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 2014  febbraio 03 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - SUICIDIO PER BITCOIN


LA MONETA E’ VIRTUALE, LA MORTE E’ REALE - TROVATA SENZA VITA A SINGAPORE AUTUMN RADTKE, DONNA DI 28 ANNI ALLA GUIDA DELLA PIATTAFORMA DI SCAMBIO DI BITCOIN FIRST META EXCHANGE. SI SOSPETTA SUICIDIO...
"Il team di First Meta è sotto shock e rattristato dalla tragica perdita dell’amica e amministratore delegato Autumn Radtke", è il commento che si legge sul sito della società. Le autorità competenti aspettano l’esito dell’esame tossicologico prima di potersi sbilanciare sulla reale causa della morte…

La vicenda dei bitcoin, la moneta virtuale che sta vivendo una fase difficile dopo la recente chiusura della piattaforma giapponese Mt. Gox, si tinge di nero. L’amministratore delegato della piattaforma di scambio di bitcoin, First Meta Exchange, Autumn Radtke, è stata trovata morta nel suo appartamento a Singapore la scorsa settimana.
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Secondo la stampa locale, Radtke, appena 28 anni, potrebbe essersi suicidata. Le autorità competenti, in ogni caso, stanno indagando e hanno fatto sapere che stanno aspettando l’esito dell’esame tossicologico prima di potersi sbilanciare sulla reale causa della morte.

"Il team di First Meta è sotto shock e rattristato dalla tragica perdita dell’amica e amministratore delegato Autumn Radtke", è il commento che si legge sul sito della società, che prosegue così: "Le nostre più sentite condoglianze vanno alla sua famiglia, ai suoi amici e alle persone che l’amavano. Autumn è stata un esempio per ognuno di noi e ci mancherà molto".
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Gli ultimi giorni sono stati difficili per la moneta virtuale, il bitcoin, uno dei grandi trend finanziari dei mesi scorsi: una decina di giorni fa, la piattaforma giapponese di scambio Mt. Gox ha chiuso perché a un passo dal fallimento. E negli ultimi giorni ha abbassato le serrande anche Flexcoin, banca canadese specializzata in bitcoin, che si è detta vittima di un furto da parte di un hacker.

CORRIERE.IT
MILANO - Abbiamo fatto appena in tempo a metabolizzare la strana storia della chiusura di Mt. Gox, che qualche ora fa si è appreso della scomparsa di un altro sito piuttosto famoso tra i fruitori di Bitcoin, e della morte, per cause non ancora chiarite, del ceo di un fondo specializzato nella cripto-moneta. Partiamo dal caso di Flexcoin. Si tratta, in questo caso, di un “e-wallet”, cioè un portafoglio virtuale dove gli utenti depositano le loro monete elettroniche. Una specie di banca, per farla breve, che al suo interno custodiva la bellezza di 896 Bitcoin (al cambio attuale, si tratta di più di 450mila euro). Il passato è d’obbligo, perché ora, di questa somma, non resta più nulla. A campeggiare sulla home page del sito, infatti, c’è un comunicato che parla di un attacco cyber-criminale, e furto annesso, che ha svuotato il caveau virtuale del sito. Stando al comunicato, gli 896 Bitcoin depredati sono stati versati su due conti elettronici, sancendo la bancarotta di Flexcoin e l’azzeramento di buona parte dei suoi account. Si salvano solo quegli utenti che hanno accreditato i propri Bitcoin su “cold storage”, ossia una riserva tenuta offline e, quindi, immune agli attacchi via Internet. Nel comunicato, infine, Flexcoin rimanda gli utenti danneggiati ai Terms of Service (le condizioni contrattuali, in buona sostanza) stipulati con la società al momento dell’iscrizione. Come a dire “quando vi siete iscritti vi abbiamo detto che non saremmo stati responsabili per eventuali attacchi hacker subiti, quindi non ci potete fare nulla”. Questo, in soldoni, è il contenuto della sezione Security.

La home page di FlexcoinLa home page di Flexcoin

Quanto accaduto a Flexicoin è un po’ diverso dalle vicende legate a Mt. Gox e, se possibile, attacca il sistema Bitcoin da un altro punto di vista: l’anonimità dei portafogli virtuali. Crearne uno, come abbiamo visto, è un gioco da ragazzi, ed è associato a un codice che non consente di risalire con facilità al rispettivo proprietario. Anzi, se si prendono le dovute accortezze, è un’impresa impossibile. Sebbene Flexicoin sia a conoscenza degli indirizzi virtuali dove è stato spartito il bottino (li mostra nella sua home page), arrivare a chi li ha generati sembra una via remota. Se, di solito, questa caratteristica è apprezzata dagli utenti Bitcoin, in questo caso si è rivelata un’arma a doppio taglio. Eppure, anche questa volta, non è il Bitcoin, intesa come moneta, a essere in discussione, ma quella serie di infrastrutture di terze parti che lo gestiscono. Nel frattempo, emergono altri dettagli dell’affaire Mt. Gox: la somma di Bitcoin scomparsi è salita a 850mila (equivalente a oltre 450 milioni di dollari), e sebbene l’azienda insista con l’attacco informatico, basta spulciare nella gestione del CEO Mark Karpeles per farsi venire qualche dubbio sulla sua totale estraneità al crack.

