Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 5/3/2014, 5 marzo 2014
PIZZAROTTI IN RAMPA DI LANCIO
Fuori un altro. Il sindaco grillino più importante (e famoso), Federico Pizzarotti, conferma che terrà la riunione (il 15 marzo) degli aspiranti sindaci 5stelle che Grillo ha vietato. Quindi è guerra. Anche perché 5 sindaci grillini hanno confermato che parteciperanno e quindi si sono schierati con Pizzarotti, mentre il tandem Grillo-Casaleggio ha mobilitato i fedelissimi che in rete stanno già crucifiggendo il sindaco: («chissà perché l’unico grillino che governa qualcosa di serio si è messo contro Grillo», scrive sul sito del guru un certo Francesco Cocco, «Pizzarotti votava Idv, rifondazione, anche radicali», aggiunge un altro seguace, Enrico Veronese, «Il compito di Pizzarotti è fare il sindaco e non organizzare assemblee nazionali.
Sono semplici regole che funzionano da sempre_..difficile capirle?», annota un deputato 5stelle, Cosimo Petraroli).
Quindi l’ennesimo terremoto scuote i pentastellati, anche perché la riunione del 15 rischia di essere uno spartiacque, secondo Grillo chi parteciperà è fuori, secondo Pizzarotti sarà invece il cuore pulsante di un movimento che (si diceva) nasce dal basso.
Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia-Romagna, un altro delle vittime delle fatwa grillesche, espulso via blog, dice: «Lo avevo previsto che prima o poi sarebbe toccato anche a lui. Era nella black list di Grillo perché prima lavoravamo insieme, e quando venni espulso io, Pizzarotti non fece il talebano con me, si comportò senza prendere le distanze. E ancora di più perché, appena diventato sindaco, avrebbe voluto Valentino Tavolazzi, il primo espulso via blog, come direttore generale del Comune di Parma».
A Pizzarotti non è bastata la capacità diplomatica: finora era riuscito a barcamenarsi tra gli ukase di Grillo e il buonsenso. Anche in occasione del benservito ai quattro senatori aveva calibrato le parole: «Non capisco, datemi elementi, per ora non ne comprendo le ragioni». Ma è bastato perché Grillo caricasse il cannone e su tweet scrivesse che il preannunciato incontro organizzato da Pizzarotti con gli amministratori e aspiranti-amministratori 5stelle non si doveva fare perché non concordato con lui. Una lite, che nel codice di Grillo significa espulsione. Tanto che Pippo Civati ha già invitato Pizzarotti al confronto-incontro: «Pizza, pensaci». Non a caso Civati e Pizzarotti si sono ritrovati a Milano alla presentazione di un libro sul sindaco, un tributo alla politica dei piccoli passi.
Il movimento grillino rischia la frantumazione. Pizzarotti ha evitato polemiche ma rispondendo che l’incontro si terrà lo stesso ha voluto ribadire che non farà dietrofront: la guerre c’est la guerre. Così dopo avere decimato i gruppi parlamentari, il cartellino rosso di Grillo priverà il movimento anche del suo sindaco-simbolo. Sì perché è evidente che l’iniziativa del guru di scomunicarlo via twitter è l’inizio della tempesta. Pizzarotti paga soprattutto la non acritica adesione alla campagna d’espulsioni. La riunione non autorizzata è una banale scusa, tanto che il sindaco ha risposto, sempre via twitter: «È la stessa riunione organizzata lo scorso anno». Allora Grillo non ebbe nulla da ridire. La riunione «sarà una bella occasione per incontrarci e condividere le nostre esperienze - ha postato il sindaco. - Vi aspettiamo numerosi, sarà un’occasione per fare rete».
Essa si sta trasformando invece nell’occasione della resa dei conti. Guai che si muova foglia nel movimento e quella pur blanda solidarietà ai senatori espulsi ha reso definitivamente inviso il sindaco allo stato maggiore stellato. Pizzarotti c’era andato in punta di fioretto: «Questa vicenda mi ha lasciato con l’amaro in bocca e sapendo che i problemi degli italiani sono altri perdere tempo in spaccature e dissidi interni ci indebolisce e delude tante persone che ci sono vicine».
Grillo e Casaleggio ci hanno pensato su alcuni giorni poi hanno deciso di asfaltare il loro uomo tricolore. E salta così fuori anche il nervo scoperto di Grillo: l’inceneritore di Parma. Grillo in campagna elettorale aveva detto: «Per accendere l’impianto dovranno passare sul mio cadavere». Ma ormai l’impianto era pronto e il sindaco, minacciato dalla multiutility Iren della richiesta di un risarcimento milionario, non è riuscito a bloccarlo. Uno smacco, che Grillo non ha digerito, nonostante le spiegazioni del sindaco. Perciò le nubi hanno cominciato ad addensarsi su quella che Grillo aveva chiamato nel suo show elettorale in città: «la nostra piccola Stalingrado».
A Parma tutti i grillini sono schierati con Pizzarotti, lo seguiranno in blocco (o quasi) i 21 consiglieri comunali, i dirigenti dei due meetup, solidarietà gli hanno espresso i già espulsi, a cominciare da Favia. Il capogruppo Pd in Comune, Nicola Dall’Olio chiede: «Cosa faranno i 21 consiglieri? Prenderanno le parti di Pizzarotti, rinnegando il movimento per salvare l’amministrazione e dare vita a un nuovo civismo di palazzo, oppure sacrificheranno il sindaco e se stessi sull’altare della rivoluzione grillina?»
Intanto il deputato 5stelle Cristian Iannuzzi prende coraggio e per primo affronta, seppur con circospezione, la questione su facebook, inserendo il diktat di Grillo con sotto «mi dipsiace». Un altro deputato, Giuseppe Vacciano, si aggiunge al dispiacere del collega e aggiunge: «Speriamo che si facciano una telefonata e si chiuda qui. Non credo valga la pena esasperare gli animi per una cosa del genere. Offro io le 200 lire». Altri due in lista d’attesa?