Gino Pagliuca, Corriere della Sera 2/3/2014, 2 marzo 2014
ECCO I CONTI DELLA TASSA CITTÀ PER CITTÀ A MILANO 507 EURO PER CENTO METRI
Il meccanismo andrà verificato alla prova dei fatti, ma la maggiorazione di 8 decimi di millesimo di punto sulla Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, deciso dal decreto Enti locali dovrebbe servire a evitare che il nuovo tributo sulla prima abitazione finisca per costare più dell’Imu.
Un rischio che nella stesura uscita dalla legge di Stabilità la Tasi presentava, se si considera che l’Imu prevedeva una detrazione di 200 euro per ogni immobile con le caratteristiche dell’abitazione principale più altri 50 euro per ogni figlio; per il nuovo tributo invece era prevista un’aliquota massima dello 0,25% ma nessun automatismo nelle detrazioni, penalizzando così le case di minor valore catastale. Eventuali agevolazioni potevano stabilirle i Comuni ma a spese dei loro bilanci; gli importi supplementari concessi dal decreto Enti locali andranno invece a finanziare le detrazioni, con la promessa che nessuno finirà per pagare per la Tasi una somma maggiore di quella versata per l’Imu.
Nelle tabelle di questa pagina abbiamo provato a calcolare quanto costerebbe nelle 20 città italiane più popolose la Tasi sull’abitazione principale al massimo dell’aliquota ora possibile se avesse il vincolo di essere inferiore, o al massimo pari rispetto all’Imu pagata nel 2012; i valori considerati sono quelli medi catastali per le categorie più diffuse, la A/2 e la A/3; quattro le dimensioni valutate: 50, 80, 100 e 130 metri quadrati. Nella categoria A/2 i costi maggiori sarebbero sostenuti a Torino, dove per un immobile da 100 metri quadrati il costo della Tasi ammonterebbe a 601 euro, 15 in più rispetto a Roma mentre a Milano si pagherebbero 507 euro. Nella categoria A/3 la capitale si aggiudica la poco ambita palma di città più cara con 554 euro per 100 metri staccando di 113 euro Torino e di 232 Milano.
A proposito del capoluogo lombardo è però doverosa una precisazione: nel 2012 l’aliquota dell’Imu era allo 0,4% e su quella abbiamo effettuato il computo. Nel 2013 Palazzo Marino ha alzato l’aliquota allo 0,6%; si è trattato di un aumento virtuale perché il tributo per il 2013 è stato parzialmente abolito, ma se il conto lo si facesse tenendo come riferimento la delibera 2013 il costo della Tasi salirebbe di 100 euro. Come si vede anche con la Tasi non mancano le complicazioni e solo con la lettura del testo ufficiale del decreto si potranno forse sciogliere alcuni dubbi.
Il primo è appunto verificare se esiste una sorta di clausola di salvaguardia per cui la Tasi sull’abitazione principale non potrà costare più dell’Imu; il secondo riguarda l’entità della maggiorazione: l’interpretazione corrente alla vigilia era che lo 0,08% sia una sommatoria e quindi se un Comune sceglie di aumentare dello 0,08% le aliquote sulle prime case non potrà chiedere nulla in più per gli altri immobili e viceversa. Nella conferenza dopo il Consiglio dei ministri però il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio ha parlato di applicabilità sulle singole tipologie immobiliari, il che si potrebbe intendere: possibilità di incrementare dello 0,08% sia le prime case sia gli altri immobili.
Un terza incertezza riguarda le date di pagamento: la Tasi è una dei due «bracci» dello Iuc, il tributo comunale che prevede anche il pagamento della tassa sui rifiuti, la Tari. Stando alle anticipazioni i Comuni non potranno stabilire date diverse per i due tributi; potranno chiedere il versamento in un minimo di due rate e lasciare la possibilità di effettuare il saldo entro il 16 giugno. Una conferma arriverà solo dal testo del decreto.
Infine un quarto dubbio di carattere più generale: se lo scopo era quello di esentare i contribuenti che prima non pagavano l’Imu e far versare un po’ meno ai possessori di abitazione di maggior valore fiscale non si faceva prima ad alzare le detrazioni sull’Imu? Si sarebbe ottenuto lo stesso risultato evitando un carosello di decreti e acronimi a volte grotteschi.
Gino Pagliuca