Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 7/4/2014, 7 aprile 2014
CRITICHE, LACRIME E OSPITATE TV: LA CARICA DEGLI EPURATI
Il commesso di Palazzo Madama le dice di non piangere, e anzi, ecco, prego, tenga questo fazzoletto di carta, non faccia così: rossi gli occhi, grigio il viso rassegnato della senatrice Alessandra Nencini, niente a che vedere con lo sguardo rabbioso che mise su Marino Germano Mastrangeli da Cassino, di anni 41, il primo ad esser cacciato dal capo.
«Dovete portarmi via con la forza!», urlò battendo il pugno sul bancone della buvette. Poi si girò verso i cronisti. «Viva la democrazia diretta! Viva Barbara D’Urso!» (era il 30 aprile scorso).
Il capo, qui al Senato, ne ha cacciati undici in undici mesi e il primo a rimetterci le penne fu il Mastrangeli, accusato non tanto di dissentire troppo, quanto — piuttosto — di aver ceduto alla vanità.
Ex poliziotto, baby pensionato — «Vivevo con 800 euro al mese» — eletto senatore con 64 voti, la moglie subito assunta come portavoce, in poche settimane, infischiandosene degli ordini di Casaleggio, fa il giro dei talk show. Pomeriggio 5 , Ballarò , Piazza Pulita . Grillo si irrita e ordina un processo online. Vito Crimi, capogruppo che a piccoli passi si avviava a diventare una leggenda del Movimento, esegue. La sentenza è scontata.
Il comico genovese scrive sul suo blog: «Chi pensa che io non sia democratico, vada fuori dalle palle».
Funziona così in Parlamento, funzionava così anche prima. Valentino Tavolazzi, consigliere comunale a Ferrara, grillino dal primissimo Vaffa-Day, viene eliminato nella primavera del 2012 perché ha organizzato una riunione di militanti. Il sospetto: «Riunione sediziosa».
Dopo di lui tocca a Giovanni Favia e Federica Salsi.
Favia, oggi 33 anni, consigliere regionale in Emilia Romagna, è considerato il vero talento politico del M5s: appassionato, rapido, eloquio sfrontato. Tanto, troppo. Gli fanno passare la difesa pubblica di Tavolazzi, non il fuorionda che quelli di Piazza Pulita catturano.
«La democrazia, nel nostro movimento, non esiste».
«Casaleggio? Un padrone spietato».
Cacciato.
Come Federica Salsi, consigliere comunale a Bologna. Che al sito Affaritaliani.it , dice: «Paradossalmente, i vecchi partiti sono più controllabili dai cittadini di quanto lo siano Grillo e Casaleggio». Il che, ovviamente, potrebbe anche bastare. Ma lei aggiunge pure un paio di dubbi. Il primo: i candidati 5 stelle al Parlamento non sembrano essere preparati a sufficienza. Il secondo: Grillo sembra essere più interessato al giro di affari del suo sito, che alla proposta politica del M5s.
Cacciata.
Grillo e Casaleggio paiono quasi avvertire l’urgenza di dover «educare» il Movimento. Così, nel volgere di poche settimane, epurano un’altra decina di consiglieri comunali e regionali e fanno fuori l’intero gruppo militante di Cento.
Le parole di Grillo sono eloquenti: «Per stare con noi bisogna rispettare certe regole». I senatori e i deputati le conoscono a memoria. Ma la loro applicazione quotidiana si rivela faticosa. Il 7 giugno, a Montecitorio, Alessandro Furnari e Vincenza Labriola lasciano volontariamente: «In questi mesi ci sono state alcune decisioni fatte calare dall’alto». Il 24 giugno va via Adriano Zaccagnini: «Non mi sento più a mio agio» (lo seguiranno Alessio Tacconi e Ivan Catalano)
La senatrice Adele Gambaro, negli stessi giorni, prova a dire che forse, magari, probabilmente, non è detto che Grillo abbia sempre ragione: via, espulsa. Segue rumoroso dibattito sul web. Che però, come sempre, finisce con approvare i metodi del capo. È per questo che un giorno, interpellato sull’argomento, Francesco Campanella — un siciliano che ha avuto un passato da sindacalista, una tessera di Rifondazione e una del Pds — commenta: «Il web, purtroppo, è utilizzato da Casaleggio come una pistola».
Casaleggio prende nota.
La scorsa settimana, Campanella viene espulso insieme a Fabrizio Bocchino, Luis Orellana e Lorenzo Battista.
Questo Battista è un triestino di 40 anni che non ci sta a prendere ordini come un soldatino. Va dai cronisti delle agenzie di stampa e dice una roba di quelle che Grillo, quando le sente, dà fuori di matto. «Non possiamo condannarci a stare sempre all’opposizione».
Invece è questo, senatore, il progetto di Grillo.
«Infatti io sono fuori da questo progetto. E Grillo...».
Continui.
«Beh... se Grillo continua così, rischia di restare solo».
Costituirete un gruppo autonomo?
«Sì, può darsi».
Ha avuto parole di solidarietà da parte dei suoi colleghi del M5s?
«Guardi, le dico: in Aula, ormai, quasi nemmeno mi salutano».
Con le ultime cinque espulsioni di qualche ora fa, è legittimo parlare di epurazione?
«Mhmm... Mi spiace dirlo, ma temo proprio che gli elettori puniranno questa deriva, quest’assenza, totale, di democrazia».
Passa la senatrice Nencini.
Ancora con quei suoi singhiozzi di lacrime.
«Mi viene da piangere, non riesco a trattenermi... Io ci ho creduto in questo movimento... E invece quanto odio, quanto...».
Poco dopo arriva la notizia che ai senatori Battista e Orellana è stata recapitata una busta contenente alcuni proiettili.