Valeria Di Corrado, Il Tempo 2/3/2014, 2 marzo 2014
UNO SCHIAFFO E UNA CAREZZA DAI VIGILI
[Il verbale di Silvio Bernabei]
«Subivo uno schiaffo e una carezza, per questo decidevo di sottomettermi alla richieste». Così Silvio Bernabei, uno dei tre fratelli titolari dell’omonima enoteca a Trastevere, racconta il 22 febbraio 2012 ai pm la sua storia di ricatti subiti dai vigili urbani. «Quando mi dimostravo più arrendevole i controlli diminuivano», spiega il supertestimone ai magistrati delegati a indagare su un giro di concussione negli esercizi commerciali del centro storico. L’imprenditore del vino ricostruisce anche il ruolo dell’ex comandante della Polizia locale, Angelo Giuliani, ai domiciliari con l’accusa di corruzione e falso in atti pubblici. Il comune denominatore delle due storie è il centro sportivo della Municipale. «Stamo in mano ai bibitari», commenterà Giuliani, in una telefonata intercettata, le indagini sul centro di cui era presidente.
«Sono Bernabei Silvio e con i miei fratelli Paolo e Alessandro gestisco un’attività familiare di distribuzione bevande. L’attività è gestita attraverso 9 società, di cui ciascuno dei fratelli è socio al 33%. Si tratta di un’azienda di famiglia nata nel 1933 e attualmente leader del mercato laziale. Nell’anno 2009 decidevamo di ampliare i nostri uffici siti in Roma, zona Trastevere, via della Luce, immobile di proprietà delle suore Pallottine. Ci rivolgevamo a un nostro conoscente Duilio Valente, in servizio presso il gruppo della Polizia di Roma Capitale nell’ufficio edilizia, il quale ci presentò l’architetto Belmonte. Il predetto doveva seguire tutta la pratica presso gli uffici comunali (presentazione Dia). Dopo un anno circa il Belmonte si presentò presso i nostri uffici e alla presenza del sottoscritto, di mio fratello Paolo e della nostra segretaria ci richiese la somma di 30.000 euro, oltre gli 8.000 euro più Iva già richiesti.
LE TANGENTI
«Quanto ai primi 30 mila euro versati da mio fratello Paolo per mani della segretaria Marianna Nassisi direttamente al geometra Belmonte, in assenza del Valente, ma alla presenza di altro collaboratore Marco Calabrese, gli stessi erano inseriti in una busta con 60 banconote da 500 euro ciascuna. Quando Valente mi chiese altri 30.000 euro non ero a conoscenza del primo pagamento effettuato da mio fratello. In quella circostanza il Valente mi disse che il denaro era per i vigili e che era opportuno che io pagassi altrimenti avrebbero messo i sigilli agli uffici siti in via della Luce. Alle mie rimostranze il Valente aggiunse che il motivo per mettere i sigilli l’avrebbero in qualche modo trovato. Alla fine ho ceduto e gli ho dato quello che potevo dargli, cioè 10.000 euro, aggiungendo "fatteli bastare".
«Io pensavo che la questione fosse finita lì; invece dopo qualche giorno il Valente per telefono mi disse che i 10 mila euro non bastavano e dovevo dare altri 20 mila euro. Io mi arrabbiai intimandogli di riportarmi anche i 10 mila euro. Il Valente lo stesso giorno, dopo molte telefonate da parte della segretaria, portò indietro la busta contenente i 10 mila euro che consegnò aperta alla segretaria Antonella. Da quella data ho potuto riscontrare una serie di ritorsioni nei confronti della nostra azienda, in particolare tantissimi interventi fatti per futili motivi sugli automezzi o agli autisti, sequestri di numerosi automezzi. Tanto che nel mese di ottobre per poter lavorare sono stato costretto a prendere in affitto alcuni furgoni, come da fattura che produco. Gli autisti dell’azienda cominciavano a rifiutarsi di uscire con i mezzi, ripetutamente minacciati di ritiro delle patenti e produco al riguardo sei dichiarazioni autografe di altrettanti autisti.
