Giuseppe D’Amato, Il Messaggero 6/3/2014, 6 marzo 2014
KIEV E L’ALLARME NUCLEARE «TROPPI REATTORI, DIFFICILE SCATENARE UNA GUERRA QUI»
L’ANALISI
MOSCA Meno male che l’arsenale nucleare sovietico è stato messo da un pezzo al sicuro. Tremano i polsi solo al pensiero che l’attuale crisi potesse giocarsi oggi con tali armi di distruzione di massa tra le mani. Secondo gli accordi internazionali, mediati anche dagli Stati Uniti, l’Ucraina insieme alla Bielorussia ed al Kazakhstan ha consegnato alla Russia, nel biennio 1994-96, missili e testate atomiche che erano dislocati sul proprio territorio al momento del crollo dell’Urss. Due facili concetti riassumono perfettamente cosa è avvenuto dopo il dicembre 1991: eredità sovietica dilapidata, potenziale militare degradato. L’Ucraina ha semplicemente fatto cassa, svendendosi i gioielli di famiglia.
LA STORIA
E pensare che nei primi mesi del dopo Urss aveva una delle più forti Forze armate del Vecchio continente. I numeri sono impressionanti: mezzo milione di uomini, 4080 tank, 5050 carri pesanti, 4040 pezzi d’artiglieria, 1900 aerei da combattimento, 330 elicotteri. A disposizione dell’aviazione vi erano tre basi per i bombardieri strategici, mentre con Mosca aveva in gestione comune la Flotta del mar Nero, divisa poi nel 1997. L’Ucraina ha venduto legalmente o semi-illegalmente quantità enormi di armi, soprattutto quelle leggere e mine in Jugoslavia - durante la guerra - in Afghanistan ed in Africa. Ai cinesi ha rifilato la sua portaerei, la Variag (costruita nel 1988), l’unica ancora adesso in dotazione a Pechino col nome di Liaoning. Una Commissione speciale parlamentare ha stabilito che equipaggiamento militare pari a 32 miliardi di dollari, tra il 1992 ed il 1998, è stato rubato. Secondo gli esperti le armi, ereditate dall’Urss, avevano un valore di 89 miliardi. Oggi Kiev conta, a seconda delle stime differenti, tra 130-160mila uomini con 1 milione di riservisti, ora richiamati; 1100 carri armati; 221 aerei da combattimento, 17 navi. L’inferiorità rispetto ai numeri delle forze, che può mettere in campo la Russia, è evidente. Ma non tutto è così elementare come potrebbe apparire. Il Cremlino vinse la guerra contro la piccola Georgia nell’agosto 2008, ma non fu tutta gloria. Ecco perché da allora Mosca investe pesantemente in tecnologia: solo nel 2013 50 miliardi di euro.
IL NUCLEARE
I russi conoscono perfettamente le capacità degli ucraini, che, per decenni, hanno costruito alla «Juzhmash» di Dnipropetrovsk parti fondamentali dei missili balistici, i vettori cosmici e numerosi apparati spaziali e satellitari. Ecco perché non si fidano. I russi sanno, però, anche che tra i militari ucraini in servizio sono pochi i veri specialisti. È sufficiente ricordare l’abbattimento di un aereo civile di linea nel 2001 durante delle esercitazioni missilistiche in Crimea. «Se mai dovesse scoppiare una guerra – afferma l’esperto militare russo, Viktor Litovkin, - non ci saranno delle operazioni in larga scala in un Paese con 14 reattori nucleari ed un’immensa ragnatela di tubi con gas e petrolio. Al massimo delle operazioni mirate». Esiste, però, il pericolo dei sabotatori. Frange dell’ultranazionalismo ucraino hanno già combattuto contro i russi in Cecenia. In Crimea i 3500 militari ucraini sono in una situazione disperata: hanno solo un piccolo arsenale d’artiglieria ed armi leggere.
Giuseppe D’Amato