VARI 4/3/2014, 4 marzo 2014
ROMA - "Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità a una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2
ROMA - "Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità a una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3". L’emendamento prevede che sia soppresso l’intero articolo 2 della legge, che disciplina l’elezione del Senato. Il riferimento a palazzo Madama va soppresso anche dal titolo della riforme. Prima firma Lauricella, poi D’Attorre (entrambi esponenti della minoranza Pd). Le altre firme sono di Bindi, Bruno Bossio, Lattuca, Malisani, Murer, Agostini Zoggia, Mognato, Giorgis. Berlusconi, dunque, dà il via libera di Forza Italia alla proposta del deputato Pd D’Attorre per il superamento dell’impasse sulla nuova legge elettorale. Compiendo un passo indietro rispetto all’irritazione con cui stamane era tornato a Roma e suggellando la nuova intesa con Renzi, di cui però sottolinea "con grave disappunto" la "difficoltà" nel "garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati". Accordi che Berlusconi conferma "senza alcun ’patto segreto’ come maliziosamente insinuato da alcuni organi di stampa". Questo il risultato del vertice convocato questa mattina dal Cavaliere a Palazzo Grazioli. Con lo stato maggiore forzista, tra cui il "tessitore" Denis Verdini, Berlusconi ha discusso dell’offerta lanciata ieri da Matteo Renzi: via libera alla riforma della legge elettorale, l’Italicum, ma corredata di un emendamento che ne avrebbe posticipato l’entrata in vigore di 12 mesi. Proposta che non aveva il gradimento del Cavaliere, che ai suoi aveva dato l’ordine di ribadire che i patti vanno rispettati così come sono stati formulati durante l’incontro a largo del Nazareno. Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria nazionale del Pd, considera "positivo che abbiamo trovato l’accordo sulla legge elettorale, segno che il cammino delle riforme può proseguire". Aggiunge il capogruppo alla Camera Roberto Speranza durante l’assemblea dei deputati Pd: l’Italicum "funziona con un sistema monocamerale e ha senso solo come primo passo per le riforme. Occorre legare la legge elettorale con le altre riforme. Non ci serve una legge elettorale per andare a votare tra tre mesi, sarebbe un segnale di resa della politica". Dal Nuovo Centrodestra, a caldo, il commento positivo del coordinatore Gaetano Quagliariello: "Mi sembra che abbia prevalso la ragionevolezza". "Noi - ha sottolineato Quagliariello a sky tg24 - le riforme vogliamo farle, possibili e serie. Avremmo fatto ridere il mondo a fare una riforma inapplicabile per il Senato. Così invece le riforme si possono fare. E anche in tempi brevi". Intanto, slitta alle ore 16 la riunione del Comitato dei Nove della Commissione Affari Costituzionali. "Segnalo che in sede di Comitato dei Nove, tutti i gruppi hanno chiesto un differimento per poter approfondire gli emendamenti" alla legge elettorale, annuncia in Aula il presidente della Commissione Francesco Paolo Sisto (Fi), chiedendo uno slittamento dei lavori dell’Aula. La presidente della Camera Laura Boldrini accoglie la richiesta: la ripresa dell’esame alla Camera è rinviata alle 18,15. Stamani, intanto, Renzi aveva dato il via alla giornata diffondendo ottimismo sulla legge elettorale. Su Twitter il presidente del Consiglio aveva risposto alle domande - formulate in una chiave cinematografica dettata dal trionfo italiano agli Oscar - del direttore di Vanity Fair, Luca Dini. Il quesito chiave: Forza Italia frena sulla riforma del Senato vincolata alla legge elettorale: "Io ti salverò o Irreversible?", aveva chiesto il direttore di Vanity Fair ponendo come opzioni di risposta i titoli delle due celebri pellicole. "Irreversible", era stata la risposta del premier che poi aveva sottolineato: "Ce la facciamo, la portiamo a casa. E sarà una vera rivoluzione" per il Paese. Alla domanda se il rapporto tra Alfano e Berlusconi fosse paragonabile al film "Quasi amici" o a "12 anni schiavo", il premier aveva replicato: "Questa è cattiva, direttore. Diciamo quasi amici dai. Stesso giochino sulla difficile situazione del bilancio di Roma. Cosa descrive meglio la situazione: "Prendi i soldi e scappa" o "Roma città aperta"?, aveva chiesto ancora il giornalista. "Roma città aperta - era stata la risposta - nel senso di trasparenza e responsabilità in questa città così straordinaria". RIASSUNTO DELL’ITALICUM ALESSIO SGHERZA PER REPUBBLICA.IT Proporzionale, premi di maggioranza, soglie di sbarramento, circoscrizioni provinciali e doppio turno. Sono questi gli elementi dell’Italicum, il sistema elettorale che dovrebbe sostituire il Porcellum e garantire rappresentatività e governabilità all’Italia. Il ddl è in discussione alla Camera ed è un punto di incontro tra idee diverse. La base è quella dell’accordo Renzi-Berlusconi, però modificato in base a un accordo raggiunto il 29 gennaio, e forse cambierà ancora prima del via libera. Ecco i punti salienti del nuovo sistema. Le novità riguardano la soglia per accedere al premio di maggioranza, lo sbarramento per i partiti in coalizione, la norma ’salva-Lega’ e le candidature multiple. Uno spagnolo modificato. Il nome Italicum arriva direttamente da Renzi, che lo ha definito così durante la sua presentazione. La base è quella del sistema elettorale spagnolo, ma modificato per adattarlo alle richieste dei partiti italiani fino quasi a stravolgerlo. Il sistema elettorale sarà proporzionale (ovvero il numero di seggi verrà assegnato in proporzione al numero di voti ricevuti) e il calcolo sarà fatto su base nazionale e non provinciale come quello spagnolo, utilizzando la regola "dei più alti resti". Questo dovrebbe favorire almeno parzialmente i partiti più piccoli, che con un calcolo su base provinciale sarebbero stati molto penalizzati. Soglie di sbarramento. Come detto, si è andati incontro ai partiti più piccoli prevedendo una distribuzione dei seggi su base nazionale ma al tempo stesso, per limitare il proliferare di gruppi parlamentari, al riparto potranno accedere solo superando le seguenti soglie: - il 4,5% per i partiti in coalizione (era il 5% prima dell’accordo); - l’8% per i partiti non coalizzati; - il 12% per le coalizioni. È prevista anche una soglia per le minoranze linguistiche nelle regioni che le prevedono: lo sbarramento è del 20% dei voti validi nella circoscrizione dove si presenta. C’è poi l’accordo per la norma ’salva Lega’: i partiti che ottengono il 9% in almeno tre regioni rientrano comunque in Parlamento Nel caso in cui un partito che facesse parte della coalizione che ottiene il premio di maggioranza non superasse la soglia di sbarramento, i suoi voti concorrerebbero al raggiungimento del premio ma sarebbe comunque escluso dal riparto dei seggi, che sarebbero redistribuiti agli altri partiti della coalizione. Circoscrizioni più piccole e liste bloccate. Invece delle 27 circoscrizioni attuali si passa a circoscrizioni di dimensione minore. Saranno circa 120 collegi (ognuno per circa 500mila abitanti) e in ogni ognuno verranno presentate mini-liste bloccate di 3, 4, 5 o 6 candidati. Le liste sono così corte in modo che i nominativi dei candidati possano essere stampati direttamente sulla scheda e dovrebbe - nelle intenzioni dei proponenti - consentire il riconoscimento dei candidati e rispondere all’obiezione della Corte Costituzionale sulle liste bloccate. Non sono previste preferenze. L’eccezione in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. La legge prevede che la regione Val d’Aosta e le province di Trento e Bolzano siano escluse dal sistema proporzionale. Qui si voterà in nove collegi uninominali (8 per T.A.A. e 1 per la Val d’Aosta), come già avveniva con il precedente sistema elettorale. Se alla regione Trentino-Alto Adige sono assegnati più di 8 seggi, questi verranno assegnati con il sistema proporzionale. Premio di maggioranza o doppio turno. Sono due i sistemi ideati per garantire la governabilità. Se il partito o la coalizione più votata dovesse ottenere almeno il 37% dei voti (era il 35% nel testo della commissione), otterrà un premio di maggioranza. Il premio sarà massimo del 15% (era il 18%): il partito o la coalizione più votata arriverà quindi almeno al 52% (320 seggi) ma il premio di maggioranza non potrà portarlo oltre il 55%, ovvero 340 seggi su 617 (sono esclusi dal calcolo il seggio della Valle d’Aosta e i 12 deputati eletti all’estero). Se quindi un partito ottenesse il 45% dei voti, otterrebbe un premio del 10%, arrivando comunque al 55%. Se invece nessun partito o coalizione arrivasse al 37% scatterebbe un secondo turno elettorale per assegnare il premio di maggioranza. Accederebbero al secondo turno i due partiti o coalizioni più votati al primo turno, e il vincente otterrà un premio di maggioranza tale da arrivare al 53% dei seggi (327 deputati). Fra il primo e il secondo turno non sono possibili apparentamenti, a differenza del modello elettorale per i sindaci. Stop candidature multiple. I candidati potranno essere inseriti nelle liste in più di un collegio elettorale, come già succedeva nel Porcellum. Nella prima bozza questa possibilità era esclusa. L’ipotesi però è di non consentire che lo stesso candidato si presenti in più di 3-4 collegi, mentre nel Porcellum non c’era limite. Quote rosa. Nessuno dei due sessi potrà essere rappresentato in misura superiore al 50 per cento (con arrotondamento all’unità inferiore) e nella successione interna gli uomini dovranno essere alternati alle donne. L’inosservanza di questa disposizione comporterà l’inammissibilità del complesso delle candidature di quella lista. Per il Senato stesso sistema elettorale. In attesa della riforma che dovrebbe abolire il Senato, la legge prevede un sistema elettorale identico a quello della Camera, con un premio di maggioranza per arrivare a 169 senatori o (163 senatori in caso di ballottaggio), ma probabilmente - con un emendamento presentato da D’Attorre e in base a un accordo Pd-Ncd - la parte relativa al Senato verrà cancellata. Questa modifica garantirebbe a Ncd che non si andrà alle elezioni prima dell’abolizione del Senato, visto che altrimenti si voterebbe per Palazzo Madama con il Consultellum in vigore, ovvero un proporzionale puro.