Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 6/3/2014, 6 marzo 2014
KIEV PUNTA SUGLI OLIGARCHI PER RICONQUISTARE L’EST RIBELLE
Sul palazzo dell’amministrazione di Donetsk ieri era tornata a sventolare la bandiera ucraina: «Vi posso assicurare - tuonava intanto da Kiev Petro Poroshenko, il "re del cioccolato" ucraino balzato in testa ai sondaggi tra i nuovi candidati alla presidenza - che in questi ultimi giorni abbiamo molto più controllo nelle regioni dell’Est e del Sud. L’Ucraina torna a parlare con una sola voce». Dopo quelle che Poroshenko chiama «provocazioni», le manifestazioni in cui i filo-russi invocavano l’arrivo di Vladimir Putin, il vento vorrebbe cambiare nelle regioni più tradizionalmente vicine a Mosca: a Donetsk, la città industriale di Viktor Yanukovich che forse più di ogni altra ha espresso in queste settimane la propria avversione verso la rivolta del Maidan, nell’immensa piazza Lenin la sede del governo locale occupata dai filo-russi era tornata ieri mattina in mani ucraine. «L’unico problema rimasto sulla mappa è la Crimea - assicura Poroshenko - e anche quello lo risolveremo, al tavolo del negoziato».
Ma dopo poche ore, a Donetsk l’aria è girata ancora. I dimostranti filo-russi e i loro simpatizzanti sono tornati all’attacco, e in breve il Comune ha nuovamente cambiato bandiera. Nella confusione di questi giorni, anche ai piani alti delle amministrazioni locali le poltrone passano di mano in mano di continuo. A Donetsk Pavel Gubarev, fondatore della "Milizia del popolo del Donbass", si è autoproclamato governatore, sfidando l’autorità di Kiev e avocando a sé le redini delle forze di sicurezza locali. Ma come all’epoca lontana dei "falsi Dmitrij", gli zar usurpatori, per il nuovo governo di Kiev il governatore di Donetsk non è certo Gubarev ma l’appena nominato Serghej Taruta, barone del metallo con un impero - la Isd Corporation - che nell’Est dell’Ucraina dà lavoro a decine di migliaia di persone.
È la scommessa fatta dalle nuove autorità ucraine per riconquistare l’Est ribelle: arruolare e mettere a capo delle città da cui provengono alcuni tra gli uomini più ricchi del Paese, governatori/oligarchi chiamati a riversare le proprie fortune su quelle delle rispettive regioni. Le loro radici sono qui, nell’Est delle materie prime e dell’industria pesante, il cuore dell’economia ucraina più legata alla Russia. Sostenitori - alcuni fino all’ultima ora - di Yanukovich, ora gli oligarchi ucraini si sono allineati dietro al nuovo potere nato dal Maidan. Ma che a quel mondo non è certo estraneo, se a Kiev sono ora al comando gli alleati di Yulia Tymoshenko che, nata a Dnipropetrovsk, nel mondo degli affari dell’Est ha le proprie radici. Non a caso, l’operazione oligarchi/governatori sarebbe partita al termine di un incontro tra la Tymoshenko e i due nuovi leader ad interim, il presidente Oleksandr Turchinov e il premier Arseniy Yatsenyuk.
«Sono assolutamente convinto che la maggior parte delle regioni sud-orientali sia dalla parte di un’Ucraina unita - ha detto il neogovernatore di Donetsk Taruta in un’intervista al settimanale Zerkalo Nedeli -. Legge e ordine saranno ripristinati, e i cospiratori falliranno».
Un altro volto "nuovo" in arrivo è quello di Ihor Kolomoyskiy, nominato lunedì scorso governatore di Dnipropetrovsk, la città dove nascevano i missili sovietici. Di radici ucraine e israeliane, Kolomoyskiy è il terzo uomo più ricco di Ucraina, una fortuna stimata 2,4 miliardi di dollari e un impero che include Privatbank e poi attività nei trasporti, agricoltura, petrolio e materie prime.
Altre nomine sarebbero allo studio, per Kharkiv e in Crimea per cui a Kiev starebbero pensando a Vadim Novinsky, proprietario dello Smart Holding Group (metallurgia): il compito più difficile, dal momento che la regione è in mano russa. Dai giochi si è chiamato fuori il primo tra gli oligarchi di Ucraina, Rinat Akhmetov, ugualmente di Donetsk dove del suo attaccamento alla città parla il nuovo stadio Donbass Arena costruito per gli Europei del 2012 e per lo Shakhtar, squadra naturalmente in mano sua. Non si darà alla politica, ha detto Akhmetov che intende però contribuire all’unità e al miglioramento dell’economia nazionale continuando a dirigere il proprio impero. «In tempi simili - è stata invece la dichiarazione del secondo uomo più ricco di Ucraina, Viktor Pinchuk, ugualmente rimasto fuori dal giro dei nuovi governatori - il grande business può giocare nel governo solo un ruolo temporaneo. Mentre in tempi normali, la sfida per l’Ucraina sarà separare il business dalla politica». «Senza riforme sarà impossibile costruire in Ucraina una nuova economia - si è impegnato a Kiev Petro Poroshenko -. E in questa fase, combattere la corruzione è vitale».