SCHEGGE IMPAZZITE
«La situazione era talmente grave che a un certo punto decisi addirittura di portare tutti i mezzi al Comando generale di via Ostiense come atto dimostrativo per rappresentare la mia impossibilità a lavorare. In quella occasione parlai nuovamente con il comandante Fanelli e il vicecomandante Moroni, i quali mi invitarono a regolarizzare la mia posizione rispetto alla nuova normativa sul trasporto merci. Mi recai anche dal comandante Giuliani, il quale mi disse che si trattava di schegge impazzite, riferendosi al personale di Polizia municipale che effettuava i continui accertamenti sui mezzi, e di affrettarmi a regolarizzarmi. Voglio aggiungere che nel giugno 2011 si è verificato un altro episodio che definirei anomalo, in quanto precisamente in data 22 giugno è stata istituita davanti all’entrata della nostra società sita in via della Luce una linea blu che consente a tutti gli automezzi di parcheggiare, con conseguente grave intralcio per il transito dei nostri automezzi e delle persone, essendo stata posta proprio a ridosso dell’entrata. Produco a tal proposito 15 foto raffiguranti lo stato attuale dei luoghi e due note, da cui si evince che dal predetto cambiamento ha subito danni esclusivamente la nostra società, in quanto unica dotata di parco macchine. Rappresento che da luglio 2011 a gennaio 2012 ho ricevuto numerose proposte per l’acquisto totale o parziale della società, cosa mai avvenuta nei quasi 100 anni di vita dell’azienda.
LA SPONSORIZZAZIONE
«Gli episodi di pressione psicologica che ho appena riferito sono avvenuti tra il giugno e l’ottobre 2011. Nel settembre è avvenuto un ulteriore fatto che ritengo utile riferire. Si è presentata nel mio ufficio la moglie del comandante Giuliani, segretario generale del circolo Gruppo sportivo Polizia municipale, di cui il comandante Giuliani è presidente, sottoponendomi un contratto di sponsorizzazione già sottoscritto dal comandante Giuliani. La visita della signora Giuliani era stata anticipata dalla telefonata del comandante con cui mi si diceva che era necessario regolarizzare il rapporto per evitare problemi con la Guardia di finanza essendo in corso delle verifiche sui circoli sportivi. La mia azienda aveva realizzato delle opere all’interno della struttura del centro sportivo tra cui in particolare un grande pallone di copertura della palestra del costo di circa 12.000 euro, sostenuti interamente dalla nostra azienda; sulla struttura della copertura vi sono dei riquadri con il logo della nostra azienda. Il contratto di sponsorizzazione riguardava tutte le attività del gruppo sportivo e prevedeva il pagamento da parte nostra di 48.000 euro l’anno, da versare praticamente subito. Firmai il contratto non per timore di controlli della Guardia di finanza, ma solo perché me l’aveva chiesto il comandante della Polizia municipale. Produco il contratto unitamente a copia di fatture e queste ultime riguardano anche prestazioni che la mia azienda aveva svolto per i vari gruppi della Polizia municipale. Faccio presente che da parte dei vari gruppi cominciò la pratica di richiederci prestazioni di forniture senza corrispettivo come se fosse dovuto. All’inizio io aderii alle richieste di buon grado, essendo una forma di pubblicità per l’azienda ma alla fine le richieste sono divenute continue e pressanti e assai onerose dal punto di vista economico, tanto che negli ultimi anni arrivavano quasi a 100.000 euro. Anche la scorsa settimana ho ricevuto una telefonata da parte di un vigile del gruppo Git, chiedendomi l’organizzazione di un rinfresco presso i loro uffici. Ho chiamato Giuliani per avere conferma ma lui questa volta mi disse che non ne sapeva nulla; rifiutai quindi la consegna ma i vigili del Git si sono presentati lo stesso presso il deposito di via Giacomo Bove n.34 e alla fine ho ceduto nuovamente alle loro insistenze, consegnando bevande varie per circa 500 euro. Preciso che si sono piazzati con macchina davanti all’ingresso principale, insistendo, dicendo che si trattava di una festa per bambini. Il vigile era uno solo ed è stato ripreso dalle telecamere interne, mentre caricava la merce. Si chiama Guido Pezzati.