Quanto accaduto a Flexicoin e Mt. gox sono due eventi drammatici, nel giro di pochi giorni, che si aggiungono a quanto, ancor più grave, è accaduto poche ore fa: Autumn Radtke, la 28enne CEO di First Media, fondo specializzato in Bitcoin, è stata trovata morta per cause incerte, ancora al vaglio degli investigatori. Non si esclude nessuna pista, nemmeno quella della suicidio perché, pare, la compagnia avrebbe pesantemente risentito del recente crollo di Mt. Gox.

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Bitcoin, come fare mining

Bitcoin, come fare mining
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Questi eventi così ravvicinati, destano le perplessità di quanti vorrebbero puntare sul Bitcoin. Perché, se è vero che la moneta elettronica è un’idea dalle grandi potenzialità, e questo è fuori discussione, è altrettanto vero che, di riffa o di raffa, in una decina di giorni ne è sparito quasi mezzo miliardo di dollari. Il punto è che si tratta di una tecnologia relativamente giovane, cresciuta forse troppo in fretta a dispetto di una certa noncuranza sotto il versante della sicurezza. Non inteso solo dal punto di vista software, ma anche nella scrematura dei servizi meno seri. Il sistema Bitcoin funziona, ma tutto quel che ci sta intorno, finora, è stato terra di conquista anche da parte di realtà non sempre affidabili, o più attente a guadagnare nuovi utenti piuttosto che a proteggere quelli già acquisiti. Eventi come questi, per quanto negativi, potrebbero essere un buon punto per ripartire da quei servizi che, in questi anni, non hanno mai dato segni di cedimento. Il consiglio, comunque è di frequentare forum e community online dedicate al Bitcoin: gli utenti di vecchia data sono la risorsa migliore per individuare le realtà più affidabili.

L’INVENTORE DI BITCOIN SCOPERTO DA NEWSWEEK

NEW YORK - Un fantasma. Da anni ci si interroga su chi sia il padre (o i padri) di Bitcoin, la valuta virtuale che dopo l’impennata del 2013 negli ultimi mesi sta crollando colpita da attacchi hacker e problemi tecnici. In molti hanno parlato di un collettivo di almeno venti persone nascoste dietro a un nome: Satoshi Nakamoto, entrato nella storia di internet come un pirata inafferrabile. Ma secondo quanto racconta il magazine Newsweek, Nakamoto è un 64enne di origini giapponesi che da tempo conduce una vita da eremita in California.

Il magazine americano ha cercato di intervistare il 64enne che ha dapprima chiamato la polizia e poi ha risposto di non volere commentare e di non essere più coinvolto nello sviluppo di Bitcoin. Ma secondo le voci che girano a Temple City, una piccola città a est di Los Angeles, Nakamoto è seduto su una vera e propria fortuna: avrebbe il 4% della valuta virtuale che a conti fatti - e considerando il crollo degli ultimi mesi - corrisponde a circa 400 milioni di dollari. Newsweek nella sua storia di copertina, ha anche intervistato Arthur Nakamoto, il fratello dell’inventore del software che avrebbe dato vita alla cripto valuta. "È Una persona intelligente. Tu nomini una cosa, lui la sa fare". E poi aggiunge: "Ma non fatevi illusioni, negherà di essere stato l’inventore di Bitcoin".

Sempre secondo il giornale, Nakamoto è nato nel 1949 a Beppu, in Giappone, figlio di un monaco buddista e discendente da una famiglia di samurai. Dopo il divorzio sua madre - che oggi ha 93 anni e vive con lui - è partita per la California. Nakamoto ha sei figli avuti da due diversi matrimoni. Una delle figlie, Ilene Mitchell, ha raccontato al magazine che non è così strano che suo padre sia l’inventore di Bitcoin. Ma ha avvertito: non pensate che vi dica che l’ha fatto lui.


http://www.internazionale.it/opinioni/farhad-manjoo/2013/04/16/la-bolla-di-bitcoin/
FAHRAD MANJOO
Una mattina della scorsa settimana sono passato dalla mia banca, ho compilato un modulo per ritirare 1027,51 dollari e sono uscito con una busta piena di contanti. La scelta di quella somma era voluta: LocalTill mi aveva fornito istruzioni precise su tutto quel che dovevo fare.

