Edoardo Rosati, Oggi 5/3/2014, 5 marzo 2014
C’È UNA CURA PER I CERVELLI CRIMINALI ?
Milano, marzo
Sembra lo spunto narrativo, d’impatto e coinvolgente, di un telefilm alla Criminal Minds. Invece è una proposta reale, serissima. Scientifica. La domanda è: ma il moderno apparato hi-tech della neurologia potrebbe in qualche modo “ricalibrare” i pensieri malati dei cervelli criminali, delle menti assassine?
La risposta sta in un articolo on line, appena diffuso dalla rivista specialistica Frontiers in Human Neuroscience, che sostiene: si può fare. A firmarlo è un medico italiano, Sergio Canavero, direttore del Tang, il Turin Advanced Neuromodulation Group (Gruppo avanzato di neuromodulazione di Torino). Sì, proprio lui, lo stesso neurochirurgo che nel giugno 2013 dalle colonne di Oggi accese un dibattito planetario (che ancora non accenna ad acquietarsi) dichiarando fattibile il “trapianto di testa”. Dunque: rimodulare l’attività di un cervello psicopatico. Come?
I PRECEDENTI IN MEDICINA
Per Canavero la strada si chiama «stimolazione corticale» (non è un elettroshock). Una procedura, per inciso, già battuta in medicina: viene impiegata sui malati di Parkinson, in caso di dolore cronico, nella riabilitazione dall’ictus e anche nelle alterazioni della coscienza, sui pazienti, cioè, che versano nelle condizioni di “sonno” vegetativo. Ne sa qualcosa proprio il dottor Canavero: fu lui, infatti, nel 2007, a ricondurre in uno «stato minimamente conscio» una ragazza finita in stato vegetativo permanente a causa di un incidente stradale grazie a una stimolazione elettrica della corteccia cerebrale. Questa stessa tecnica potrebbe adesso “riaddomesticare” anche le psicopatie criminali?
«Io ne sono convinto», afferma lo specialista. «Stiamo parlando di una metodica sicura, non associata a complicanze, che noi impieghiamo per diverse condizioni neurologiche e psichiatriche. In estrema sintesi, questa procedura ha la capacità di alterare l’assetto cerebrale in maniera permanente o transitoria, perché le radici della psicopatia criminale risiedono in un grave deficit dei cosiddetti “circuiti dell’empatia”, come hanno potuto evidenziare le neuroimmagini fornite dalle macchine diagnostiche negli ultimi 20 anni». Sergio Canavero, come spiega nel suo articolo (Criminal minds: neuromodulation of the psychopathic brain), ha pure identificato le zone più promettenti da sottoporre a questa stimolazione elettrica. «Con l’ausilio di avanzate strumentazioni (come la Risonanza magnetica funzionale), i medici curanti potrebbero anche seguire nel tempo gli avvenuti mutamenti cerebrali».
I DILEMMI FILOSOFICI ED ETICI
L’obiettivo, in definitiva, è risincronizzare il cervello. Ricomporne l’attività elettrica deragliata. Come se, consentiteci il paragone, si dovesse riportare sul giusto canale la frequenza di una radio che “sfrigola”. Ma tutto ciò non si chiama «controllo mentale»?
«Questa tecnologia empatogena, così mi piace definirla, potrebbe evocare gli scenari che lei dipinge, ma aumentare l’empatia, la capacità di capire quando stiamo causando sofferenza, può soltanto risultare benefico». E Canavero ci lascia con una di quelle riflessioni che hanno l’odore della benzina sul fuoco dei dilemmi etici e filosofici: «Il carcere o la pena di morte sono l’attuale risposta dei sistemi giudiziari perché non esiste ancora un trattamento medico efficace».