Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  aprile 07 Lunedì calendario

A KIEV ENTRA IN GIOCO LO SHALE GAS


I mercati hanno fatto finta di non accorgersene (la borsa di Mosca ha però perso l’1%) ma ieri la crisi ucraina ha registrato un’escalation della tensione. Il linguaggio da Guerra Fredda non è casuale, visto che, con tutto il rumor di sciabole, sembra di essere ritornati a quei tempi.

Il parlamento della repubblica autonoma di Crimea ha anticipato di due settimane, al 16 marzo, il referendum sulla richiesta di annessione alla Russia. Una decisione immediatamente bollata come «illegale» da Usa e Ue mentre Kiev ha avvertito che si tratta di un passo «incostituzionale». Per fortuna le armi tacciono. Ma, come nella Guerra Fredda, non si può escludere che la situazione possa sfuggire di mano per un errore di calcolo e per un colpo di testa di chi sta sul campo. La dichiarazione più forte ieri è stata fatta dal portavoce della Casa Bianca Jay Carney e dal sottosegretario di Stato Nicolas Burn. Entrambi hanno detto, in occasioni separate, che gli Stati Uniti stanno valutando come rimuovere gli ostacoli federali all’esportazione di gas per togliere potere di ricatto alla Russia, che è il maggiore fornitore dell’Ucraina e della maggioranza dei Paesi Ue. È la prima volta che Washington parla dell’uso strategico delle vastissime riserve di shale gas, ottenuto con la tecnica della fratturazione idraulica. Fra i sostenitori di questa mossa spicca il presidente della Camera, il repubblicano John Boehner, secondo il quale gli Usa devono diventare una fonte alternativa di gas per gli alleati.

Tra l’altro, l’Ucraina dispone di importanti giacimenti di shale gas, soprattutto nella parte occidentale, quella più filo-europeista. Si sta quindi giocando una partita mortale perché nel momento in cui la Russia non riuscisse più a vendere gas all’Europa qualsiasi governo al potere a Mosca crollerebbe. Ieri, intanto, con una maggioranza schiacciante, 385 sì e 23 no, la Camera dei Rappresentanti di Washington ha approvato la proposta di legge che autorizza prestiti garantiti per 1 miliardo di dollari al nuovo governo ucraino. Il testo passa ora al Senato che lo esaminerà la prossima settimana. Mentre a Bruxelles si sono riuniti i capi di governo dei 28 Paesi membri dell’Ue. Un vertice che ha segnato il debutto del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel grande gioco diplomatico. Al termine del summit, il presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy, ha annunciato che i leader dell’Ue hanno deciso di firmare con Kiev i primi capitoli politici di un accordo di associazione «prima delle elezioni in Ucraina del 25 maggio». Van Rompuy ha quindi spiegato che l’Ue ha deciso di adottare una serie di sanzioni in tre fasi, progressivamente più pesanti, contro la Russia se Mosca «continuerà a rifiutarsi di partcipare a una dialogo dialogare produttivo con il governo dell’Ucraina». Fra queste figurano le restrizioni sui visti e il congelamento degli asset russi. Intanto la Banca centrale russa ha preso il controllo della divisione russa di PrivatBank, la più grande banca ucraina, posseduta da uno dei maggiori sostenitori del nuovo governo di Kiev, Ihor Kolomoyski.