Cheo Condina, Il Sole 24 Ore 7/4/2014, 7 aprile 2014
SORGENIA PRESENTA ALLE BANCHE IL PIANO SUI DEBITI IN ECCESSO
MILANO Il doppio vertice di lunedì scorso avrebbe sì aperto qualche spiraglio nel negoziato tra Cir e le banche sulla ristrutturazione del debito di Sorgenia, ma le parti resterebbero ancora distanti. Ne avrebbe preso atto, come riportato da Radiocor, un vertice "telefonico" effettuato nella mattinata di ieri tra i principali istituti creditori (Mps, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, Bpm e Ubi Banca) a valle del consiglio di amministrazione del gruppo energetico, concluso nella tarda serata di ieri.
Il cda ha autorizzato il management a mettere sul piatto del negoziato tra Sorgenia e le banche un aumento di capitale da 190 milioni, che verrebbe sottoscritto pro quota (dunque per 100 milioni) dall’azionista di controllo Cir, sempre che venga trovata una quadra sulla ristrutturazione.
La ricapitalizzazione farebbe parte di uno schema più ampio, elaborato dal gruppo energetico, riguardante la manovra finanziaria da 600 milioni, ovvero l’indebitamento giudicato in eccesso (su 1,8 miliardi complessivi) dal management nel nuovo piano industriale. Per raggiungere quella cifra, infatti, la proposta di Sorgenia alle banche contempla anche la trasformazione di 400 milioni di debiti in strumenti partecipativi e la copertura dell’inoptato da 90 milioni dell’aumento di capitale attraverso la conversione di debito in azioni.
Così facendo, Cir resterebbe con l’attuale quota di controllo immutata (pari al 53%), Verbund (oggi al 46%, ma disinteressata all’aumento) risulterebbe fortemente ridimensionata, mentre il blocco bancario diventerebbe di fatto il secondo socio. Ciò senza sottovalutare il tema della governance, in particolare per quanto riguarda i diritti (e l’eventuale remunerazione) degli strumenti partecipativi.
Questa sarebbe la proposta avanzata da Sorgenia agli istituti di credito, che negli ultimi vertici, seppure con vedute non certo unanimi, hanno però dimostrato di avere un’idea diversa di quello che dovrebbe essere il riassetto e il potenziale rilancio del gruppo guidato da Andrea Mangoni. In particolare, le banche - seppur a fronte di una condivisione del business plan presentato a dicembre - vorrebbero da Cir uno sforzo di almeno 150 milioni; in cambio, per arrivare al target di 600 milioni, metterebbero sul piatto un prestito convertibile da 150 milioni e la conversione in equity di altri 300 milioni di debiti. Su quest’ultimo punto, tuttavia, c’è chi vorrebbe azioni Sorgenia (è il caso di Mps) e chi invece preferirebbe strumenti partecipativi, una forma di partecipazione al capitale più "leggera". Anche in questo caso, e soprattutto in caso di conversione in azioni, la governance giocherebbe un ruolo cruciale, in particolare in un’ottica di medio periodo, in cui Sorgenia potrebbe essere chiamata a scelte strategiche quali possibili aggregazioni con altri operatori energetici.
Le posizioni di Cir (e di riflesso di Sorgenia) e delle banche, insomma, risultano al momento ancora distanti e sarà anche compito degli advisor e dei consulenti legali, nelle prossime ore, elaborare scenari alternativi che tendano verso una soluzione condivisa. Al momento non sono previsti ulteriori incontri tra le parti, ma il tempo stringe e la ristrutturazione andrà definita in tempi brevi, ragion per cui è plausibile che la prossima settimana vengano messi in agenda ulteriori vertici, al momento comunque non fissati.