Roberto Arduini, L’Unità 4/3/2014, 4 marzo 2014
LE TV RUSSE: GENOCIDIO DEI NOSTRI
Quando la ragion di Stato si impone sullo spettacolo. La crisi in Ucraina ha imposto al principale canale televisivo russo di cambiare i palinsesti e cancellare la trasmissione della Notte degli Oscar per dare spazio ai notiziari. «A causa della situazione in Ucraina, Pervi Kanal (Primo canale) ritiene impossibile trasmettere la cerimonia degli Oscar», si legge sul sito dell’emittente più diffusa a livello nazionale.
La maggior parte dei media russi sono controllati dallo Stato e il conflitto è visto in maniera diversa. Rossiya 1, in un’edizione speciale ha dato indicazioni concrete che un intervento militare di Mosca seguirà al rafforzamento della presenza delle sue forze armate in Crimea. «Non voglio offendere nessuno, ma il meglio che si può dire per l’esercito ucraino è che è meglio che non ci sia», sogghigna, il presentatore. In precedenza, un’altra tv di Stato, Channel One TV, ha riferito che oltre 140mila persone sono fuggite in Russia per evitare i disordini in Ucraina. Ma l’emittente ha illustrato il servizio con immagini di un posto di blocco alla’frontiera tra Ucraina e Polonia. Alcuni’servizi hanno ricordato le circa duemila persone uccise nel «genocidio» scatenato dalle truppe georgiane all’inizio della guerra tra Russia e Georgia nel 2008. Mosca più tardi ammise che solo 160 civili erano stati uccisi nel conflitto. I media indipendenti hanno, invece, messo in discussione la copertura della tv di Stato della crisi. Il quotidiano economico Vedomosti ha preso atto della predisposizione del popolo russo alla «propaganda tv» e l’idea di un impero, ma ha scritto che «dietro la propaganda imperiale non c’è politica, economia o desiderio di sostenere un impero». Il giornale d’opposizione Novaya Gazeta ha scrit- to che se la Russia continuerà a occupare la Crimea, rischierà di diventare uno «Stato canaglia» e il suo bilancio soffrirà per i miliardi di dollari stanziati per sostenere la regione.
Nonostante il blocco di 13 pagine del social network VKontakte collegato ai movimenti di protesta in Ucraina, internet è rimasta libera dalla censura e ha rappresentato un forum attivo per le critiche al governo. Alcuni blogger russi hanno espresso «vergogna» e inquietudine sulle azioni di Mosca sull’Ucraina. Ma vi è anche la prova di una mobilitazione pro-Cremlino. L’hashtag RussiaDoesn’tAbandonItsOwn russa ha raccolto oltre 80mila tweet.