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 2014  marzo 05 Mercoledì calendario

BRUNO BARBIERI: «ANDATE A SCUOLA»


Milano, marzo
Sullo chef Bruno Barbieri abbiamo un gossip. Lo trovate all’ultima riga di questa intervista, ma vi consigliamo di non sbirciare e di godervi il suo racconto di un’esperienza che lo ha molto sorpreso (e forse cambiato), quella nella giuria della prima edizione italiana di Junior Masterchef (dal 13 marzo alle 21.10 su SkyUno HD). «Sono reduce da tre edizioni di Masterchef Senior e vi assicuro che questi bambini vi sorprenderanno», racconta. La formula è identica a quella del Masterchef per adulti: accanto a Barbieri ci saranno lo chef Alessandro Borghese e Lidia Bastianich, mamma del temutissimo Joe («Ma se pensate che sia lui il cattivo di famiglia avrete delle sorprese», ci dice); i 14 bambini tra gli 8 e i 13 anni rimasti in gara (ai provini erano in 3 mila; 40 quelli arrivati alle selezioni finali) saranno sottoposti ai Pressure test, alle Mistery box e alle eliminazioni. «Se avessimo edulcorato la formula se ne sarebbero accorti: questi bimbi sono i primi cresciuti guardando programmi di cucina e Masterchef in particolare», dice Barbieri.
Abbiamo visto adulti piangere per lo stress della gara in Masterchef. Non è troppo, per dei bambini?
«Loro hanno un approccio diverso, giocoso, non c’è stress, c’è una sana competizione».
I genitori saranno lì a tifare agguerriti come alle partite di calcetto?
«Sono stati ammessi solo durante le selezioni da 40 a 14 bambini. Poi sono usciti di scena ed è stato un bene, i ragazzi si sono sentiti liberi di creare, di esprimersi senza assorbire stress altrui. Era un piacere vederli lavorare. Hanno un senso estetico per l’impiattamento che lascia stupiti, vedrete».
Bimbi cresciuti guardandola in Masterchef. La temevano più degli altri giudici?
«Per niente, anzi sono stati più rilassati, mi conoscevano. Ma mi hanno trattato da giudice, si sono presi i rimproveri, hanno ascoltato e rispettato. E io, che ho passato tutta la vita a farmi giudicare da guide gastronomiche e clienti, ora che sto dall’altra parte sono un giudice comprensivo e obiettivo».
Con Masterchef Senior, il suo «mappazzone » è entrato nel vocabolario. Dobbiamo aspettarci altri neologismi?
«Uh, ne ho dette tante... Ma questo programma più che il vocabolario cambierà lo stile di vita dei ragazzi, e anche la visione che di loro hanno i grandi. I genitori impareranno che se i ragazzi odiano le verdure è perché non gliele fanno conoscere e non gliele cucinano. È, come in tutto il resto, una questione di stimoli: i ragazzi vanno invogliati a conoscere le materie prime, a scoprire il gusto di andare al mercato, per esempio».
I bambini in gara, che abbiamo sbirciato, a 10 anni usano abbattitori di temperatura, sfilettano branzini, fanno pasta in casa. Chi glielo ha insegnato? Le famiglie italiane non erano quelle in cui i figli sono lasciati in balìa di tv e videogiochi?
«Proprio la tv, e Masterchef Senior in particolare, gli ha insegnato tanto. E, prima, ha educato i loro genitori alla cultura del cibo. In Italia ci sono tante famiglie in cui si insegna ancora ai ragazzi il gusto di cucinare ».
Lavorare coi bambini non le ha fatto venire il rimpianto di non avere anche lei qualcuno cui tramandare la sua arte?
«Oh, ragassi, ho 50 anni, non sono mica vecchio. Ho tempo. Non ne ho avuti perché prendo sul serio gli impegni, e se avessi fatto un figlio avrei voluto starci insieme, portarlo a messa la domenica. Con la vita che ho fatto fin qui non sarebbe stato possibile. Però ho un rapporto fantastico con i miei nipoti, i figli di mia sorella, che considero come miei».
E loro sanno cucinare?
«Elena, la grande, è l’intellettuale di famiglia: laureata in Lettere, tesi su Leopardi, al ristorante, una volta, ha avuto il coraggio di chiedere al cameriere cosa fosse un’insalata di mare. I piccoli, Giulia e Simone, vanno alle medie e stanno imparando da mia madre a destreggiarsi in cucina. Ma non vorrei mai che ricalcassero le mie orme».
E perché non vuole?
«Devono andare al liceo e all’università, poi se vogliono possono cucinare. È una vita di grandi sacrifici. Io ho iniziato a 14 anni all’alberghiero, che però non formava bene come oggi. E quindi mi manca quella parte culturale, un po’ radical chic, che serve alle cene per citare questo o quello, parlare come tutti metà in italiano e metà in inglese. Ma sto recuperando, perché sono orgoglioso, se mi metto in testa una cosa la raggiungo. Tutti i miei sogni si sono avverati. Perché se li coltivi ti viene voglia di fare e di arrivare».
Sette stelle Michelin, grande successo in tv e tra la gente, tanti libri. Non è un po’ vuoto, ora, il suo cassetto dei sogni?
«Ce n’è ancora uno: un film con Johnny Depp. Anche un cammeo, se serve uno che lavi i piatti in una scena, tipo...».
Non vale, lo ha già detto in un’intervista.
«Sì, ma poi, in treno, ho incontrato una signora che l’aveva letto e che mi fa: io lavoro come costumista nel cinema, se vuole organizzo una cena in cui lei e Depp potete incontrarvi, lui vive tra Saint Tropez e Nizza. Morale: i sogni sono molto più a portata di mano di quel che crediamo».
Film hollywoodiani a parte, dove si immagina tra cinque anni?
«A fare la quindicesima edizione di Masterchef. Ma so che può finire il prossimo anno e se accade non mi dispero. La mia vita è stata piena di svolte, se accade aprirò un chiringuito su una spiaggia caraibica».
Temo sia un sogno inflazionato.
«Sì, ma io lo aprirei per lavorare, mica per far vacanza. Ci vado per far dei soldi, eh ragassi».
Non si diventa ricchi a fare gli chef?
«No, se si resta in Italia. Ma se sei nato qui è difficile andarsene, siamo il Paese dell’eccellenza, in questo campo. Anni fa dei russi mi misero davanti un assegno in bianco: “Fai tu la cifra”. E io la cifra non ce l’ho messa. Il mio mestiere, se lo vuoi fare bene, non lo puoi fare solo per denaro. Però, in futuro, mi vedo sul mare, l’ho sempre amato tanto. Il legame con l’acqua per me è molto importante. Quando piove sono molto creativo: alcuni dei miei più grandi piatti li ho costruiti di notte, rientrando in auto dal lavoro, ipnotizzato dal rumore della pioggia e dei tergicristalli».
L’argomento amore lo ha tirato fuori lei. È innamorato?
«Ho trovato una fidanzata, lavora nella mensa di Sky. Ma ho paura che se lei lo scrive, poi qui si arrabbino…».
Non lo scrivo. State insieme da molto?
«Qualche mese. Ma non lo scrive, vero?».