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 2014  marzo 05 Mercoledì calendario

PARMA SALVA I CONTI «CEDENDO» IL MARCHIO


Il Parma Football Club salva i conti con la cessione del marchio e del contratto con la concessionaria di pubblicità sportiva a una società, Parma Fc Brand Srl, controllata interamente dal suo azionista unico, la Eventi Sportivi Spa di Brescia.
Un’operazione in famiglia attraverso la quale il presidente del club, Tommaso Ghirardi, ha iscritto nel bilancio al 30 giugno 2013 plusvalenze nette per 30,7 milioni di euro (di cui 22,7 milioni dalla cessione del marchio). Questo ha consentito di contenere la perdita netta in bilancio a 3,22 milioni.
Il bilancio beneficia peraltro di plusvalenze nette da cessione calciatori per 18,84 milioni, inferiori ai quasi 50 milioni dell’esercizio precedente. Il bilancio registra anche numerose operazioni di compartecipazione, alcune abbinate alle cessioni di calciatori, con debiti per compartecipazioni per 23,1 milioni. L’impatto reale delle plusvalenze da calciomercato sarebbe inferiore a quanto dichiarato, se il bilancio tenesse conto, nei casi di cessione con compartecipazione, della plusvalenza solo sul 50% del prezzo e non sul 100 per cento.
Ma i laschi principi contabili della Figc, finché il presidente Giancarlo Abete e la Covisoc non si allineeranno ai principi contabili internazionali, consentono questa e altre acrobazie contabili. Come quella del marchio ceduto a se stessi, strada già percorsa da Milan, Inter, Roma e Lazio per importi ben più elevati, per coprire gli squilibri gestionali e patrimoniali con plusvalenze solo sulla carta e rimandare l’obbligo della ricapitalizzazione.
Il Parma di Ghirardi, il cui piano prevede in questo esercizio «possibili tensioni di liquidità» come sottolinea il revisore di PricewaterhouseCoopers (Pwc), ha scelto una strada leggermente diversa, ma nella sostanza analoga: la cessione del marchio (e del contratto con la concessionaria di pubblicità sportiva Gsport Srl) a una società controllata dallo stesso azionista del club. Il 30 giugno 2013 sono stati "venduti" il marchio Parma per 31 milioni (oltre a Iva) e il contratto con la concessionaria per 8 milioni (oltre a Iva), quest’ultimo aveva una validità residua di 5 anni e prevede un minimo garantito di 2,5 milioni l’anno.
Il revisore della PwC, Edoardo Orlandoni, segnala anche queste operazioni con un richiamo di informativa. La relazione al bilancio dice che è prevista la successiva fusione per incorporazione della società "compratrice" del marchio, la Parma Fc Brand, nella Eventi Sportivi, l’azionista unico della squadra di calcio.
Nella scorsa stagione il Parma è arrivato decimo nel campionato di serie A. Il bilancio dichiara un valore della produzione, escludendo le plusvalenze da calciomercato, in crescita da 40,7 a 53 milioni: in questa somma sono però compresi anche gli 8 milioni del prezzo di cessione del contratto di pubblicità, per cui i ricavi effettivi dell’attività caratteristica sarebbero 45 milioni. La voce più importante delle entrate sono i diritti tv, 33,94 milioni rispetto ai 29,8 milioni dell’esercizio precedente. Il costo del personale, 43,5 milioni, si mangia quasi interamente i ricavi caratteristici.
Ghirardi viene rimproverato dalla società di revisione e dal collegio sindacale presieduto da Mario Bastianon per un’altra operazione, «non conforme ai principi contabili di riferimento»: il bilancio non ha rilevato tra gli oneri i premi e diritti di immagine, già maturati al 30 giugno 2013, per 3 milioni «riconducibili a 7 calciatori». Nel settembre 2013 il Parma e i 7 calciatori hanno sottoscritto un accordo che prevedeva la rinuncia ai premi in cambio dell’aumento del loro contratto per circa 3 milioni nell’attuale stagione. In questo modo, secondo PwC e collegio sindacale, il Parma ha rinviato un costo che doveva sostenere nel bilancio al 30 giugno 2013, nel quale la perdita è di conseguenza «sottostimata» di 3 milioni.