Luca Pani, Il Sole 24 Ore 2/3/2014, 2 marzo 2014
IL VELENO NELLE UOVA DI SERPENTE
Questa è una storia di serpenti che si risvegliano e di ambasciatori che dormono. Inizia 2.500 anni fa, agli albori del mondo occidentale, nella Grecia del Dodecaneso, quando le malattie erano un castigo degli Dei e i Templi erano, allo stesso tempo, luoghi di preghiera e di cura. Tra i malati più gravi c’erano gli epilettici; attacchi devastanti scuotevano il corpo e le membra e osavano interrompere persino le funzioni religiose. Fu così che quella malattia venne chiamata il «morbo sacro». I primi serpenti erano lì a pochi passi dal malato rantolante, in una fossa dedicata a loro e simbolicamente rappresentavano la terapia perché ritenuti, erroneamente, gli unici animali immuni da malattie. Dovevano spaventare il paziente inducendo uno stato di shock e fargli apparire il Dio che l’avrebbe salvato. Fu allora che un uomo ebbe il coraggio di ergersi davanti ai Sacerdoti del Tempio e di negare l’intervento divino nelle malattie umane dichiarando che la malattia sacra era dovuta a una disfunzione dell’organismo.
Ippocrate visse tra il 460 e il 370 a.C. nell’isola di Kos, da dove prese origine la scuola razionale, e vennero gettate le fondamenta di tutto il pensiero logico che ancora ci accompagna. Il suo giuramento contiene ancora oggi i cardini di ciò che facciamo da venticinque secoli per proteggere la salute umana. Lo spartiacque tra medicina e magia venne tracciato allora e il solco si è sempre più allargato. La Medicina ha aumentato la durata della vita media di cinque volte, ha abbattuto la mortalità infantile, debellato migliaia di infezioni e curato malattie che sino a solo dieci anni fa erano letali. La magia non ha mai prodotto niente di là da qualche ora di intrattenimento, spettacoli di cabaret e – ultimamente – effetti speciali Hollywoodiani, anche sulla pelle dei malati e delle loro famiglie.
Nei secoli i serpenti vennero liberati dalle fosse, uno di loro si attorciglia ancora simbolicamente attorno al bastone di Asclepio e due incrociati a forma di otto, formano il Caduceo, il bastone sacro di Hermes/Mercurio messaggero degli Dei. In questo modo le divinità mostrano benevola attenzione alla sofferenza umana. Lo scettro passava agli araldi e agli ambasciatori come simbolo della loro funzione divulgatrice e come emblema d’inviolabilità. Medici e farmacisti hanno ereditato questa funzione e giurato di proteggere la Medicina e diffonderla tra tutte le umane genti. Tutte le volte in cui questa funzione è venuta meno, i serpenti si sono risvegliati. Come cento anni fa (1917) quando un tale Clark Stanley iniziò a raccontare come dai serpenti ricavasse un fantomatico olio che curava tutte le malattie. L’intruglio risultò essere una banale miscela di peperoncino, canfora e olio minerale. La truffa fu scoperta grazie all’infaticabile indagine di un giornalista investigativo (Samuel Hopkins Adams).
Gli ultimi serpenti sono quelli dei giorni nostri. Si insinuano viscidamente tra le pieghe più dolorose della sofferenza umana e depositano migliaia di uova malate che covano informazioni distorte, false e violente. In questo modo, con la complicità di tanti e il silenzio di troppi in nome di piccoli malati che hanno tutti i diritti di essere ascoltati e curati ma con terapie sperimentate in modo controllato, si consuma un nuovo delitto: il vilipendio della Medicina.
Come nel vilipendio si registrano disprezzo, rancore e astio espressi con parole, scritti o atti gravemente offensivi verso tutto quello che la Medicina è stata e continua ad essere. Le offese sono indirizzate proprio a coloro che avrebbero dovuto difenderla e rappresentarla e che invece, poggiato il bastone di Asclepio e il Caduceo da una parte, si sono lasciati trascinare dal clamore della piazza o, peggio, dal silenzio delle loro coscienze.