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 2014  marzo 05 Mercoledì calendario

PERISCOPIO


Renzi, il mio governo snello sarà composto da 44 sottosegretari di cui 9 viceministri. Un falso magro. @senzapaga via Twitter

Italia - Purtroppo la grande bellezza è solo un film. Jena. la Stampa.

Paolo Sorrentino dice di essersi ispirato a Maradona. Poi Equitalia gli pignora l’Oscar. Spinoza. Il Fatto.

Gli antifascisti idioti e bugiardi hanno fatto passare il fascismo per una tragedia eschilea. Ma non era nemmeno una commedia. Era solo una farsa alla De Filippo. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Rizzoli.

Oggi chi fa cultura è visto come un nullafacente, quasi un parassita che si occupa di cose non necessarie, se non a sé medesimo. Non avevo idea si potesse scrivere su un giornale la frase. «Tempo di lettura quattro minuti». Traduzione: non spaventarti, in fondo, per leggere sta roba, ci vuole poco. Lea Vergine, storico dell’arte. l’Espresso.

I giovani sono spesso dei coglioni perché le loro voci sono spesso degli echi. È normale che le loro parole siano piene di cliché, essi apprendono, essi ripetono. Mai la gioventù è stata così poco sicura di sé stessa. Il mondo nel quale essa entra non gli propone che della precarietà. L’elogio che le si fa è inversamente proporzionale alla fragilità nella quale essa si trova. Régis Debray, Le bel àge. Flammarion.

L’attore Grillo non sopporta la fine della magia, il trucco che cola, l’uscita dal camerino senza fila di sconosciuti che si intrufolano per complimentarsi («Sa, l’ho vista dieci anni fa nel posto Tal dei Tali, si ricorda?»). L’attore non sopporta più di non essere prestigiatore: «Chiudete questi cazzo di ombrelli», diceva Grillo e la gente in piazza li chiudeva, nonostante la pioggia. Oggi non più. Marianni Rizzini. Il Foglio.

La sinistra italiana ha un’infatuazione retorica per l’Europa. E non capisce che questa Europa sta distruggendo se stessa. Se continua così non resterà molto delle grandi conquiste culturali, economiche e sociali degli ultimi cinquant’anni, niente di tutto ciò che ha animato l’ideale europeista. Oggi i veri europei capiscono che il problema è questa Europa dittatoriale a trazione tedesca, un paese che sta forse realizzando un suo antico sogno di dominio. Deve essere chiaro che in Italia nulla sarà più come prima, soffriremo le conseguenze di ciò che sta succedendo sulla nostra pelle, in termini di servizi minimi, di stato sociale, di reddito e di qualità di vita. I tedeschi pensano di potercela fare e di usarci per attirare i nostri migliori laureati e un po’ di nostra manodopera. Sergio Cesaratto, docente di economia all’università di Siena. Il Foglio.

Un giorno entrò nella galleria di Castelli a New York un personaggio con i capelli bianchi, una cinepresa, un gruppo di persone. Nessuno gli diede corda. Era Andy Warhol, seguito dai Velvet Underground. Gianfranco Baruchello, artista. il venerdì.

La posizione filosofica della Organizzazione è perfettamente chiara: la cosa importante è essere, guai apparire. E questo porta molti proseliti, attratti dalla semplicità del denaro. Massimo Bucchi. il venerdì.

Mio marito non concepiva soste neanche in vacanza. Né il giorno del nostro matrimonio: dopo la cerimonia era già nel suo studio a inseguire un’idea. Doroty Lichtenstein. il venerdì.

Ieri, Santa Incerta di Casablanca, era la festa di Amanda Lear. Amurri & Verde, News. Mondadori.

Guidando in una strada di Praga, guarda nello specchietto retrovisore e si accorge che dietro alla sua c’è sempre la stessa macchina. Non ha mai dubitato di essere seguito, ma finora lo hanno sempre fatto con discrezione magistrale. Oggi, dunque, la situazione è radicalmente cambiata: vogliono che si accorga di loro. Milan Kundera, Il libro del riso e dell’oblio. Bompiani. 1978.

Verso nord-ovest il cielo chiaro scopre la mole imponente del Rosa, candido altare di giganti; o forse, ti dici, osservandolo da un incrocio congestionato, onda immensa, colata di roccia pietrificata in un istante, in un oceano primordiale. Ma come sembrate tutte vicine, stamattina, ti meravigli; sospettando quasi che nella notte le montagne, quatte, si siano approssimate a Milano. Non vi vediamo mai, sempre chini come siamo dentro la foschia, sull’asfalto, chiusi in angusti orizzonti; e poi un giorno il vento apre il cielo, ed eccovi. Non ve ne siete mai andate. (E dunque da lassù, in quest’aria di vetro, si vedono i grattacieli di Milano? Forse solitari animali selvatici dalle cime silenziose contemplano le guglie del Duomo, e le credono, così vertiginose, anche quelle, vette di altre, remote montagne?). Le sorelle possenti attorno alla pianura ci sono sempre e da sempre, esercito schierato a proteggerci dai grandi freddi del nord; ma noi, quasi mai le vediamo. Siamo abituati al nostro cielo appannato, e la cappa di vapori e fumi ci fa credere quasi che laggiù, dove la città finisce, non ci sia niente. Poi, una notte, il vento soffia forte, e all’alba eccole, le Alpi, appena in fondo a strade ben note. Torni a guidare, assorta ora in altri pensieri: che le montagne da milioni di anni di guardia alla pianura, eppure spesso invisibili, siano come quel Dio che con gli occhi non sappiamo vedere? Eppure c’è e veglia per l’eternità, fedele. (Siamo semplicemente noi, che non vediamo). Marina Corradi. Avvenire.

Come mai si dice. «Vado a farmi visitare dal dottore», mentre si dice. «Ho un appuntamento dal dentista»? Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton editori.

Nel settore delle lampade l’Italia, miracolosamente, primeggia ancora, sposando forma, funzione, bellezza e novità. Escono continuamente nuovi modelli (l’industria illuminotecnica non è la Fiat) e dietro questi splendidi cataloghi, tanti magnifici siti, intravedo una tensione giovane, una ricerca inesausta. Sono aziende che esportano moltissimo, altrimenti avrebbe chiuso da quel dì. Camillo Langone. Il Foglio.

Negli anni Cinquanta i figli dei ricchi e litigiosi genitori passavano le vacanze estive al mare e in montagna con i Padri gesuiti. Era un sollievo per tutti. Lontano dagli occhi tristi e giudicanti della prole, i genitori potevano scannarsi in libertà mentre i figli trovavano un po’ di serenità e di allegria. Verso i papà nutrivamo un odio violento, il modo con cui trattavano le nostre mamme non ci piaceva, e ancora più ci dispiaceva che la mamma, nonostante tutto, continuasse amare papà inseguendolo per il mondo, lui e tutte le sue amanti. Umberto Silva. Il Foglio.

I predicatori mi fanno più paura del peccatore. Roberto Gervaso. il Messaggero.