Fabrizio d’Esposito, Il Fatto Quotidiano 7/4/2014, 7 aprile 2014
IL SANNITA DI GOVERNO DA CRAXI A D’ALEMA SALVATO DAL RENZISMO
Sul far del crepuscolo, la Seconda Repubblica morente fa i conti fino in fondo con la Prima. Notte buia. Come quando lunedì scorso, a Montecitorio, la giovine Maria Elena Boschi ha difeso gli inquisiti di governo in nome di un garantismo craxian-berlusconiano.
Il ponte ideale tra le due epoche, tra il ’93 del secolo scorso e il ’14 dell’attuale, ha il nome lungo e sannita di Umberto Del Basso De Caro, uno dei sottosegretari indagati del Pd. Un nome storico a Benevento, come ha ricordato Giancristiano Desiderio sull’edizione napoletana del Corriere del Mezzogiorno. Al punto che, in città, la loggia principale del Grande Oriente d’Italia, la maggiore obbedienza massonica italiana, è intitolata a Raffaele De Caro, nonno del sottosegretario imposto a Renzi da Massimo D’Alema e Gianni Cuperlo. È stato lo stesso Del Basso De Caro a rivendicarlo con orgoglio, dopo la nomina alle Infrastrutture: “So che il mio nome era nella lista dei candidati grazie all’interessamento di D’Alema e Cuperlo, sono loro che mi hanno sostenuto”.
ALL’INIZIO degli anni novanta, Del Basso De Caro era un fervente craxiano del Psi, lo stesso partito in cui militava Antonio Gentile da Cosenza, sottosegretario che invece si è dimesso per la nota storia della censura al-l ’Ora della Calabria. Due socialisti, due morali diverse. Forse perché i loro destini sono stati diversi. Del Basso De Caro con i postcomunisti. Gentile con i postberlusconiani di Alfano. Non c’è partita. Il lungo nome del sannita che non vuol dimettersi per Rimborsopoli è entrato nella storia anche per il 29 aprile del 1993, quando la Camera dei deputati negò l’autorizzazione a procedere per Craxi. Quel giorno, infatti, il deputato socialista Del Basso De Caro tenne un lungo discorso (poco dopo parlò lo stesso leader del Psi). Un intervento che ventuno anni dopo trova il suo tardivo compimento nell’orazione della Boschi in morte della questione morale e che include la salvezza di Del Basso De Caro.
Disse l’attuale sottosegretario: “Abbiamo assistito a una campagna di stampa senza precedenti nella storia del nostro Paese, che ha dato grandissimo sostegno (ma un sostegno unilaterale) alle iniziative dei magistrati. Abbiamo inoltre assistito a fatti reiterati e sconcertanti: le violazioni del segreto istruttorio, i verbali di interrogatori pubblicati sulla stampa in stralci o integralmente, gli avvisi di garanzia preannunciati dalla stessa stampa qualche settimana prima che l’indagato ne fosse informato, un uso distorto e sovente violento dell’istituto della custodia cautelare”. Del Basso De Caro, quel 29 aprile, era uno dei relatori della giunta per le autorizzazioni. In pratica, svolse in aula il suo lavoro di avvocato. In difesa di Craxi. La Vandea partitocratica contro la rivoluzione di Tangentopoli e il lavoro dei magistrati di Mani Pulite: “È una cultura che personalmente mi fa correre i brividi lungo la schiena; è la cultura del fondamentalismo, dell’intolleranza, dell’integralismo. Credo che se questa cultura dovesse prevalere, la Seconda Repubblica sarebbe ancora peggiore della prima; e ritengo che questi giorni rappresenterebbero l’atto di congedo dallo Stato laico e aconfessionale”.
UNA PROFEZIA a metà. Perché a rendere una schifezza la Seconda Repubblica è stato il berlusconismo dell’impunità e delle leggi ad personam. Del Basso De Caro ripercorse alcuni episodi di corruzione attribuiti a Craxi. Su uno in particolare, quello di Bitetto consigliere d’amministrazione dell’Enel, sentenziò: “Andò a salutare (Bitetto , ndr) l’onorevole Craxi il quale gli disse: ‘Non stare lì a scaldare la sedia’. Bitetto, in catene, nel corso dell’interrogatorio aggiunge: ‘Da questa espressione intuii che l’onorevole Craxi voleva che io portassi a lui i soldi e al partito i voti’. Comprenderete che neppure in un tribunale del Bangladesh questa sarebbe una tesi accusatoria! Comprenderete anche che siamo in presenza, per più parti, di un processo kafkiano perché il signor Joseph K. si aggirava per i meandri del palazzo di giustizia e tutti dicevano che il fatto era comunque gravissimo senza spiegargli in che cosa consistesse il fatto”.
C’è stato un solo momento, in cui il garantismo di Del Basso De Caro ha vacillato. È stato a gennaio, quando la sua concittadina Nunzia De Girolamo si è dimessa da ministro dell’Agricoltura perché intercettata sul sistema sanitario sannita. L’ex craxiano fu il primo a pronunciarsi: “Se ci fosse una mozione di sfiducia contro la De Girolamo la voterei”. Chissà perché.