Cristina Taglietti, La Lettura 2/3/2014, 2 marzo 2014
LO STREGA IN CERCA DI UN POSTO DI LAVORO
Il premio Strega, il più importante e controverso riconoscimento letterario italiano, è un buon punto di osservazione per valutare l’impatto sul romanzo della crisi economica che ci ha investiti nel 2008. Precariato, disoccupazione, fallimento, con i corollari di rabbia e disillusione, ricorrono frequentemente nella narrativa ormai da anni ed è inevitabile che anche lo Strega ne porti i segni.
Naturalmente non sempre i temi legati all’attualità, alla contingenza del momento, sono al centro dei romanzi stregati. E non soltanto dieci anni fa, quando la crisi era ancora lontana e potevano vincere romanzi come Il dolore perfetto di Ugo Riccarelli (2004, doppia saga famigliare ambientata a fine Ottocento) o Il viaggiatore notturno di Maurizio Maggiani, sospeso nel deserto sahariano. Spesso, anche negli ultimi anni, hanno prevalso nella cinquina ambientazioni storiche o letterarie, basti pensare a Stabat Mater di Tiziano Scarpa (2009), calato nella Venezia barocca di Antonio Vivaldi, ma anche a Qualcosa di scritto , viaggio intorno alla figura di Pier Paolo Pasolini con cui Emanuele Trevi ha conteso fino all’ultimo la vittoria del 2012 ad Alessandro Piperno (Inseparabili , seconda parte del dittico Il fuoco amico dei ricordi ).
Certo, dal 2010 i temi relativi alla fabbrica, alla crisi dell’impresa, alla finanza, sono stati protagonisti e la narrativa ne ha indagato le ricadute sull’individuo, la famiglia, i rapporti umani. Resistere non serve a niente di Walter Siti, vincitore lo scorso anno, intercetta il punto di contatto tra finanza e soldi sporchi, Storia della mia gente di Edoardo Nesi (2011) racconta invece, in forma autobiografica e a tratti documentaristica, la crisi della piccola impresa nel distretto tessile pratese. Se nella visualizzazione di questa pagina anche Canale Mussolini di Antonio Pennacchi (vincitore nel 2012) rientra in un’area semantica che ha che fare con povertà, profitto, rischio, mancanza di futuro con miserie e rovine di un’altra epoca (quella dei contadini chiamati a bonificare l’Agro Pontino alla fine degli anni Venti), nello stesso anno è con Acciaio di Silvia Avallone, seconda, che la crisi prende la forma di una periferia operaia come quella di Piombino. Ma l’onda lunga della crisi si farà sentire anche negli anni futuri. Secondo uno studio condotto dalla Bristol University e basato su trend identificati anche in passato (negli anni Quaranta e Ottanta soprattutto) la letteratura della depressione dominerà ancora le librerie.