Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 05 Mercoledì calendario

«FESTEGGIAMO, MA NON COME NEL FILM...»

[Intervista a Galatea Ranzi] –

La grande bellezza, il supercandi­dato agli Academy Awards, ce l’ha fatta. Ha vinto l’Oscar. Sono giorni speciali per Galatea Ranzi, la radical chic Stefania nel film, al debutto nel­la soap opera, Centovetrine .
Ci contava?
«Cercavo di non pensarci per poi non rimanerci male. Noi tutti del cast ci siamo trattenuti, siamo stati molto silenziosi, evitando di chia­marci. Fino a poco tempo prima, con Verdone ci si scambiava regolarmen­te messaggi, poi abbiamo preferito evitare. Figuriamoci con Servillo, na­poletano e dunque scaramantico».
A proposito, come ha lavorato con Servillo?
«Benissimo. Mi ha colpito la legge­rezza nella recitazione, ricorda un ac­querello».
E con Sorrentino?
«Stupisce il suo grado di tranquilli­tà sul set. È preciso, ironico, sorriden­te. Capita che i registi si preoccupi­no, innervosendosi. Non è il suo ca­so: è molto padrone di sé».
Ritirando il premio, Sorrentino ha citato Maradona fra le fonti di ispirazione. In che senso?
«Non so il motivo, ma detto da Sor­rentino, che ha il gusto del cattivo gu­sto, non mi stupisce».
E ora che farete?
«Spero una festa, ma vera. Non co­me quelle del film».
Che cosa rappresenta per l’Italia questo Oscar?
«Visto che il film racconta tanti no­stri difetti, spero che non passi un messaggio distorto del nostro Paese. Mi auguro che possa essere un pal­loncino al cui filo aggrapparsi per su­perare questa fase di crisi».
Perché La brande bellezza sta ri­scuotendo tanto successo, e so­prattutto negli Usa?
«La reazione nazionale è diversa da quella internazionale. Da noi ha scatenato dibattiti, ed è questo il pre­gio del film. Tutti ne hanno ricono­sciuto l’alto livello. È il senso del film a dividere. Si parla di problemi mol­to nostri, verso i quali siamo dunque reattivi. All’estero ha colpito il ritrat­to di un’Italia diversa da quella stereotipata».
Un ritratto certo iperbolico...
«Sicuramente. Sorrentino analiz­za e porta sotto la lente una certa fa­scia di persone. Trovo straordinario il titolo, perché ci sono personaggi brutti, ma ognuno ha la disperata ne­cessità di aggrapparsi a qualcosa di bello, non riuscendovi. Come Stefa­nia, che si nasconde dietro la faccia­ta di una famiglia perfetta, si atteggia a donna efficiente, presente, dinami­ca ».
In aprile lei tornerà al teatro e de­butterà (Chiasso-Milano) in Fe­dra. Diritto all’amore . Chi è que­sta Fedra?
«Il personaggio è molto archetipi­co. Ma è interessante la rilettura di Eva Cantarella, autrice del testo. Ne esce una figura contemporanea. Il t­e­ma è quello dello scatto della vita che ti fa voler tornare giovane, andare in­dietro, ripercorrere e cercare di rivi­vere la grande emozione dell’inna­moramento».