Raffaella Silipo, TuttoLibri - La Stampa 1/3/2014, 1 marzo 2014
ARISA: VADO CONTROVENTO SEGUENDO LA MERINI
Mentre parli ti fissa con intensità quasi febbrile, come se stesse divorando ogni tua parola. Poi, improvvisamente, si allontana, lo sguardo distante, persa nei suoi pensieri. Arisa è sconcertante e discontinua, spontanea fino a diventare brusca, sentito quel che le interessa stacca la spina. «Sono fatta così» dice senza scusarsi, prendere o lasciare. «Anche con i libri: li adoro, ma non li finisco mai. Appena mi imbatto in un’idea che mi strega, mi fermo e la rimugino, la faccio mia. È scritto nel Ritratto di Dorian Gray, l’importante è l’arte, non l’artista, giusto? Io amo l’arte, non mi importa studiare a fondo l’artista».
Bisogna davvero prenderla così com’è, Rosalba Pippa da Pignola, provincia di Potenza, classe 1982: quando è apparsa sulle scene musicali nel 2009 vincendo Sanremo Giovani con Sincerità, il dubbio c’era. Ci è o ci fa? È davvero sincera? Ora, dopo vari successi musicali, una conduzione tv a X Factor, due libri scritti e l’ultima recentissima vittoria a Sanremo con Controvento, il dubbio si è sciolto. Ci è. Nel senso che è stravagante, difficilmente catalogabile, un mix di intuizioni geniali e ingenuità disarmanti, condite di disordine, creatività e testarda fierezza: «Come chiunque cresca in un paesino so bene come può essere cattiva la gente, e come il branco non faccia altro che giudicare chi è diverso. Loro guardano te, tu guardi loro e ti chiedi: sono io a essere sbagliata? Bisogna trovare la forza per credere in se stessi».
Davvero Controvento. Come il suo secondo libro, Tu eri tutto per me: sorprendente non solo perché assai ben scritto (e dopotutto a una cantante si chiede di cantare bene, cosa che lei fa, non di scrivere bene), soprattutto perché non è la classica autobiografia dei primi anni di vita dell’artista, ma un racconto onirico di solitudine. Siamo in una casetta isolata in montagna, una donna aspetta l’uomo che ama e apparecchia per lui la tavola di Natale. Il tempo passa, lei cucina, si fa bella, ricorda. E il tempo continua a passare...
Il finale è bellissimo. E pensare che se non l’avesse scritto lei, non l’avrebbe mai letto... Come le è venuta l’idea?
«Ero in un periodo cupo, di solitudine, pensavo che tutti ce l’avessero con me. Era Natale e le feste sono difficili quando sei triste. Mi sono avvicinata alla musica di Mia Martini, che da giovane non mi piaceva tanto, ma con la maturità apprezzo sempre di più. Sono entrata nella sua vita».
Ha letto qualcosa su di lei?
«Sì, il bel libro di Aldo Nove Mi chiamo... Ho scoperto che ha vissuto alle porte di Milano, sola e molto innamorata di un uomo che non ha mai avuto pienamente. Lo aspettava a cena ma lui non si concedeva mai. Una donna così piena di talento e così disperata».
Talento e tormenti, c’è un po’ di identificazione?
«Beh, io credo che l’amore non sia mai a lieto fine, anzi che sia un sentimento che non esiste. Cercare l’amore rovina l’amore, sa, come è scritto nell’Arte di amare di Erich Fromm»
Dai miei ricordi di adolescente non mi pareva così pessimista. Mi pareva che la tesi fosse che l’amore si impara, si costruisce, come un’arte...
«C’è una parte costruttiva, sì».
Ma lei quella non l’ha letta.
«No. Mi ha affascinato e interessato l’antitesi, in cui lui descrive tutti gli errori che facciamo in amore. Ecco, quella è la parte più vera. La tesi è solo un contentino».
Non crede che i libri possano dare consolazione?
«Non a me: quel che mi rende davvero felice è vedere le cose come sono. Mi piace il pessimismo perchè è più vero, mi piace l’ironia nel pessimismo. Io non scappo davanti alla realtà».
Nessuna voglia di evasione?
«Forse quando dipingo: i tarocchi dicono che il mio talento vero deve ancora esplodere e io penso sia la pittura. Di certo quando leggo non voglio fuggire, voglio cose che abbiano senso».
E quando scrive cosa cerca?
«Scrivo per mettere ordine nella mia testa, nei miei pensieri, per metabolizzare delle idee».
Una sorta di autoanalisi?
«Certo, d’altronde tutti quelli che vanno in analisi - e io ci vado quando posso, quando mi sento fragile e confusa - hanno bisogno di mettere ordine nella propria vita interiore, al di là di un preciso motivo scatenante».
Nei suoi libri è centrale la figura dello psicoterapeuta, nel primo aiuta la protagonista a ribellarsi, in questo addirittura è l’uomo amato.
«Sono affascinata dal lavoro che si può fare su se stessi. Fa parte della cultura in cui sono cresciuta abbassare la testa e pensare che è meglio non sentirsi mai felici. Io cerco di vivere in modo sano, non sottomesso».
Quando scrive ha in mente qualche autore per lo stile?
«Mi piace moltissimo Moravia. La noia. Ha il dono della chiarezza, io non amo i nomi strani, le frasi complicate.. mi sembra che vogliano nascondere le mancanza di significato».
Il suo libro però non ha uno stile troppo realistico.
«Sarà perché mentre scrivevo avevo in mente un film, Carnage... non mi ricordo più chi l’ha diretto».
Roman Polanski.
«Beh, bellissimo. Quel senso di tragedia incombente senza azione, quel dramma chiuso tra quattro mura... Un po’ come Woody Allen, un genio della normalità, un profondo conoscitore dei rapporti umani. Un gran pessimista molto ironico».
E la poesia le piace? Lì ci si può fermare a ogni suggestione...
«Sono innamorata di Alda Merini, ma innamorata proprio. Resto incantata dalle sue parole, era una persona straordinaria».
Uno dei due brani di Sanremo,Lentamente (il primo che passa), scritto con Cristina Donà riecheggiaLentamente muoredi Pablo Neruda.
«Merito di Cristina, è lei la poetessa. A me interessava più il concetto del “primo che passa”, quello che “si prenderà il cuore, la voce amara e tutto ciò che vuole”. Mi girava in testa da un po’. E’ il fantasma a cui affidiamo con rassegnazione la nostra vita una volta che l’amore vero se n’è andato».
Il prossimo libro che leggerà?
«Me ne hanno regalato uno con un titolo fantastico, La gallina volante di Paola Mastrocola. Amo le galline».
Pensare che quando lei non era ancora nata Cochi e Renato cantavano che la gallina non è un animale intelligente.
«E si sbagliavano. La gallina è intelligentissima, dalle mie parti si dice che è l’unica che è riuscita a fregare la donna: mangia e non lavora. E poi è una madre molto dolce. La bellezza della gallina. Non è un’idea su cui fermarsi?».