Cos’è LocalTill? Non cercatelo su Google: le informazioni sul sito sono confuse e spiegano che l’azienda permette ai “commercianti di accettare transazioni sicure quando vendono prodotti online”. È una specie di PayPal, solo che non è collegato né a un conto corrente, né a una carta di credito e gestisce solo denaro liquido. Le sue transazioni sono meno tracciabili, meno regolate e, come avrei scoperto presto, più definitive.
Seguendo le istruzioni di LocalTill sono entrato in una filiale della Bank of America e ho chiesto un modulo per un bonifico interstatale. Ho messo il numero del conto corrente newyorchese di LocalTill e ho consegnato il mio rotolo di banconote all’impiegato. Navigo su internet da sempre e so difendermi dalle frodi che iniziano con l’indicazione: “Prima di tutto spedite i soldi a un conto estero..”. Se LocalTill fosse stato una truffa, non mi sarei potuto difendere in nessun modo. Allora perché stavo correndo un rischio simile?

Cos’è Bitcoin. Per Bitcoin naturalmente. Bitcoin è una moneta digitale inventata nel 2009 da un esperto di crittografia che usava lo pseudonimo Satoshi Nakamoto, ma la cui vera identità è ignota. Bitcoin esiste solo nei computer, è emessa su base regolare da una rete di macchine distribuita in tutto il mondo e il suo valore non è fissato da nessuno stato. La moneta, come il suo creatore, è avvolta nel mistero.

I bitcoin sono come contanti e le transazioni effettuate con questo sistema non possono essere né tracciate, né annullate. Ma sono anche come le carte di credito, perché non sono fisiche. In passato, se volevo pagare un servizio di cui era meglio non parlare, dovevo procurarmi una valigetta elegante, riempirla di banconote e poi affrontare un viaggio lungo e pericoloso con i miei risparmi. I bitcoin mi permettono di trasferire denaro online velocemente e gratuitamente.

Un metodo perfetto per il mercato nero. Come ha scritto Gawker un paio d’anni fa, i bitcoin erano la valuta principale in uso su Silk Road, un sito che vendeva praticamente qualsiasi droga esistente sulla faccia della terra. Questa moneta è anche considerata un nuovo paradiso fiscale globale per investitori e speculatori.

Non mi interessa molto l’andamento delle valute, e non ho neanche intenzione di comprare droga online. I bitcoin non mi interessano. Ma volevo salire a bordo di una navicella spaziale. Un po’ per la crescita della sua valutazione, ma soprattutto per gli speculatori come me, intorno al valore dei bitcoin si sta formando una bolla: il tasso di cambio con le monete reali si sta impennando a un ritmo insostenibile.

Il prezzo fluttua. Nel 2011, quando Gawker ha scritto la notizia su Silk Road, un bitcoin costava circa nove dollari. Da allora il suo prezzo ha subito fluttuazioni pazzesche, aumentando. All’inizio di quest’anno il bitcoin costavano venti dollari, ma in seguito il suo andamento ha seguito la forma di un bastone da hockey: a marzo il valore si è attestato sui quaranta dollari e nel giro di un mese era già raddoppiato.

Tre settimane fa ho cominciato a sentir parlare di bitcoin ovunque. Un giorno un socio della Andreessen Horowitz, l’azienda di venture capital della Silicon valley, mi ha detto a pranzo di aver ricevuto una proposta dopo l’altra da startup che offrivano servizi per i bitcoin. Poi mi è arrivata un’email di David Barrett, l’amministratore delegato di Expensify, una startup che offre un servizio di calcolo dei rimborsi spese.

Barrett voleva comunicarmi che presto la sua azienda avrebbe permesso di quantificare le spese e farsi pagare dai datori di lavoro in bitcoin. Secondo lui i bitcoin si sarebbero rivelati utili per chi chiedeva regolarmente rimborsi all’estero. Altri servizi come PayPal impongono una tariffa alta per i trasferimenti internazionali di denaro. Ctron bitcoin si possono spedire soldi gratuitamente.

Henry Blodget ha descritto Bitcoin come una “bolla speculativa perfetta”. Felix Salmon ha pubblicato un lungo articolo sui motivi per cui la bolla sarebbe sicuramente scoppiata. Il New Yorker ha parlato del futuro della moneta virtuale con alcuni importanti fautori dei bitcoin. Intanto il prezzo non faceva che salire: all’inizio della settimana scorsa il valore dei bitcoin ha superato i cento dollari, e questa settimana si è attestato a più di duecento. Oggi per comprare un bitcoin si devono spendere circa 235 dollari, e se si aspetta domani il costo sarà ancora più alto.

