Andrea Montanari, Milano Finanza 4/3/2014, 4 marzo 2014
CIR-BANCHE, È TIRAMOLLA SUL CASH
Fumata grigia ieri al termine del doppio incontro tra Cir e le banche sulla ristrutturazione del debito (1,8 miliardi) di Sorgenia. Un nulla di fatto che non preclude a futuri accordi tra le parti in causa (le banche esposte sono 21) ma che al momento vede la holding della famiglia De Benedetti e gli istituti di credito su posizioni distanti.
Il vero nodo del contendere è l’importo che Cir dovrebbe mettere sul piatto all’interno della manovra finanziaria da 600 milioni oggetto della trattativa che va avanti da mesi e che dovrebbe concludersi entro giugno. Le banche (Mps, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpm, Banco Popolare, Ubi e altre) chiedono uno sforzo maggiore alla finanziaria, che a fine settembre aveva una liquidità di oltre 540 milioni.
In pratica, secondo il fronte creditizio Cir dovrebbe mettere sul piatto non più 100 ma 150 milioni cash.
In questo modo si procederebbe alla conversione del credito in equity di 300 milioni e il resto, ovvero altri 150 milioni, potrebbero essere stralciati o tramutati in strumenti partecipativi. Questo scenario porterebbe le banche ad avere la maggioranza di Sorgenia e Cir a fungere da socio di minoranza con poca voce in capitolo. Perché gli istituti, tra l’altro, chiederebbero un disimpegno sulla gestione ordinaria e straordinaria (che resterebbe nelle mani del top manager Andrea Mangoni, ex Acea e Telecom) alla famiglia De Benedetti. Anche perché, con tutti i problemi legati ai temi del credito alle imprese, del rispetto dei parametri europei e con tutte le operazioni di ricapitalizzazione che stanno per partire, le banche non hanno alcuna intenzione di entrare operativamente sul settore energetico, che tra l’altro sta vivendo stagioni critiche dal punto di vista dei consumi. Una delle prime mosse, quindi, sarebbe giocoforza la cessione degli asset o della società. Ed è proprio su questo punto che gli istituti vorrebbero avere, grazie alla maggioranza del capitale, mano libera rispetto alle posizioni dei De Benedetti. Ovviamente, questi desiderata vengono ritenuti inaccettabili da parte della famiglia di industriali piemontesi e di conseguenza dalla stessa Cir.
Le divergenze sono emerse, o meglio riaffiorate, nel summit di ieri mattina tenutosi in una delle sedi milanesi di Mps (la banca più esposta con oltre 600 milioni, nonché azionista di Sorgenia con l’1,21%) al quale hanno partecipato i vertici dei sei principali istituti più esposti e, per conto di Cir e Sorgenia, Rodolfo De Benedetti e Monica Mondardini. Al pomeriggio, invece, si è tenuto un incontro più tecnico tra gli uomini operativi degli istituti coinvolti. Anche perché non è ancora chiaro se l’eventuale conversione del credito in equity da parte delle banche avvenga direttamente o attraverso altre forme di partecipazione al capitale, dagli strumenti partecipativi ad altre formule.
Ora la timeline prevede il cda del gruppo energetico nella giornata di domani e continui vertici informali tra gli emissari delle 21 banche del pool per trovare le condizioni migliori dell’eventuale intesa. Una strada, quella dell’accordo, da percorrere per evitare di portare la società alla procedura concorsuale o, peggio, all’amministrazione straordinaria.