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 2014  marzo 06 Giovedì calendario

L’INDUSTRIA FA I SUOI INTERESSI, LO STATO DEVE DIFENDERCI


[Silvio Garattini]

«Le aziende farmaceutiche fanno la loro parte, spetta alle autorità pubbliche difendere gli interessi dei cittadini». Silvio Garattini, farmacologo del Mario Negri di Milano ha un’idea chiara di come sono andate le cose nel caso Avastin- Lucentis e di quale sia il ruolo dell’industria nel nostro paese.
Vi siete occupati della vicenda di Roche e Novartis?
«Abbiamo segnalato la situazione già nel 2010, pubblicando un articolo sul British Medical Journal. La letteratura dice che c’è equivalenza tra i due medicinali. Il problema è che l’autorità regolatoria, l’Aifa, oggi non può agire sulle indicazioni dei farmaci se l’industria non lo propone. Abbiamo chiesto maggiore autonomia per l’autorità».
Quindi l’Aifa non poteva far niente per promuovere l’uso del farmaco meno caro?
«Potevano essere proattivi, cercare delle soluzioni da proporre eventualmente all’Ema, l’autorità regolatoria europea. Vedo che oggi l’Aifa esprime soddisfazione per la decisione dell’Antitrust, allora prima poteva non rassegnarsi. Qui c’è in ballo un interesse pubblico, che ha a che fare con la spesa sanitaria in un periodo di crisi come questo. Le aziende produttrici difendono i propri interessi ma qualcuno deve difendere gli interessi della comunità. Ricordiamoci che quanto spendiamo in più viene sottratto ad altre necessità».
Ma l’industria non è troppo invadente?
«Sono invadenti nella misura in cui vengono lasciati invadere. Si tratta di realtà molto flessibili, quello che fanno nel nostro Paese non lo fanno in altri. Dipende dalle leggi. Adesso abbiamo il problema della accessibilità dei dati su cui si basa l’approvazione dei nuovi farmaci. Sono sotto segreto ma dovrebbero poterli vedere tutti coloro che hanno buone ragioni per farlo. Oggi un farmaco è approvato solo perché ha le caratteristiche di qualità, sicurezza ed efficacia ma noi vorremmo che fossero ammessi al commercio solo quelli che danno un valore aggiunto alla cura di una certa patologia».
Come si conciliano le esigenze dei produttori con quelle dei cittadini?
«Non bisogna lasciare a loro tutta l’impostazione di ciò che serve alla sanità, perché seguono le loro strade. Oggi abbiamo tante resistenze agli antibiotici ma da tempo non si inventano nuovi farmaci di questo tipo. Inoltre da 30 anni non c’è un nuovo medicinale per i problemi psichiatrici, e abbiamo 6mila malattie rare che attendono ancora una soluzione. I Governi devono dare delle priorità, richiedere alle industrie di seguire determinati filoni. Non dobbiamo negare il grande contributo che l’industria ha dato in passato contro le malattie ma il suo impulso in questi ultimi anni si è molto affievolito ».
(mi. bo.)