Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 05 Mercoledì calendario

OMERTÀ, AFFARI E SUPER-PARCELLE CHIUSA L’INCHIESTA SULLA ASL IN MANO AI FRATELLI GENTILE


Quell’Azienda sanitaria fa paura. Letteralmente. A Cosenza, il sistema pubblico più vicino all’influenza politico elettorale dei fratelli Antonio e Pino Gentile, valore di produzione un miliardo di euro l’anno, risulta penetrato «da diffuse e radicate illegalità », dal «caos organizzativo », dal «ricorso massivo a incarichi e consulenze esterne». Un mondo parallelo in cui i super-avvocati beneficiati dai pagamenti si ripromettono al telefono «di fare quadrato contro la magistratura », e dove interi pezzi di sanità pubblica come gli ospedali di Paola e Cetraro appaiono praticamente in mano a luogotenenti delle cosche calabresi. Anche se «né il direttore generale Gianfranco Scarpelli — tiene a precisare la relazione finale del prefetto, che finirà sul tavolo del ministro Angelino Alfano — né il management risulta legato, anche solo indirettamente, alla criminalità organizzata».
Eppure, a leggere la richiesta di misura cautelare firmata dal procuratore aggiunto di Cosenza, Domenico Airoma, e dal pm Domenico Assumma, quell’Azienda guidata fino a poco fa dal dg Scarpelli, per designazione politica dei fratelli Antonio e Pino Gentile, è dominata «da una diffusa omertà». Al punto che persino una funzionaria dello Stato, una dei tre membri della commissione d’accesso inviata in quell’Asp un anno fa dall’allora prefetto, si è rifiutata, il 14 gennaio scorso, di rispondere alle domande dei carabinieri inviati dalla Procura, per approfondire meglio quanto era stato rilevato nel dettaglio dalla loro indagine. É la dottoressa Carla Fragomeni (non citata per nome) a manifestare, scrivono i pm, «ritrosia a rendere dichiarazioni»: atteggiamento che «desta sconcerto ». Chiosano i magistrati: «Tutto ciò costituisce allarmante indice di quanta soggezione incutano lo Scarpelli, e verosimilmente, tutti coloro che dello stesso sono i referenti politici».
Eccolo, il profilo dell’iceberg che spunta dagli atti in mano agli inquirenti. Così rischia di allargarsi lo scandalo sul sistema che ormai preoccupa “i signori del voto” di Cosenza: Antonio Gentile, senatore e leader regionale del Ncd, costretto a dimettersi da sottosegretario per le conseguenze delle pressioni choc esercitate dallo stampatore suo amico, Umberto De Rose, sul giornale l’Ora della Calabria affinché non si occupasse dell’inchiesta; suo figlio Andrea, indagato insieme con il super-penalista Nicola Gaetano per associazione per delinquere e truffa, con posizione stralciata ed inviata per competenza a Paola; mentre Pino Gentile, il fratello di Tonino e zio di Andrea che è assessore regionale alle Infrastrutture nella giunta Scopelliti, compare invece nelle intercettazioni che ora travolgono la Asp di Scarpelli.
Intanto è già stato depositato l’avviso di conclusione indagini: ora si va verso il rinvio a giudizio di nove inquisiti, e in cima ci sono gli eccellenti, il dg Scarpelli e il suo alter ego, Nicola Gaetano che la pubblica accusa definisce «un direttore generale di fatto». Gaetano è lo stesso professionista che in soli due anni e mezzo, stando agli accertamenti della Guardia di Finanza, ha incassato dall’Asp quasi un milione di euro in incarichi. E, caso singolare, ne ha versati solo un piccolo gruzzolo, 50mila euro, al figlio di Antonio Gentile, l’avvocato Andrea: per prestazioni professionali «non motivate o inesistenti». Si chiamavano “compari” loro due, al telefono. Lo stesso Andrea Gentile, come conferma il procuratore capo Dario Granieri, presto potrebbe essere chiamato in Procura a dare la sua versione dei fatti sulla telefonata choc delle pressioni esercitate su L’ora della Calabria.
Scrivono ancora i magistrati, Airoma e Assumma, a proposito della «soggezione» che incutono i referenti politici di Scarpelli: «A tale ultimo riguardo, appare oltremodo significativa la seguente conversazione intercorsa tra Scarpelli e Pino Gentile, nel corso della quale il dg dell’Asp fornisce eloquente dimostrazione del fatto che le proprie scelte ammini-strative debbano rispondere alle indicazioni di precisi referenti politici». La telefonata è del 25 settembre 2013, Gentile mostra di avere agganci per ricevere informazioni riservate. Gentile: «Quella cosa che tu mi hai detto della magistratura, non è vera proprio, capito? Che dietro la cosa c’è sempre quel Russo. Ma intanto tu fagliela fare, una gliela dai provvisoria e l’altra gliela dai, capito?» Scarpelli: «Ah sì ho capito». Gentile: «Che poi non è giusto che noi pochi amici abbiamo e se li perdiamo... ». Scarpelli riceve e rassicura: «Che poi anche se succede qualcosa, la responsabilità penale è personale. Non è che c’entriamo noi». Gentile approva: «È personale infatti. Che c’entriamo noi? Ok? Ciao ciao». E chiude.