Guido Santevecchi, Corriere della Sera 5/3/2014, 5 marzo 2014
LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DI XI
Nella Grande Sala del Popolo in Piazza Tienanmen si celebra la versione annuale di «democrazia con caratteristiche cinesi». Da oggi e per otto giorni si riuniscono poco meno di tremila deputati del Congresso nazionale del popolo, chiamato a mettere il timbro sulle politiche decise dal vertice del partito-Stato. Il primo annuncio, nella presentazione davanti alla stampa: «Abbiamo preso 17 misure per migliorare la moralità del Congresso: niente cerimonie di benvenuto e buona ripartenza ai delegati; niente inviti reciproci a cena; niente regali e souvenir; niente cene costose con vini e liquori di marca, solo buffet», ha detto la portavoce. In questa nuova austerità sono contingentate anche le bottiglie d’acqua minerale per i delegati: avranno etichette nominative e ai commessi è stato ordinato di non sostituirle se non sono vuote. Subito dopo, la portavoce ha parlato delle dispute territoriali nel Mar cinese: «Risponderemo efficacemente a ogni provocazione sul fronte della sicurezza nazionale, per salvaguardare la nostra integrità». Il presidente Xi Jinping, nel primo anno del suo impero, ha portato ai ferri corti la sfida con il Giappone per le isole Senkaku/Diaoyu e ha lanciato una campagna contro le ruberie dei funzionari che sta mietendo migliaia di vittime. Sotto inchiesta è finito anche l’ex capo dei servizi segreti ed ex membro del Politburo Zhou Yongkang, un (ex) intoccabile. Uno sviluppo sorprendente se si considera che Xi era arrivato all’elezione a segretario generale del Partito comunista nel novembre 2012 tra mille incertezze, compreso un buco nero di due settimane a settembre 2012, quando era scomparso senza spiegazioni. Da allora il sessantunenne Xi ha accumulato poteri mai avuti dai suoi predecessori: ha trasformato una leadership collettiva, che sembrava di statue di cera tutte uguali, in uno strumento affilato per il controllo del governo e delle riforme. Ha fatto passare l’istituzione di un Consiglio di sicurezza nazionale simile a quello della Casa Bianca; un gruppo ristretto di guida dell’economia; uno per la sicurezza di Internet che vuole fare della Cina una cyber-potenza. E dei tre consigli Xi si è messo alla testa. Questi poteri rafforzati serviranno a Xi per affrontare le grandi sfide che la Cina non può più rinviare: cambio del modello di crescita; lotta alla corruzione dilagante; inquinamento soffocante. Xi ha detto che le forze di mercato avranno «un ruolo decisivo»; ha aggiunto che la proprietà di Stato deve continuare ad avere «il ruolo guida». Un capolavoro di equilibrismo e spregiudicatezza. «È l’età d’oro del neo-autoritarismo» per la Cina, ha detto il professor Xiao Gongqin, docente di Storia a Shanghai e autore del saggio «Addio al romanticismo politico».