E. Bu., Corriere della Sera 7/4/2014, 7 aprile 2014
MA IL DRAPPELLO DEI FEDELISSIMI TEME DI SCENDERE SOTTO QUOTA 35
MILANO — Flashback. Emilia Romagna, autunno 2012. I Cinque Stelle crescono nei sondaggi, dopo il successo a Parma, il Movimento guidato da Beppe Grillo comincia a essere percepito non più come marginale sulla scena politica. Aumentano le pressioni. E le voci critiche. I consiglieri Giovanni Favia, Federica Salsi e Raffaella Pirini vengono allontanati. Stessa sorte per Fabrizio Biolè in Piemonte. Grillo prepara la campagna elettorale. Massima coesione, massimo risultato. I Cinque Stelle alle Politiche trionfano. Storia nota. Ora, il percorso sembra ripetersi.
Dopo mesi di tensioni, di logoramento interno, la svolta. Una brusca accelerazione nelle espulsioni. La strategia è la stessa. L’intenzione è quella di tirare dritti, compatti, senza voci fuori dal coro a infastidire la campagna elettorale, fino alle Europee (e alle Regionali in Piemonte e Abruzzo). Grillo avanza deciso: vuole vincere. «Il nostro progetto è chiaro», ribadiscono alcuni esponenti Cinque Stelle. Il momento di altri dolorosi addii, insomma, è adesso. Qualcuno a Palazzo Madama inizia a vociferare che la soglia limite, quella oltre la quale non ci dovrebbero essere ulteriori defezioni, è a «quota 35». Ora i pentastellati sono 41, i fedelissimi quasi una trentina. Ieri, intanto, si è discusso — anche apertamente in alcuni casi — della fuoriuscita di altri due senatori e due senatrici. «Nulla di concreto», fanno sapere fonti vicine al Movimento. Si ipotizza un gesto estremo per evitare l’ultimo strappo. In assemblea, uno dei neo-espulsi la mette quasi sul paradosso: «Se voi prendete le distanze da Beppe, io resto». Ma si va avanti. «Abbiamo preso atto delle dimissioni dei cinque senatori, di fatto sono fuori dal gruppo. Abbiamo fatto un ultimo tentativo affinché ritirassero le loro dimissioni, ma non è andato a buon fine», commenta a fine assemblea il capogruppo Maurizio Santangelo. Anche alla Camera si parla di una paio di possibili addii: nel mirino chi non ha seguito le regole dei pentastellati sulle restituzioni delle eccedenze al fondo per le piccole e medie imprese. Espulsioni e transfughi, però, potrebbero anche avere un costo politico non indifferente nell’economia del Movimento a Roma. Ogni cittadino , infatti, porta in dote una cifra — circa sessantamila euro — ai Cinque Stelle. Il Movimento, si sa, ha rinunciato ai rimborsi elettorali e le spese politiche sono in gran parte coperte da quel «tesoretto». La drastica riduzione di parlamentari potrebbe comportare forse anche una riduzione dello staff pentastellato. Di sicuro una minore libertà di azione.
Basterà attendere qualche giorno per scoprire i primi esiti. Il prossimo round per capire l’orizzonte futuro dei Cinque Stelle è in programma lunedì. All’ordine del giorno la redistribuzione degli incarichi nelle commissioni parlamentari.