Antonio Pascale, Il Messaggero 7/4/2014, 7 aprile 2014
INCORONATO NELLO SHOW TV
Finalissima di Masterchef, ieri sera, su SkyUno (trionfo di Federico). Programma che anche in questa stagione ha conquistato migliaia di spettatori. A giudicare dalla tipologia di pubblico molto variopinto - troviamo bambini, adolescenti e adulti - sembra quasi di assistere ad una liturgia laica. Del resto il cibo attiva antichi codici simbolici.
Tanto per dire, il binomio puro/impuro sul quale poggiano molte delle nostre scelte morali (il sacro, il profano, il concetto di patria, di confine). Questo binomio nasce, e successivamente si è evoluto, nel tentativo di rispondere al dilemma dell’onnivoro: cosa mangio? Cosa mi fa bene, cosa mi intossica? Forse una prima spiegazione del successo di Masterchef è dunque antropologica: il cibo ci interessa perché muove qualcosa di profondo nel nostro inconscio collettivo. È anche vero che Masterchef celebra l’abbondanza. Ora non ci facciamo più caso, e per fortuna, eppure solo di recente abbiamo sconfitto la fame. Il Novecento è stato, almeno in questo senso, un secolo meraviglioso. Nel giro di pochi anni e grazie alla rivoluzione verde (che ha portato benefici e costi), la fame è diventata un ricordo. La suddetta rivoluzione che ha interessato tre/quarti del pianeta, si basa, essenzialmente, su tre innovazioni: concimi di sintesi, agrofarmaci e miglioramento genetico. A partire dal secondo dopoguerra, sono aumentate le rese, i prodotti sono diventati più sicuri (sono lontane anche le intossicazioni alimentari, così frequenti un tempo) e grazie alle tecniche agricole possiamo mangiare frutta e verdura, quindi vitamine e sali minerali, a prescindere dalla stagione – chi si ricorda più la stagione della melanzana o delle mele? Insomma, se tutti i personaggi di Collodi (siamo in epoca post-unitaria) pativano la fame nera e sognavano il paese dei balocchi, ora possiamo dire di essere cittadini onorari di questo paese (almeno per quanto riguarda la buona alimentazione), con tutti i costi annessi e l’epidemia di obesità che sta interessando anche l’Italia. Fatto sta che possiamo parlare di cibo e di ricette, provare svariate tipologie culinarie e non limitarci solo a sognare di mangiare. Alcuni cuochi quindi stanno cambiando status, non più lavoratori sottopagati in cucine unte e bisunte ricavate nei sottoscala ma officianti del nuovo rito dell’abbondanza: puliti, ben vestiti, molto ricchi. Non mancano cuochi opinion maker che intervengono in tante questioni alimentari e sono ascoltati e ricercati. Il cibo, dunque, come simbolo di benessere, di varietà e di gusto attrae, stimola passioni estese e ossessioni. Cucinare bene, saper maneggiare gli alimenti, sperimentare ricette, d’avanguardia, sembra essere diventato la nuova maniera di sedurre. Donne, uomini, bambini, tutti impegnati nel dimostrare questo assioma: sì, non solo garantisco il pane quotidiano, ma so anche proporlo in svariati modi, ovvero: con me non ti annoierai mai e sarai sempre stregato da odori, sapori e effluvi. Se una volta la cucina era il trucco di certe donne per tenere l’uomo buono a casa, ora in tanti desiderano entrare nel gioco culinario, quasi una seduzione diffusa: che si fa stasera? Una cenetta, si beve vino, si associano cibi diversi e insomma, si mangia, perché questo è il paese del sole, della musica e del cibo. Poi certo, bisognerebbe sapere anche produrlo il cibo, abbassare i costi, usare meno risorse energetiche. Ma di questo Masterchef non si interessa. Gli alimenti sono già magicamente sulla tavola. A volte, tuttavia, il programma sembra attrarre a prescindere dal cibo per la componente sadica, l’umiliazione sempre in agguato, lo stress che distrae e ti fa sbagliare, ma questa è una caratteristica (vincente) di tanti talent. Buona cucina a tutti, allora. E speriamo che l’esercizio culinario, che ci rende abili nello sperimentare nuove combinazioni, non si restringa allo sguardo alla cucina, ma al contrario ci renda capaci di occuparci con la stessa passione e lo stesso interesse anche delle altre stanze che compongono questo grande e complesso condominio che è il mondo moderno.