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 2014  marzo 06 Giovedì calendario

BREVETTI SCADUTI E TRUCCHI I SEGRETI DI BIG PHARMA


C’è il colosso farmaceutico che fa perdere milioni allo Stato bloccando l’ingresso sul mercato dei più economici medicinali generici. Le società che fanno cartello per aggiudicarsi l’affidamento delle cliniche. I grossisti che non riforniscono le parafarmacie che fanno più sconti su pillole e sciroppi. Quando non è l’Ordine dei medici a mettersi di traverso, cercando di impedire la pubblicità di chi offre cure low cost. La maxi multa affibbiata ieri a Novartis e Roche è solo la punta di un iceberg, come dimostrano la ventina di istruttorie aperte nell’ultimo decennio dall’Antitrust su industria, camici bianchi, case di cura, grossisti e farmacisti. Per non parlare delle segnalazioni che arrivano a palate all’Autorità garante da parte di associazioni dei consumatori o di professionisti.
Una delle cose che fa rimettere sia lo Stato che i cittadini sono gli ostacoli all’ingresso dei farmaci generici sul mercato. Prodotti fuori brevetto che in media costano il 30-40% in meno di quelli griffati. A gennaio il Consiglio di Stato ha bocciato il Tar Lazio e dato ragione all’Antitrust, che nel 2012 aveva stangato la multinazionale Pfizer con una multa di 10,6 milioni di euro, «per abuso di posizione dominate in relazione al mancato ingresso sul mercato di farmaci per la cura del glaucoma scaduti da brevetto, con conseguente mancato risparmio di 14 milioni per il Servizio sanitario nazionale». Pfizer avrebbe commesso un «grave illecito concorrenziale» ritardando di almeno 7 mesi l’ingresso del generico e mantenendo di fatto l’esclusiva di un prodotto a brevetto scaduto. Pratiche vietate. Ma fino a un certo punto. Tempo fa il Garante del mercato, Giovanni Pitruzzella, ha puntato il dito contro le norme che subordinano le autorizzazioni al commercio dei generici alla risoluzione di eventuali dispute su presunte violazioni del brevetto. Un trucco al quale Big Pharma ricorrerebbe per ritardare l’ingresso dei più economici medicinali non griffati.
La concorrenza scarseggia anche in farmacia. Nel 2007 l’Authority sanzionò i grossisti che si erano rifiutati di distribuire farmaci nelle parafarmacie, che solitamente praticano sconti tra il 13 e il 20%, che le farmacie vere e proprie applicano assai di rado. «Da allora abbiamo inviato un pacco di segnalazioni all’Antitrust su grossisti che si rifiutano di praticare a noi gli sconti che applicano alle farmacie e dei quali quasi mai beneficiano i consumatori», rivela Giuseppe Scioscia, presidente della Federazione delle Parafarmacie. Che denuncia anche la mancata liberalizzazione dei punti vendita, «con relativo esborso di circa mezzo miliardo per i cittadini». E in effetti delle quattromila nuove farmacie previste dalla legge di stabilità nel 2012 ad oggi si contano sulle dita di una mano quelle che hanno effettivamente aperto i battenti. «Perché le Regioni non hanno ancora pubblicato i risultati dei concorsi», denuncia Scioscia. Sui farmaci la lista di infrazioni è lunga e non sempre riguarda Big Pharma. A dicembre l’Antitrust ha inferto una sanzione di un milione a un piccolo «trust» dei miracoli che pubblicizzava e vendeva prodotti dalle proprietà inesistenti: dimagranti da 7 chili in 7 giorni o creme in grado di guarire cancro e alzheimer.
Sul fronte delle cliniche un’istruttoria è stata aperta a novembre su 4 società che in Abruzzo avrebbero fatto cartello per accaparrarsi al più basso costo un gruppo di case di cura del Gruppo Angelini. Tra i medici è invece partita una vera e propria battaglia legale, che spetterà proprio all’Authority dirimere. Da un lato l’Ordine dei camici bianchi denuncia come pratica ingannevole le offerte sanitarie low cost che oramai si possono acquistare anche on line. Dall’altro Groupon si appella sempre all’Antitrust denunciando l’Ordine di impedire ai propri iscritti pubblicità delle cure a basso costo.
E i beni e servizi di Asl e ospedali? «Per fortuna c’è sempre più concorrenza», assicura Giampiero Maruggi, vice-presidente della Fiaso, la Federazione che le rappresenta. «Però – aggiunge - non sarebbe male se l’Autorità per i contratti pubblici ci desse una mano mettendoci a disposizione un listino prezzi di riferimento, soprattutto per le apparecchiature particolari, dove la concorrenza scarseggia».