voi state costruendo la sopravvivenza per l’Europa e il futuro per i nostri figli, vi auguro buon lavoro». Un gesto che Renzi ha maldigerito, anche perchè l’Alde sosterrà alle prossime elezioni europee l’ex-premier belga Guy Verhofstadt, mentre il Pd (e il Pse) sono schierati a favore di Martin Schulz.
Quindi ognuno per la sua strada, con Renzi superstar che mette in soffitta i padri nobili, tanto che nel circolo Pd Galvani, a Bologna, che fu sede di riferimento di Romano Prodi, la segretaria Cecilia Alessandrini e quattro membri dell’esecutivo se ne sono andati sbattendo la porta. Erano rimasti scioccati dalla mancata ascesa di Prodi alla presidenza della Repubblica, causa il tradimento dei 101. Avevano ingoiato, ma quando Renzi si è impossessato del partito e del governo è stato troppo, se ne sono andati, strappando la tessera.
In questo clima, con Renzi che ha mandato a fare il segretario in Emilia-Romagna il fedele Stefano Bonaccini, è stato aperto il dossier Vittorio Prodi. Ovvero: ricandidarlo, come vorrebbe lui e il clan prodiano che sottolinea l’impegno profuso in questi anni in sede europea, oppure dargli il benservito con la scusa che, dopo due legislature, bisogna passare la mano?
Solo Renzi potrà decidere, la faccenda è troppo delicata per essere risolta a livello locale. Dove i dirigenti Pd hanno sondato l’eventuale intenzione del parlamentare europeo a non ripresentarsi ricevendo però un secco rifiuto: se non mi volete, cacciatemi. Il fatto è che alle europee del 2009 furono eletti nella circoscrizione Trentino-Veneto-Friuli-Emilia-Romagna quattro parlamentari Pd: Debora Serracchiani, Luigi Berlinguer, Salvatore Caronna e Vittorio Prodi. Gli ultimi due, emiliani. Caronna, ex-segretario Pd bolognese, uomo di apparato, ha solo una legislatura alle spalle e non si tocca. Il capolista, è già stato deciso, sarà Paolo De Castro, pugliese ma bolognese d’adozione (si è laureato all’università di Bologna ed è stato presidente di Nomisma, la società di studi economici fondata da Romano Prodi), ex-ministro all’Agricoltura, ora parlamentare europeo (alla sua prima legislatura) e presidente della commissione agricoltura.
Il governo Renzi italiano potrebbe puntare su di lui (che dispone di buoni rapporti personali internazionali e di una riconosciuta competenza) per il ruolo di commissario europeo all’Agricoltura. Dove egli potrebbe (finalmente) difendere l’agricoltura italiana: “Abbiamo rischiato di pagare in sede di trattative –dice- anche il continuo susseguirsi di personalità diverse al ministero, che poco avevano a che fare con gli interessi del mondo agricolo e molto con i propri. La Pac (politica agricola comune) era partita male per noi, proprio per questo e solo il lavoro di trattativa estenuante compiuto al parlamento europeo è riuscito a contenere i danni. Un responsabile nazionale è essenziale. Nessuno Stato, in Europa, ha mai messo in discussione la figura del ministro all’Agricoltura perché il settore è determinante per tutti i Paesi.
De Castro for president e Vittorio Prodi a casa. Perchè i seggi disponibili finiscono qui. Impossibile che le altre regioni rinuncino a un loro europarlamentare. A meno che Renzi non voglia (e riesca) a realizzare il miracolo e a far posto al fratello del Professore. Tra l’altro, i pochi seggi stanno mettendo fuori gioco anche una candidatura che sembrava sicura, quella dell’ex-ministro Cecile Kyenge. Nella sparuta pattuglia da destinare a Strasburgo non ci sarà posto neppure per lei.
Ieri se n’è discusso nella riunione Pd che si è svolta a Roma. Una parte di essa è stata dedicata alle candidature. Bisogna stringere i tempi, le elezioni sono alle porte (il 25 maggio). Sembra che Massimo D’Alema sia interessato a fare il capolista nella circoscrizione Sud, al Nord appare certa la conferma di Sergio Cofferati, in Campania è in ascesa una new entry, quella di Antonia De Mita, figlia di Ciriaco. Inoltre potrebbe approdare a Strasburgo il capogruppo Pd in commissione (alla Camera) Politiche Ue, Alessia Mosca, che diventerebbe la longa manus renziana (di stretta osservanza) sulle faccende del parlamento europeo, una preziosa testa di ponte in vista del semestre italiano all’Ue.
Vittorio Prodi dovrà quindi accontentarsi delle due legislature che ha fatto. È approdato alla politica (ma è stato presidente dell’Azione Cattolica dal 1986 al 1992) dopo una lunga carriera universitaria presso il dipartimento di Fisica dell’università di Bologna, la stessa dove il fratello Romano insegnava economia, l’altro fratello Paolo storia moderna, e ancora l’altro fratello Giorgio oncologia alla facoltà di medicina, mentre gli altri due fratelli scelsero le università di Ferrara (Franco, docente di fisica) e Pisa (Giovanni, matematica). Fu uno dei fondatori della Margherita e poi dell’Ulivo. Appunto nella lista Uniti nell’Ulivo fu eletto nel 2004 al parlamento europeo, dove si iscrisse al gruppo dell’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa. È risultato ai primi posti nella classifica dei parlamentari europei più assidui.
A decidere le sue sorti saranno Renzi e la sua nomenclatura. Sì perché, stranamente, i candidati Pd al parlamento europeo sono esentati dalle primarie. C’è chi le aveva chieste ma è stato zittito. È il coordinatore nazionale di Cantiere Democratico, Stefano Pedica:«Sarebbe utile e positivo che i candidati al parlamento europeo del Pd e degli altri partiti del centrosinistra venissero selezionati attraverso le primarie per dare continuità al metodo dei gazebo, premiato da tutti gli elettori. Le elezioni di maggio dovrebbero essere l’occasione per portare una ventata di novità anche in Europa e sarebbe giusto che i cittadini avessero un ruolo attivo nella scelta dei candidati».
Non sarà così.