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 2014  marzo 02 Domenica calendario

“DARK WEB”, IL MONDO OSCURO DELLA RETE TRA BUSINESS E ILLEGALITÀ


Spacciatori, pedofili, truffatori, ladri d’identità, venditori di armi e di farmaci clandestini. E hacker pronti a tutto. Basta pagare. Eccola, la foto di gruppo del “deep web”, o “dark web”: la parte profonda della Rete, quella fatta dai siti che non compaiono sui motori di ricerca e accessibili solo con speciali software. Un mondo dove chiunque può essere chiunque, perché l’ingrediente fondamentale è l’anonimato. Assoluto. A spalancare il lato oscuro del web sono programmini gratuiti come “Tor”, che con un clic maschera l’indirizzo virtuale del computer dietro un giro informatico di scatole cinesi.
Doveva servire per sfuggire alle censure e proteggersi da regimi oppressivi. Invece l’obiettivo prevalente è diventato un altro: eludere la legge e fare soldi. Così, nel deep web da tempo prosperano supermercati online della droga e siti pedopornografici. Ma più di recente sono nate anche comunità dove si comprano e vendono beni illegali di ogni genere, ci si scambiano consigli, si pianificano ricatti e attacchi informatici. Non è solo retorica o mitologia: come abbiamo potuto verificare, il traffico – protetto dalla tecnologia – gira e funziona. E sposta un mare di bitcoin: i tanto discussi soldi digitali, anonimi pure quelli, virtuali ma concretissimi.
Tra i siti italiani di questo tipo, quello più frequentato – con 7.200 utenti – si chiama Cipolla. In apparenza, un innocuo forum che si autodefinisce “il tuo rifugio anonimo preferito”. In realtà, un mercatino dell’illegalità estesissimo e con un’unica norma esplicita: “La darknet è una terra ostile: la regola comune non scritta è non fidarsi di nessuno”. Nato a gennaio 2012, poi chiuso e risorto lo scorso agosto, il forum di “Cipolla” ha ospitato un traffico instancabile tra banconote false e armi, droghe, password di Facebook, decoder Sky taroccati e così via. Un giro di proporzioni tali da spaventare persino chi il sito lo gestiva. E così, dal 20 febbraio, il forum ha chiuso.
“Volevamo creare un mercato libero che favorisse gli utenti e non la criminalità organizzata, ma non ci siamo riusciti”, scrivono gli amministratori. Che promettono di far risorgere ancora la community, ma questa volta in forma chiusa, a inviti, e depurata dalle compravendite. La fine di tutto il sistema? Nient’affatto. Gli affezionati del mercatino criminale si sono già organizzati e stanno migrando altrove. Sempre nel deep web ma a un altro indirizzo, su un sito messo in piedi a tempo record, che si chiamerà “Italian DarkNet Community®” (sì, con tanto di copyright) e avrà un prezzo d’ingresso di 9 euro.
Prima che “Cipolla” sparisse, ci abbiamo passato un paio di mesi. Infilando le mani in una criminalità tutt’altro che virtuale. Iniziamo con un annuncio nella sezione “Cerco”, chiedendo di un farmaco oncologico raro e costoso. Bastano poche ore e ci arrivano due messaggi privati, di venditori specializzati nel ramo. O presunti tali. Tra questi c’è “ignazio20”: dice di lavorare in un ospedale del Lazio e di poter avere il farmaco in pochi giorni. Ci affidiamo a lui e gli inviamo una caparra, ma da quel momento sparirà nel nulla. Avevamo violato l’unica regola del dark web: mai fidarsi.
Dopo il tentativo a vuoto, capiamo che l’unico sistema pseudo-sicuro è far passare ogni transazione per un intermediario “certificato”. Un utente che fa da arbitro, incassa i bitcoin dall’acquirente e li trasferisce al venditore solo dopo che la merce è stata consegnata. E - chiaro - dopo aver dedotto la sua commissione. Anche così non sempre va tutto liscio, ma il sistema funziona. Fin troppo.
Con questo giro a tre di soldi virtuali, abbiamo potuto acquistare cose che non ci saremmo aspettati di trovare nemmeno nel dark web. Un antidepressivo con scatola originale e in italiano. Le fotocopie delle carte d’identità di persone reali e all’oscuro di tutto. Il kit digitale per creare un documento falso. Un taser, arma a impulsi elettrici che in Italia è vietato anche solo portare in giro. E una ricarica per il cellulare, comprata a metà prezzo. Ne vedete le foto in questa pagina.
È bene ricordarlo: si tratta di acquisti illegali e assolutamente da non imitare. Il materiale è già stato messo a disposizione della Polizia Postale per le indagini del caso.
Nel giro di sei mesi, “Cipolla 2.0” ha messo insieme trentamila messaggi pubblici. Anche dove non ci si scambiava merce, ma consigli e opinioni, a dominare è una retorica inquietante, che esalta l’illegalità a valore massimo e ignora tutti gli altri. C’è persino una sezione “Idee cattive”, dove si discorre di omicidi, ricatti, furti d’identità. «Spesso mi viene in mente quanto sarebbe bello se tutti i politici morissero, magari con una bella bomba in Parlamento potremmo sbarazzarci di questi bastardi», scrive qualcuno. «Un mio conoscente mi ha confessato di essere gay e di essersi innamorato di me. Come posso ricattarlo per farci qualche soldino?», chiede un altro. E così via.
In questo mondo di cinismo ha trovato posto anche il dibattito su Stamina e per settimane, nel forum, si è discusso su come trasformare il caso in una guerra informatica. La proposta era violare la casella postale del ministro Lorenzin, il sito del Ministero, oppure - non è chiaro il nesso - quello di Equitalia. Poi, un attacco informatico al sito del Ministero c’è stato davvero, il 9 febbraio. Ma pare siano stati altri hacker, quelli di Anonymous, per la loro “campagna” pro-cannabis.