Angelo De Mattia, L’Unità 4/3/2014, 4 marzo 2014
CHI PAGA IL DEBITO SORGENIA ALL’EPOCA DELLA BAD BANK
IL GOVERNO È CHIAMATO A UNA PROVA DI TERZIETÀ, mentre si accresce il problema della ristrutturazione del debito, per circa 1 miliardo e 900 milioni, e di una eventuale moratoria riguardante il rapporto tra Sorgenia e le banche, tra le quali Intesa S. Paolo, Unicredit, Montepaschi, Banco Popolare, Mediobanca. Da come affronterà questo ruolo, senza ingerenze m una vicenda complessa quanto si vuole, ma non di competenza dell’esecutivo, si potrà dedurre il tipo di visione che esso ha dell’intervento in economia. Il governo potrebbe venire in ballo se si riproponesse una ipotesi di sostegno, diretto o indiretto, al settore dell’energia in cui venisse ricompresa anche l’attività di Sorgenia, al cui controllo partecipa la Cir della famiglia De Benedetti. Ma finora, nonostante le notizie pubblicate, peraltro smentite da Rodolfo De Benedetti, e in assenza di una espressa posizione al riguardo del governo, si deve ritenere che non sussista una ipotesi del genere. Una speciale forma di intervento pubblico rischierebbe di integrare la classica operazione di «privatizzazione, dei profitti e di pubblicizzazione delle perdite», secondo lo stile della prima Repubblica nei confronti di prassi e abitudini della quale diffusamente si afferma di voler creare una cesura, salvo poi essere attirati dal miraggio dei comportamenti di quel periodo. Del resto, non è stato lo stesso Carlo De Benedetti a muovere una critica aspra ai cosiddetti power broker che agirebbero nei rapporti tra il potere pubblico e le imprese private e le banche? Non è dunque immaginabile che egli, senza incarichi esecutivi in Gir, voglia dare un saggio oraziano del tipo video meliora proboque, deteriora sequor. La terzietà del governo, in questa fase, è dunque, fondamentale. Anzi, il silenzio fin qui mantenuto dovrebbe essere opportunamente seguito ora da una precisa espressione della propria posizione, che tronchi ogni equivoco e metta fine, se si è in condizioni di farlo, alle diverse illazioni. Resta il ruolo delle banche creditrici. Vale per esse l’affermazione resa dall’ad. del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, il quale ha detto che in merito all’esposizione nei confronti di Sorgenia non sarà fatto alcun favore, quale che esso sia. Se è stato necessario rendere questa precisazione, la ragione è dovuta al fatto che aleggiava l’ipotesi, campata in aria o no, di un comportamento non ordinario degli istituti di credito. Saviotti ha, dunque, parlato a tutti, dentro e fuori la sua categoria. Naturalmente, dell’oggettività delle decisioni delle banche, del fatto che esse abbiano obbedito alla sana e prudente gestione, della valutazione delle prospettive di recupero e del peso delle sofferenze esercitato sui rispettivi bilanci dovremo avere la possibilità di una verifica non appena saranno note in le condizioni concordate. Abbiamo detto in altre circostanze di apprezzare l’einaudiana assenza di aggettivi nei banchieri. Questa è una delle occasioni per dimostrarlo.
L’ipotesi della trasformazione dei crediti in un «convenendo» andrebbe valutata per l’impegno che gli istituti verrebbero ad assumere, per l’impatto sull’equilibrio aziendale, per la prospettiva di una partecipazione alla società in questione non certo strategica per una banca. Ricordo le lunghe discussioni sul convenendo Fiat nel 2003/2004 e le critiche che ne seguirono e si trattava della Fiat con ben diverse prospettive. In queste circostanze, si devono anche valutare l’inadeguatezza della legislazione e i rischi che l’opera del banchiere deve affrontare anche sotto il profilo normativo per prevenire impatti di ordine giuridico quando le condizioni non di questa impresa, ma in linea teorica di un’impresa affidata dovessero precipitare e arrivare al default. M qui l’esigenza di rivedere, in occasione della rivisitazione della giustizia civile preannunciata da Matteo Renzi nel programma esposto alle Camere, questa parte delle situazioni di crisi di imprese che possono precedere l’avvio di procedure di rigore.
Più in generale, facendo astrazione dal caso Sorgenia, il sistema bancario deve avviarsi verso una scelta in ordine alla ripulitura dei bilanci dalle sofferenze; costituire veicoli ad hoc per la loro negoziazione con la spinta per uno specifico mercato, realizzare una bad bank, individuale o di sistema. Renzi ha accennato a interventi nel comparto industriale da inserire nel Job Act: vedremo come verrà affrontato. Ma la proficuità di queste possibili iniziative sarebbe appannata dalla personalizzazione dei beneficiari o da una condotta delle banche non del tipo che Saviotti ha ritenuto di ribadire nel caso Sorgenia; non vi sono atti di liberalità da compiere, ma neppure aprioristiche penalità da irrogare. Vi sono la tutela del risparmio, la rigorosa gestione aziendale, la par candido, da assicurare con oggettività da parte del banchiere senza aggettivi, non power broker. Una esigenza che non può mutare a seconda di chi sia in condizioni di difficoltà.