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 2014  marzo 06 Giovedì calendario

DALLO SPREAD CONTROCORRENTE 15 MILIARDI DI OSSIGENO


Nel giorno del nuovo avvertimento europeo all’Italia, lo spread tra Italia e Germania è sceso sotto quota 180 (a 175 punti): non succedeva dal giugno 2011, il mese prima dello scoppio della tempesta sui Btp. E negli ultimi giorni, tra sorpassi e controsorpassi, è tornato il testa-a-testa tra i rendimenti di Btp e Bonos spagnoli. Il costo di un finanziamento decennale per i due Stati è ora al 3,37-3,38 per cento: numeri mai più visti, almeno per l’Italia, dal lontano settembre 2005 (se i tassi restassero su questi livelli, secondo alcune stime, Roma potrebbe risparmiare quest’anno più di 15 miliardi). Ed è ormai vicinissimo il minimo dei minimi: il 3,29% di fine agosto 2005. Un altro dato puntuale, in attrito con il monito di Bruxelles, arriva dalle Borse: ieri i principali listini europei hanno chiuso tutti in calo, tranne Madrid (+0,87%) e Milano (+1,38%), ai massimi dal giugno 2011. Bisogna però vedere se dura. Oggi, intanto, si riunisce il consiglio della Banca centrale europea per discutere di tassi d’interesse.
Ci sono poi altri spread che si assottigliano, come quelli italo-anglosassoni. Oggi la Gran Bretagna — sì, la Londra della sterlina, della politica monetaria «su misura» e del Pil rampante — si finanzia a tassi inferiori a quelli italiani di un semplice o,64%. Uno spread così, a 64 punti, era impensabile solo poco tempo fa. Un discorso simile (spread a quota 67) vale nel confronto con la potenza economica per eccellenza e la sua moneta: gli Stati Uniti e il dollaro. A loro favore, Washington e Londra hanno un’economia decisamente tonica e una disoccupazione che è più o meno la metà della nostra. Per contro, il deficit anglosassone è più alto: il rapporto con il Pil in Gran Bretagna, per esempio, è il doppio di quello italiano. Quali che siano, i mercati hanno fatto i loro conti e hanno deciso di dare un taglio agli spread di Roma con le virtuose capitali del Centro Europa e con le frizzanti piazze anglosassoni. Certo, i picchi borsistici di Piazza Affari (nel 2007) restano molto lontani, e — quanto a crescita e mercato del lavoro — la situazione italiana è pesantissima. Ma quella di ieri, nonostante gli allarmi dell’Europa, non è stata una giornata fatta solo di spine.