Massimo Gaggi, Corriere della Sera 5/3/2014, 5 marzo 2014
LA SCELTA DI APPLE: È UN MANAGER ITALIANO L’UOMO DA 160 MILIARDI
Dalla Luiss, l’università privata romana che non è certo nella «hit parade» delle accademie più prestigiose del mondo, ad uno dei mestieri più ambiti e influenti che si possano immaginare: la gestione dei 160 miliardi di dollari di liquidità della Apple. Quando ha cominciato a circolare ieri mattina la notizia che sarà Luca Maestri, 50 anni, romano, il successore di Peter Oppenheimer sulla poltrona di direttore finanziario (Cfo, «Chief financial officer» nella dizione anglosassone) del gruppo fondato da Steve Jobs, la sorpresa è stata grande.
Per i media americani, certo, ma anche da noi perché Maestri, improvvisamente proiettato in uno degli incarichi di maggiore importanza economica al mondo, è un personaggio sostanzialmente sconosciuto in Italia: uno di quei «cervelli d’esportazione» con una carriera molto brillante, ma tutta vissuta lontano dal nostro Paese, nei quali non è ormai infrequente imbattersi in giro per il mondo. Dopo la laurea a Roma, master a Boston. Poi, per Maestri, sono arrivati incarichi importanti in Xerox, General Motors, dove è rimasto quasi vent’anni (fu responsabile fino al 2005 della joint venture Fiat-GM da parte americana), Nokia e Siemens. Prima di arrivare un anno fa alla Apple, ha sempre lavorato all’estero in sette diversi Paesi, dalla Cina agli Usa, passando per la Thailandia e il Brasile.
Ieri il capo di Apple, Tim Cook, ha spento sul nascere la caccia dei media a retroscena più o meno succosi o cruenti. Nessuna congiura di palazzo: quando è stato «scelto e assunto un anno fa» ha detto Cook, «già sapevamo che Luca, che ha 25 anni di esperienza sui mercati globali e nella gestione finanziaria, sarebbe presto diventato il Cfo di Apple». Oppenheimer, ha aggiunto il capo del gruppo di Cupertino, «va via per suoi motivi personali dopo una gestione di grande successo: nei dieci anni nei quali è stato capo della nostra finanza l’azienda è passata da 8 a 171 miliardi di dollari di fatturato».
Nulla a che vedere con gli esodi precedenti, dopo la scomparsa di Jobs: Ron Johnson, che se ne andò a guidare il gruppo Target, o Scott Forstall, il capo del software iOS, che fu praticamente messo alla porta nella riorganizzazione del 2012, dopo molti scontri interni. Oppenheimer, dice Cook, è «un mio amico personale» e ha fatto benissimo non solo come Cfo ma anche in attività che vanno al di là delle sue competenze aziendali: è lui che ha scelto di andare via. Si ritira a vita privata, non passa a un’altra azienda.
Eppure Oppenheimer ha appena 51 anni, solo uno più di Maestri. La spiegazione la dà lo stesso Oppenheimer: dopo 18 anni in Apple, 10 dei quali molti intensi, sulla poltrona di Cfo, «ho deciso di andare a vivere sulla costa della California centrale dedicandomi di più alla famiglia a Cal Poly, l’università nella quale mi sono formato, e a viaggiare nei luoghi più interessanti del mondo. E poi c’è un’altra cosa a cui tengo: finalmente riuscirò a conseguire il brevetto di pilotaggio che inseguo da anni».
Non sembra una messinscena: Luca Maestri effettivamente è stato affiancato da un anno ad Oppenheimer come vicepresidente di Apple per la finanza e «corporate controller». Ora comincerà a subentrare ad Oppenheimer a giugno con un graduale trasferimento delle competenze che andrà avanti per tutta l’estate in un anno che si delinea finanziariamente molto delicato per la Apple: la società, a lungo incalzata da alcuni «azionisti attivisti» come Carl Icahn che chiedono una distribuzione delle riserve accumulate dal gruppo, si è impegnata ad effettuare entro fine anno un «buy back» (riacquisto di azioni proprie) di ben 30 miliardi di dollari. Il direttore finanziario uscente resterà a fianco di Maestri fino a fine settembre, poi si dedicherà alla scuola di pilotaggio. E anche Luca dovrà imparare a volare da solo.
Massimo Gaggi