Luca Giampieri, Chi 5/3/2014, 5 marzo 2014
MATTEO RENZI – PRIMO GIORNO DI SCUOLA
«Matteo ha esordito parlando dell’importanza cruciale della scuola. È un chiaro riconoscimento indiretto al sottoscritto». Così Giuseppe Cancemi, 74 anni, insegnante di storia e filosofia in pensione, commenta il discorso al Senato dell’ex allievo Renzi, neo presidente del Consiglio. Il professore, di origine siciliana e residente a Montemurlo, in provincia di Prato, ebbe il compito di porre le basi per la crescita culturale del premier al liceo Dante di Firenze, rincara la dose: «Nel suo primo libro, StilNovo, mi dedicò ben due pagine. Agli altri insegnanti neanche una riga».
Domanda. Professor Cancemi, che cosa pensa del discorso?
Risposta. «Ha detto in faccia ai membri di quel sistema che si accinge a disintegrare: “Io vi sciolgo”. Ha fatto un discorso da statista, carico di forma e coraggio, esplicando le linee direttrici del suo pensiero, non gli intrallazzetti vari. Ha puntato tutto sul rinnovamento della mentalità, l’aspetto più importante. Le pare che ciò possa piacere ai politicanti, che hanno mangiato a spese nostre fino a oggi?».
D. Il direttore del quotidiano Il Foglio, Giuliano Ferrara, non antirenziano, è stato piuttosto duro. Lo ha definito: «Il peggior discorso dal dopoguerra». Che cosa gli risponde?
R. «Caro Ferrara, lei è ormai incartapecorito nel sistema in cui ha vissuto e sguazzato finora. Matteo non ha fatto promesse strane, difficili sì, certo. Ha affrontato di petto i suoi avversari politici e io sono fiero di lui. Si figuri che ho saltato la consueta pennichella pomeridiana per ascoltarlo».
D. Perché Renzi è rimasto così affezionato a lei?
R. «Perché io giudicavo ciò che un alunno sapeva, al di là di qualsiasi posizione politica. Il compito dell’insegnante è mettere l’allievo in condizione di pensare con la sua testa, di diventare un cittadino cosciente. Io non ho mai fatto propaganda: lo dimostra il fatto che nessun allievo o genitore si è mai lamentato di me. E per le gite i ragazzi volevano sempre il sottoscritto».
D. Nel libro Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro, Matteo le ha scritto una dedica importante: «Al prof Cancemi, contro il quale ho combattuto le mie prime battaglie politiche». Discutevate molto?
R. «Oh sì, tanto. Lui era cattocomunista, mentre io ero più vicino alla teoria di Giovanni Gentile, anche se non mi considero fascista. Ci scontravamo dialetticamente sul significato di Medioevo e Rinascimento, sul pensiero di Benito Mussolini e di Alcide De Gasperi. Ma mi piaceva il suo lato battagliero. Matteo ha sempre avuto carattere e le persone di carattere danno fastidio. I miei colleghi ce l’avevano un po’ con lui, infatti».
D. Come mai?
R. «Dicevano che il ragazzo dava segni di insofferenza. Soprattutto le donne. Si sentivano screditati da quel suo atteggiamento da primo della classe. Sostenevano che fosse polemico, perché ribatteva. E io rispondevo: “Fa bene!”. Ma loro insistevano e Matteo rischiò perfino l’otto in condotta. Non glielo diedero grazie a me».
D. Si può dire che Renzi le debba un favore.
R. «Ah, più di uno! Agli esami di maturità gli altri insegnanti volevano dargli 2 punti in meno del voto massimo, solo perché aveva preso 6- nella versione di greco. Ma nel tema e all’orale era stato il migliore. Anche quella volta mi impuntai, chiamai il provveditorato, che inviò un ispettore, il quale mi diede ragione. Matteo ebbe il massimo dei voti, alla faccia di quegli imbecilli».
D. E meno male che gli danno del democristiano!
R. «Tutt’altro. Matteo è uno che non le manda dire».
D. C’è chi sostiene che tra i ministri del nuovo governo, l’unico in grado di tenergli testa sia Angelino Alfano.
R. «Ma figuriamoci! Alfano è un pesciolino, come Enrico Letta. L’unico veramente in grado di tenere testa a Matteo è Silvio Berlusconi. Gli altri non hanno le palle, sono merluzzi in umido».
D. Neanche Beppe Grillo? Alle consultazioni Renzi è uscito con qualche livido addosso.
R. «Grillo è uno strillone, va bene per gridare slogan in piazza con il megafono. Alle consultazioni ha fatto il suo show, ma sotto l’aspetto culturale Matteo se lo mangia. Grillo è ignorante».
