Lorenza Castagneri, La Stampa 7/2014, 7 marzo 2014
PRONTO AL DECOLLO IL DRONE QUOTIDIANO PORTERÀ PACCHI (E POSTI DI LAVORO)
Qualcuno è convinto che rappresentino la più grande rivoluzione tecnologica dall’avvento degli smartphone. Si parla degli aeromobili a pilotaggio remoto, meglio conosciuti come droni: secondo le stime dell’Assorpas, l’associazione che riunisce costruttori e operatori che offrono servizi con questi strumenti, sul cielo italiano ne volano ogni giorno circa quattrocento, impiegati per vari scopi. Servono per fare riprese e fotografie aeree, monitorare impianti fotovoltaici, dighe e reti elettriche, controllare terreni agricoli e aree potenzialmente a rischio.
Utilizzi diversi, in ambienti diversi, anche molto abitati: è ovvio che il settore andava disciplinato. Se ne discute da più di un anno, e da qualche giorno, l’Enac, l’Ente nazionale per aviazione civile, ha reso noto il testo definitivo del regolamento per il volo di droni fino a 150 chili di peso. Entrerà in vigore, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, il 30 aprile. Per pilotare bisognerà aver compiuto 18 anni e dimostrare di possedere conoscenze teoriche sulle regole dell’aria e pratiche, relativamente all’uso del proprio mezzo. Nel documento non si parla di un permesso o di un patentino, ma Enac prevede che siano organizzati programmi di addestramento specifici.
«L’approccio che abbiamo seguito è proporzionato al rischio: più è elevato, meglio cercheremo di vigilare sull’impiego di tali strumenti», spiega Carmine Cifaldi, direttore della Regolazione navigabilità di Enac. Senza entrare troppo nello specifico, per effettuare voli in zone non congestionate, dove la presenza umana è bassa, per esempio aree montagnose e agricole, sarà sufficiente dimostrare a Enac, attraverso un’autocertificazione, di rispettare i requisiti richiesti. Se invece si vuole operare in città, sono previste valutazioni più approfondite da parte dell’ente che, alla fine, dovrà autorizzare il pilota a volare. Un altro parametro che è stato tenuto in considerazione nel regolamento è la distanza da terra: se si vola fino a settanta metri, dove la possibilità di incontrare altri aeromobili è bassa, le norme sono meno restrittive. Per chi vuole raggiungere i 150, occorreranno autorizzazioni particolari.
«Da un lato, c’è la necessità di garantire la sicurezza delle persone e delle infrastrutture che si trovano in aree sorvolate da droni. Dall’altro, non vogliamo che norme troppo rigide uccidano il settore. È giusto che gli imprenditori che impiegano queste apparecchiature nelle loro attività quotidiane possano continuare a farlo, ma senza rischi» aggiunge Cifaldi. Inoltre, il regolamento prevede l’obbligo di assicurazione. «In realtà molti già ce l’avevano, ma spesso per le agenzie era complicato individuare una formula che potesse andare bene per questi mezzi», commenta Antonio D’Argenio, componente del consiglio direttivo dell’Assorpas, che ha intenzione di istituire un gruppo di lavoro con rappresentanti del settore assicurativo.
In base ai dati dell’associazione, nel nostro Paese si contano oltre trecento aziende che operano nel comparto. Se dare dei numeri sul valore di questo mercato in Italia è pressoché impossibile, ci si può riferire alla ricerca della società americana Asd Reports secondo la quale, entro il 2021, il giro d’affari mondiale toccherà i 130 miliardi di dollari. Nel 2012 era fermo a sette. Una crescita, almeno sulla carta, esplosiva.
A parte l’idea lanciata da Amazon di adottarli per consegnare i pacchi, alle Olimpiadi invernali di Sochi i droni hanno regalato insolite inquadrature degli atleti in gara. E se Fendi, in collaborazione con Google, ha portato una Drone-cam in passerella per filmare la sua sfilata alla settimana della moda milanese, si sono già viste in tv e sul web riprese effettuate da droni. E c’è chi pensa che un giorno questi veicoli potranno essere messi al servizio degli ospedali in situazioni di emergenza, per trasportare sacche di sangue, lasciando le ambulanze ferme nel parcheggio.
In attesa che il regolamento diventi operativo, al Fablab di Milano, nato a novembre con l’aiuto della Fondazione Mike Bongiorno, è stato organizzato il primo corso di base su costruzione e utilizzo dei droni. Le iscrizioni sono state così numerose che l’esperienza si ripeterà. E gli studi confermano: secondo la società di ricerche di mercato americana Sparks & Honey il pilota di droni è una delle venti professioni del futuro.