La crisi della domanda. Nessuno sa dire con certezza per quale ragione il prezzo dei bitcoin sia salito così rapidamente, ma secondo una delle teorie dominanti la causa è quella che Zach Seward di Quartz definisce “crisi della domanda”. Le scorte mondiali di bitcoin sono fisse, ma visto che i mezzi d’informazione continuano a parlarne, la domanda aumenta. I prezzi salgono, e chi ha dei bitcoin ha delle aspettative sempre maggiori verso la moneta elettronica. I possessori di bitcoin accumulano riserve e l’offerta si riduce, gonfiando i prezzi e attirando ancora di più l’attenzione dei giornalisti. E il ciclo continua così, finché la bolla non scoppia.

Scrivendo un articolo sui bitcoin, anch’io, nel mio piccolo, contribuisco a farne aumentare il prezzo. E dalla settimana scorsa questo mi avvantaggia. Per fortuna il mio bonifico a LocalTill è riuscito: dopo aver incassato i suoi 21,51 dollari come tariffa per la transazione, l’azienda ha trasferito i miei mille dollari a Bitfloor, uno dei molti servizi online di cambio dei bitcoin che consente di comprare monete virtuali con valuta reale.

Allora ho subito effettuato un ordine d’acquisto e nel giro di qualche secondo l’affare era concluso: ero il fiero possessore di 7,23883 bitcoin, acquistati al prezzo di 138 dollari ciascuno. Se li rivendessi subito, il mio investimento iniziale di mille dollari me ne frutterebbe 1700: non male come profitto maturato in meno di una settimana.

Ma per ora non ho intenzione di vendere. Concordo con Blodget e Salmon sul fatto che il mercato dei bitcoin è una bolla. A un certo punto i prezzi smetteranno di salire e probabilmente precipiteranno, e molti perderanno un bel po’ di denaro reale e immaginario. Ma questo è tutto quanto si può dire con certezza riguardo a quel mercato, mentre è impossibile predire in che momento la bolla scoppierà, a quale prezzo e per quale motivo. Nel frattempo, finché i tassi di cambio continueranno ad aumentare, con questa strana valuta digitale si potrebbero guadagnare tanti soldi reali.

Un mercato oscuro. Io credo che lo scoppio della bolla non sia imminente, e che quando i prezzi precipiteranno si attesteranno a un livello superiore ai 138 dollari che ho pagato per ognuno dei miei bitcoin. Sono sicuro che riuscirò a raddoppiare il mio investimento, e potrei perfino arrivare a triplicarlo. Perché ne sono tanto convinto? Perché al momento cambiare dollari in bitcoin è un incubo. Bisogna fidarsi di siti che sembrano progettati da un adolescente. All’inizio ho cercato di comprare la moneta elettronica tramite MtGox, il servizio di cambio più importante, ma il sistema su cui si basa l’azienda si è rifiutato di accettare depositi superiori ai cinquecento dollari.

La settimana scorsa, quando il bitcoin aveva toccato quota 142 dollari, MtGox è stato vittima di un attacco informatico che lo ha reso irraggiungibile per diverse ore. Il sito che ho usato io, Bitfloor, non è certo più sicuro. Lo scorso autunno è stato colpito da un attacco in cui gli hacker hanno rubato 24mila bitcoin, che in quel momento valevano 250mila dollari e oggi si potrebbero vendere alla cifra straordinaria di 5,6 milioni di dollari.

Per ora il mercato dei bitcoin è tanto oscuro da non convincere la maggioranza degli investitori. E come abbiamo visto nel caso della bolla del mattone e delle dotcom, le bolle si gonfiano pericolosamente quando le masse fiutano l’affare. Prevedo che nei prossimi mesi avremo servizi migliori e più sicuri per trasferire dollari sui sistemi di cambio dei bitcoin. Si potrà inviare denaro a siti come MtGox direttamente dal proprio conto corrente. A quel punto, quando tutti potranno comprare bitcoin con la stessa facilità con cui nel 1999 si acquistavano le azioni di Pets.com, il denaro vero inonderà l’economia dei bitcoin e i prezzi impazziranno sul serio.

Queste sono solo teorie, e potrebbero essere insensate: il bitcoin potrebbe crollare domani. E ricordate: su questo argomento ho un conflitto d’interessi. Se leggendo questo articolo comincerete a interessarvi ai bitcoin, io ci guadagnerò. A una settimana dall’acquisto dei miei bitcoin sono molto soddisfatto di me stesso.