GIULIANI E IL CIRCOLO
«La vicenda appena riferita ha tuttavia degli antefatti che risalgono al 2006 e che intendo qui riferire. Nel 2006 ho conosciuto il comandante Giuliani, presentatomi da Paolo Gagliardi; all’epoca Giuliani era ancora comandante del I Gruppo ma di lì a poco sarebbe diventato vicecomandante della Polizia municipale. Dopo qualche mese il Giuliani mi telefonò chiedendomi un appuntamento; ci incontrammo nel mio ufficio e Giuliani mi disse che aveva intenzione di ristrutturare il circolo della Polizia municipale di Ponte Marconi. Il Giuliani diceva che i lavori erano urgentissimi in quanto tutto era abusivo e vi erano gli scarichi direttamente in fiume. Mi interessai del problema e contattai il titolare dell’impresa Siarco che stava eseguendo dei lavori presso la mia ditta, dicendo al titolare, Franco Conficoni, di fare un preventivo al costo. Dopo circa un mese portò un preventivo di circa 70.000 euro e il Giuliani venne da me dicendomi che era troppo; io intervenni nuovamente con il Conficoni chiedendogli la cortesia di un ulteriore abbattimento e lui scese a 50.000 euro. Il Giuliani mi disse successivamente di non essere in grado di raggiungere quella somma e che avrei dovuto aiutarlo. Alla fine il Gruppo pagò 20.000 euro e io mi accollai 30.000 euro. Tutto questo è documentato e io mi riservo di produrre tutta la documentazione tramite il mio difensore. I lavori si protrassero dal 2006 fino al 2008; alla fine dei lavori si pose il problema dell’allaccio in fogna e del collaudo con un ulteriore costo di circa 20.000 euro.
LE BOLLETTE
«Anche in questo caso il Giuliani mi disse che non era in grado di pagare e che necessariamente dovevo intervenire io, in quanto tutte le opere che erano state eseguite, senza allaccio in fogna, sarebbero state inutili. Le fatture per i lavori di cui sopra sono state emesse da Siarco a Bernabei Liquori srl su suggerimento dello stesso Giuliani, in quanto personalmente non avevo contanti e quindi il Giuliani mi suggerì di pagare attraverso la società. Successivamente il Giuliani avanzò ulteriori richieste, tra il 2009 e il 2010: mi chiese di pagare una bolletta di oltre 20 mila euro di corrente elettrica del circolo sportivo e io consegnai alla signora Giuliani la somma in contanti. Successivamente mi chiese un contributo mensile compreso tra i 4.000 e i 6.000 euro per il personale civile del circolo; anche in questo caso acconsentii e pagai per quattro mesi nell’anno 2010 la somma mensile di 6 mila euro che consegnavo in contanti al comandante Giuliani e alla moglie.
PAGARE PER PAURA
«Ho effettuato tutti questi pagamenti perché impaurito dal comportamento vessatorio del personale della Polizia municipale. Voglio dire che tutte le volte in cui cercavo di sottrarmi alle richieste del Giuliani si verificava un evidente aumento dell’attenzione dalla Polizia municipale, che per futili motivi ostacolava il normale svolgimento della mia attività con fermi macchine e altro. In questo periodo, per sottrarmi a queste vessazioni, ho fatto varie denunce alla Procura che però non hanno avuto nessun risultato e di cui non ho saputo più nulla. Mi riservo di produrre attraverso il mio difensore la documentazione relativa ai vari controlli e alle multe che ho subito nel periodo. Aggiungo però che in molti casi è sufficiente il semplice controllo dei furgoni per ostacolare l’attività. Subivo quindi "uno schiaffo e una carezza" e per questo decidevo di sottomettermi alle richieste».
Valeria Di Corrado