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 2014  marzo 04 Martedì calendario

PERISCOPIO


Ha fatto fuori più comunisti Matteo Renzi in due mesi che io in vent’anni. Silvio Berlusconi. la Repubblica.

Dunque, dopo la parata delle cheerleader, sono arrivati i ministri veri. Maurizio Crippa. Il Foglio.

C’è chi vuole portare il Pd dal trentuno per cento al duemiladiciotto Massimo Bucchi, il venerdì.

Battute al fulmicotone fra Renzi e D’Alema. Il premier aveva detto di «essere pronto ad assistere con i pop corn in mano all’epico scontro tra D’Alema e Fioroni». Al che D’Alema ha subito replicato: «A Renzi consiglierei di stare attento con i pop corn, lo vedo un po’ sovrappeso». AdnKronos.

Renzi? Il suo programma mi pare generico, fatto di titoli, spero ci siano dietro progetti. Giovanni Consorte ex ad di Unipol. Corsera.

Dodici mesi bastano a avanzano per l’M5S per fare tesoro dell’esperienza maturata, così com’è avvenuto con la retromarcia sul divieto di comparire in tv per gli esponenti cinquestellati: all’inizio l’ordine di scuderia era di disertare i talk show perché qualcuno aveva deciso che «la tv è morta», poi si comprese che era viva e vegeta e gli italiani cominciarono a conoscere, grazie alla tv, i Di Maio, Nuti, Di Battista, Sarti, Taverna, Fracaro ecc. e a toccare con mano quanto fosse ridicola la rappresentazione mediatica dei «grillini» come un branco di brubru incolti, xenofobi, decerebrati e telecomandati dalla Casaleggio Associati. Più volte, anzi, capitò di vederli mettere sotto politici navigati. Marco Travaglio. Il Fatto.

Assistiamo sgomenti (ma non certo impreparati) all’ennesima giravolta del Cavaliere, con annesso nuovo tavolo rovesciato. Approvare in fretta e furia l’Italicum, poi diritti al voto e le riforme rinviate sine die. C’è ancora qualcuno disposto a seguire Berlusconi in questa corsa allo sfascio? Occidentale, quotidiano online di Ncd.

Primarie sì, elezioni no. Questa è la strana democrazia del Nuovo centrodestra. Giovanni Toti, Forza Italia.

Il decisionista in Italia è sempre un decretista. Detta legge per decreto, sicché ci inonda di decreti legge. Ne fu un campione Berlusconi con 80 decreti nei suoi quattro anni di governo; e certamente Renzi non sarà da meno. Michele Ainis. Corsera.

Dal mio balcone al Gianicolo vedo già il buio del magnifico fallimento della mia città, Roma, coperta da una nuvola di depressione. Carlo Verdone, attore, la Repubblica.

La vita è dura, ammoniscono severi i giornali, bisogna conquistarsela e dove tocca tocca, se occorre a Torino, se serve a Pechino, e come in America bisogna fare, s’è mai visto un ragazzo del Montana rifiutare il lavoro in Georgia? Muoversi, allora, basta con i capricci, io sto qui, e il lavoro a due metri, e da qui non mi muovo, non è aria, viziatelli. Dice: ma per non spostarsi da via Solferino in via Rizzoli hanno scatenato la terza guerra mondiale, quelli del Corriere. Cazzo, c’entra? Andrea’s Version. il Foglio.

Schizofrenia governativa: si passa dal governo del fare (nulla) al governo del fare tutto e subito. Due toscani (Letta e Renzi ndr) che meritano citazioni toscane. Per quello che è finito, ecco i versi di Francesco Berni da Lamporecchio: un governo «composto di rispetti / di considerazioni e di discorsi /di pur, di poi, di ma, di se, di forsi /di purassia parole senza effetti». Quello che è poi arrivato, ricorda invece l’irresistibile immagine di Pinocchio. I grilli parlanti minacciano, frenano, brontolano. E lui: «Voglio andare avanti». Vedremo come finirà. Adriano Prosperi. la Repubblica.

Matteo Renzi sta accarezzando l’idea di rottamare anche la giurisdizione del Tar sulle controversie nel pubblico impiego. Armando Stella. Corsera.

A Termini, già alle ore 6 del mattino, aspiro il puzzo di orina che si sprigiona dall’ultima uscita della metropolitana e si diffonde, unica fragranza in mancanza del ponentino, sulla piazza dove si staglia l’orrenda statua di Papa Wojtila che è romanissima arte per amicizia, non per valore estetico. mentre a Los Angeles si celebra la Roma metafisica di Sorrentino, qui fallisce quella fisica. Francesco Merlo. la Repubblica.

Billy Chrystal in Harry, ti presento Sally» dice: «Un uomo non può essere amico di una donna, perché, di norma, se la vuole portare a letto». La domanda dell’ingegnere Meg Ryan («Ma allora un uomo può essere amico solo di una donna brutta?») conduce alla precisazione: «No, perché di norma vuole portarsi a letto anche l’amica brutta». Mariarosa Mancuso. Il Foglio.

Le Olimpiadi di Sochi devono aver contagiato anche i protagonisti della politica italiana, facendogli venire un’irrefrenabile voglia di sport. Infatti, proprio mentre Letta si trovava in Russia per la cerimonia d’inaugurazione, qui da noi, Renzi organizzava una bella staffetta. Peccato soltanto che Enrico Letta non me sapesse nulla. Anzi, con tutti i problemi che gli stavano dando avversari e compagni di partito, lui si era allenato in tutt’altra specialità: la corsa ad ostacoli. Nel frattempo anche agli italiani è stato chiesto di cimentarsi in una competizione: il salto delle elezioni. Disciplina nella quale ormai ci stiamo specializzando alla grande. Dato che è la terza volta che c’è la fanno saltare. Ovviamente, il tutto si è svolto indoor, nel chiuso di certe stanze. Più che Giochi olimpici, giochetti di palazzo. Dario Vergassola. il venerdì.

Che spreco avere il Vangelo e non usarlo. Nelle cronache del concistoro non leggo mai qualcosa tipo: «Gesù dice», ma sempre qualcosa tipo «la gente vuole». Sarà che a me quello che la gente vuole non me ne frega assolutamente niente, mi sarebbe più utile sapere quello che vuole Dio da me, se i cardinali hanno qualche idea, li prego di avvisarmi. Camillo Langone. Il Foglio.

Le persone handicappate dovrebbero concentrarsi sulle cose che il loro handicap non impedisce loro di fare, senza lamentarsi di quelle di cui loro sono incapaci. Stephen Hawking astrofisico inglese che soffre di una gravissima forma di Sla, nel presentare le paraolimpiadi. Nuovel Obs.

A Giosuè Carducci viene spesso attribuita questa frase. «Chi riesce a dire con venti parole ciò che può essere detto in dieci, è capace pure di tutte le altre cattiverie». Non credo che l’autore delle Odi barbare l’abbia mai scritta o pronunciata (ho fatto le mie ricerche). Ma l’invettiva è magnifica. Mi associo. Beppe Severgnini. Sette.

Negli sguardi dei nostri politici vedo quello che c’è, quello che non c’è, quello che vorrebbe esserci, quello che non ci sarà mai. Roberto Gervaso. il Messaggero.