Flavio Pompetti, Macro, Il Messaggero 6/3/2014, 6 marzo 2014
E IL WEB CAMBIÒ L’UOMO
LA STORIA
NEW YORK
All’inizio c’era l’Internet: una rete di computer di creazione preistorica (1974) i cui possessori dialogavano tra loro e si scambiavano informazioni, per lo più di natura scientifica, a partire dagli uffici universitari dove lavoravano. I primi rilevamenti statistici nel 1983 certificavano che solo l’1,4% della popolazione americana disponeva di un computatore di dati casalingo, e un numero ancora inferiore lo usava per comunicare. Poi 25 anni fa il 12 marzo del 1989 l’ingegnere britannico Tim Berners-Lee che era in forza all’agenzia atomica europea Cern, pubblicò uno studio tecnico dal titolo apparentemente modesto: "Management dell’informazione: una proposta". Era in realtà il decalogo che nel prossimo quarto di secolo avrebbe messo in comunicazione 2,5 miliardi di persone, una su tre sulla Terra. Il giorno di Natale dell’anno successivo Berners-Lee regalò al mondo le chiavi del World Wide Web, ovvero i codici di protocollo che permettevano di far circolare liberamente i documenti (http). Insieme a questi, il 35enne scienziato mise a disposizione il codice che descriveva il contenuto di una pagina del web (html), e il primo browser per ricercarli, che poi si evolse nel Nexus. Fino a quel momento Internet era stato la versione elettronica di un sistema postale basato sul volo dei piccioni. Da quella data il www, o web come abbiamo tutti preso a chiamarlo, è divenuto la quasi totalità del contenuto e della modalità d’uso dell’Internet, fino ad accavallarsi a questo nella definizione della rete, e ad essere scambiato con esso nel linguaggio comune.
L’EVOLUZIONE
«Dono di Dio» l’ha definito Papa Francesco. Il web in venticinque anni ci è cresciuto addosso come una estensione corporea, un secondo cervello che non finisce mai di curiosare e di aggiornarsi. Occorre affidarsi alla ripetitività ossessiva dei numeri per capire che cosa è diventato nel breve sviluppo della sua vita. Il solo motore di ricerca di Google riceve 2 milioni di richieste per la ricerca di un documento in un solo minuto, lo spazio di tempo che occorre per l’apparizione su Facebook di 684.000 nuovi “post”, e durante il quale i cibernauti scambiano 245 milioni di messaggi in posta elettronica, e spendono 200.000 euro in acquisti. Prima che la lancetta dei secondi abbia terminato il giro dell’orologio, nel web sono spuntati 471 nuovi siti e 347 articoli di blog.
LA RICERCA
Questo traffico di informazione ci arricchisce, o ci rende meno liberi e schiavi dell’elettronica? La domanda non può che essere retorica, e infatti gli studi più seri sull’argomento concordano che la differenza sta nell’arbitrio di chi usa l’Internet, e nella sua maturità intellettuale. Il Pew Research Institute di Washington ha condotto il più recente tra loro, per celebrare il 25ennale del web. I due responsabili dello studio, Susannah Fox e Lee Rainie, hanno chiesto ad un campione dei 273 milioni di americani, che hanno accesso a Internet, se sono soddisfatti dell’esperienza. Il totale degli utenti è cresciuto dal 9 all’87% della popolazione e tende a coincidere ormai con il numero complessivo degli adulti. Nella fascia tra i 18 e i 29 anni, in presenza di un’adeguata ricchezza familiare, il loro numero è ormai al 99%, e scende solo al 77% sotto la soglia della povertà.
MAI PIÙ SENZA
Il risultato contraddice tanti luoghi comuni che siamo abituati a sentire quotidianamente. La maggioranza degli americani interpellati dichiara che potrebbe fare a meno del telefono casalingo e due terzi tra loro sono pronti a gettare alle ortiche il televisore. Ma di fronte al web l’asticella è molto più alta: il 46% dichiara di non poterne fare a meno. Il numero delle persone che lo usa sul posto di lavoro è rimasto pressoché inalterato al 47% negli anni più recenti, ma negli ultimi dieci l’accesso da casa è passato dal 76 al 90%. Interrogati sulla qualità dell’esperienza online, quasi tutti ammettono di esserne perfettamente soddisfatti, e una minoranza esigua racconta di esperienze negative. I giovani sono più esposti a quest’ultime, ma sono anche quelli che ricevono dalla frequentazione con il web importanti lezioni di vita, e scambi con perfetti sconosciuti, ma improntati al rispetto e all’aiuto reciproco. Tre quarti degli americani si sono mobilitati nella rete in soccorso di chi aveva bisogno, e un numero appena inferiore tra loro ha inviato denaro per alleviare le sofferenze altrui. E a sorpresa sono le donne, e non gli uomini, la maggioranza tra gli utenti, e, sempre secondo la ricerca, anche le più soddisfatte della frequentazione.
Flavio Pompetti