Andrea Montanari, MilanoFinanza 6/3/2014, 6 marzo 2014
SORGENIA, IL SOLARE VA NEGLI USA
Qualcosa si muove nel mondo Sorgenia. Il gruppo energetico controllato dalla Cir dei De Benedetti, in attesa delle decisioni dell’azionista di riferimento sull’equity da immettere nel progetto di ristrutturazione del debito (1,8 miliardi) sta definendo la cessione degli asset nel fotovoltaico. In particolare, secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza, è alle battute finali la trattativa con il fondo Usa ContourGlobal per la vendita dei 5 megawatt di fotovoltaico in portafoglio. Il controvalore del deal, seppure di taglia minima (20-30 milioni) garantirà un po’ di cassa per la gestione ordinaria del gruppo guidato da Andrea Mangoni e dimostrerà al sistema bancario che l’azienda è pronta a fare la sua parte nel complicato processo di salvataggio ancorato alle posizioni di partenza: Cir vuole mettere sul piatto 100 milioni, le banche ne chiedono 150 milioni per poter convertire in equity 300 dei 600 milioni oggetto della manovra finanziaria in questione. Contourglobal è un gruppo attivo nel settore del gas naturale, dell’eolico, delle biomasse, dell’idrico e sfruttamento di carbone e lignite, presente in 18 Paesi tra Sud e Nord America, Africa ed Europa (in Italia in provincia di Verona, Latina e L’Aquila) che conta su 4 gigawatt di potenza installata, un giro d’affari superiore al miliardo di dollari e un portafoglio che vale oltre 3,5 miliardi di dollari.
Al contempo, nelle scorse settimane, Sorgenia ha ceduto al management il 75% della controllata Menowatt (led per la pubblica amministrazione) per un incasso vicino al milione. Nel frattempo il cda del gruppo energetico riunitosi ieri pomeriggio ha preso atto della situazione sulla manovra finanziaria e la ristrutturazione e chiesto ai soci Cir e Verbund di specificare le posizioni formali. E se la holding dei De Benedetti ha confermato l’impegno massimo di 100 milioni (scelta che non piacerà al pool di 21 banche esposte), il secondo azionista di Sorgenia, appunto l’austriaca Verbund (45,6%), ha ribadito di non voler essere della partita: «Ci sono state richieste per contribuire ad aiutare con capitale fresco ma abbiamo fatto presente che non saremmo stati disponibili. Questa è una posizione che abbiamo enunciato durante gli ultimi tre anni e la nostra posizione non è ancora cambiata», ha ribadito il presidente del consiglio di gestione Wolfgang Anzengruber, confermando quanto già anticipato da MF-Milano Finanza il 15 gennaio. Il manager dell’utility austriaca ha poi escluso che «i debiti di Sorgenia», sia a livello di holding sia di società operative, siano «in qualche modo collegati a Verbund». «Non ci sono in alcun modo garanzie, di qualunque tipo, che abbiamo fornito per Sorgenia», ha concluso Anzengruber. Che quindi mette la palla nelle sole mani di Cir e delle banche sempre più vicine a prendere il controllo del gruppo.
Al risanamento non paiono interessati nemmeno i principali player del settore: durante un convegno tenutosi ieri a Milano i vertici delle multiutility A2A, Iren, Hera e Acea hanno fatto sapere di non essere intenzionati a entrare nella partita né a rilevare le centrali a gas di Sorgenia.
Sempre ieri, infine, il numero uno di Gdf-Suez Italia, Aldo Chiarini, ha confermato che «il management di Tirreno Power (controllata al 50% dal big transalpino e partecipata al 39% da Sorgenia, ndr) sta lavorando a un nuovo piano industriale che verrà al più presto sottoposto ai soci e alle banche creditrici (esposte per 750 milioni, ndr). Ma per il momento nessuna decisione è stata presa». Allargando il discorso al settore energetico, inoltre, Chiarini ha fatto sapere che «in questo momento il gruppo Gdf-Suez non intende investire nella generazione termoelettrica in Europa».