D. Che cos’hanno in comune Renzi e Berlusconi?
R. «Sono dotati di attributi. E sono due abili comunicatori. Non è un caso, se Matteo ha cercato un’intesa con lui».
D. Anche in quanto a battute c’è un discreto feeling,..
R. «Matteo ha imparato da me l’arte dell’ironia».
D. Com’era Renzi a scuola? Era amato dai suoi compagni?
R. «Una parte della classe stava con lui, all’altra era un po’ antipatico. Del resto uno come lui non può certo piacere a tutti, ma questo è apprezzabile».
D. E con le ragazze come se la cavava?
R. «Non era il tipo che stava dietro alle ragazze, preferiva concentrarsi sullo studio e sul consiglio di classe, di cui lui era presidente. Matteo era riservato. Anche in gita se ne stava sulle sue, non l’ho mai visto comportarsi da donnaiolo».
D. Crede che Renzi riuscirà a tradurre in pratica le promesse che ha fatto?
R. «Ci proverà senza ombra di dubbio, ma non sarà facile. Matteo non ha dietro un esercito proprio, non ha i capitali che aveva Silvio Berlusconi. Ha soltanto il parziale consenso del suo partito, dunque, potrà fare ciò che sarà possibile fare. Ma lui rappresenta l’ultima spiaggia: dopo Matteo vedo il caos».
D. Grillo e Gianroberto Casaleggio sostengono che, dietro a Renzi, i poteri forti ci siano eccome. A cominciare da Carlo De Benedetti e dalle banche.
R. «I poteri forti li ha dietro anche Grillo, non prendiamoci in giro. Casaleggio, che è la vera mente del Movimento 5 Stelle, riceve disposizioni dalla plutocrazia. Vogliamo parlare del suo passato in Telecom? Io sono convinto che sia un massone, il suo atteggiamento richiama palesemente quel tipo di associazione».
D. Chi vede bene all’interno dei Cinque Stelle?
R. «Luigi Di Maio. È uno che parla bene, ha le idee chiare e, allo stesso tempo, è cauto. Può fare carriera. Compensa l’irruenza di Grillo che, diciamoci la verità, sta lì più per questioni personali. Non gli interessano tanto i soldi, lui ce l’ha con il Pd, ancor più che con Berlusconi, perché all’epoca lo cacciarono dalla Rai. Si vuole vendicare».
D. Dunque, politicamente parlando, Renzi non è un giovane vecchio?
R. «No. Intendiamoci, Renzi, oltre che dalla sua base, è spinto anche da Confindustria. Ma non ha fatto le scarpe a Letta, come tanti affermano. Letta è caduto perché era un incapace, ha aspettato rimanendo passivo, glielo si legge in faccia che è un remissivo. Ma soprattutto non ha capito che il sistema non si salva con le larghe intese, ma con un bipartitismo all’americana o all’inglese. Incontrando Berlusconi, Matteo ha voluto chiarire questo».
D. È anche vero che Renzi aveva dichiarato di non volere andare al governo, se non passando per le elezioni.
R. «Ma non aveva scelta, se si fosse rifiutato, avrebbe perso il treno. Quelli come Giuseppe Civati ce l’hanno con lui, perché quando Matteo è arrivato loro gli stavano sopra, e alla fine lui li ha superati».
D. Professor Cancemi, oggi che è in pensione come trascorre il suo tempo?
R. «Continuo a leggere e a studiare, perché c’è sempre da imparare. Diceva Socrate: “Io so di non sapere”».
D. Lo sa anche Renzi?
R. «In fondo sì, ma la sua voglia di fare mette quella vocina un po’ in disparte. Uno che a 39 anni, però, riesce a raggiungere il vertice come ha fatto lui non può che essere il migliore».
D. Si sente un po’ il suo mentore?
R. «Io ho fatto solo il mio dovere. Sono un fiero sostenitore della meritocrazia, credo che il potere debba essere dei migliori. E Matteo è uno capace, lo dicevo sempre anche ai suoi genitori, quando venivano a parlare con me. Li rassicuravo sul fatto che studiasse e fosse bravo. Sapevo che ce l’avrebbe fatta, non mi ha stupito in questo senso».
D. Vi sentite qualche volta?
R. «No, no. Sarebbe inopportuno adesso. Non telefono a Matteo per principio. Oggi, con tutte queste intercettazioni, sono in grado di prendere una frase e inventarsi chissà che cosa. L’ultima cosa che desidero è metterlo in difficoltà. Quello che avevo da dirgli lo scrissi anni fa in una lettera. Avevo già pronosticato tutto, quando divenne sindaco di Firenze».
D. Abbiamo capito che Renzi è bravo, ma un consiglio da dargli ce l’ha?
R. «Vede, il grande Niccolò Machiavelli diceva una cosa molto saggia: “Raggiungere il potere è relativamente facile, difficile è mantenerlo”. Sarà un compito arduo per Matteo. L’unica cosa che posso dirgli è: sii cauto, e guardati bene le spalle».