Valerio Cattano, Il Fatto Quotidiano 4/3/2014, 4 marzo 2014
OLEODOTTO E MOSCHETTO
Se il mondo occidentale ha costruito sulla figura dei marines americani - subito dopo la IIa guerra mondiale – il mito del soldato super addestrato per salvare la democrazia, il blocco sovietico non è stato da meno. In questo caso si parla di Spetsnaz: con questo termine si indicano le truppe speciali di pronto intervento.
Quelle che hanno circondato le caserme delle Forze armate ucraine in Crimea, e che potrebbero essere utilizzate per garantire gli interessi russi nel paese vicino (a iniziare dalla fitta rete di oleodotti e gasdotti che attraversano il sottosuolo dell’ex alleato riottoso diretti in Europa occidentale.
Tali unità sono legate anche ai servizi segreti militare e civile come il gruppo Alpha (prima Kgb, ora Fsb). In Crimea i soldati russi non hanno (ancora) mostrato le insegne di appartenenza (bandiera nazionale e patch) ma molto dice il loro assetto a iniziare dalla mimetica surpat (survival pattern), la più moderna, che fa concorrenza alla marpat americana. Oltre alla mimetica c’è l’ormai immancabile mephisto, il cappuccio di lana che serve a coprire il viso, non solo per questioni di freddo, ma per assicurare comunque l’anonimato all’operatore che si trova a intervenire in un contesto urbano. Le armi in dotazione: dimenticatevi il kalashnikov post guerra mondiale (Ak-47); le truppe d’assalto usufruiscono dell’Ak 74m e del 94, dell’Aks 74U, una versione ridotta del fucile d’assalto; l’As Val, fucile con un silenziatore incorporato, mentre i cecchini hanno in dotazione gli Svd Dragunov. Negli ultimi anni grazie al rinnovato orgoglio dell’Orso Russo coltivato da Putin, pure l’industria cinematografica ha deciso di celebrare il soldato russo: nel 2005 è uscito La 9a compagnia dedicato all’assalto della collina 3234 in Afghanistan (una quarantina di sovietici contro 400 afgani) e l’ennesima rivisitazione della battaglia di Stalingrado: Stalingrad 3D, del 2013.