Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  marzo 04 Martedì calendario

LA NUOVA CORTINA DI FERRO DELLO ‘ZAR’


L’Ucraina non è il solo Stato in bilico tra Mosca e Bruxelles. Attraverso l’Unione doganale eurasiatica, Putin sta tentando di fare tornare nell’orbita russa buona parte dei territori persi con la dissoluzione dell’Unione sovietica. In molti ex satelliti la partita è ancora aperta.
BIELORUSSIA È l’avamposto occidentale del disegno di Putin. La Bielorussia, insieme al Kazakistan, ha aderito fin da subito all’Unione doganale. I rapporti con l’Ue sono tesi: dal 2008 Bruxelles ha adottato un programma di sanzioni nei confronti del governo di Lukashenko. Minsk non se ne cura, e coltiva rapporti con tutti i nemici dell’Occidente (a cominciare da Iran e Siria).
REPUBBLICHE BALTICHE
Per converso, sono gli unici territori dell’ex Urss fedelmente ancorati all’Ue. L’Estonia è entrata nell’Eurozona nel 2011, la Lettonia a gennaio di quest’anno. La Lituania è ancora in lista d’attesa, ma dei 3 Stati baltici è l’unico in cui la presenza di una minoranza russofona è risibile. Inoltre, l’atavico sentimento anti-russo mette al riparo l’area dalle sirene moscovite.
ARMENIA Pur non condividendo un solo chilometro di frontiera con la Russia, Yerevan è a un passo dall’adesione all’Unione doganale. Nell’autunno scorso, il presidente Serzh Sargsyan ha definitivamente chiuso le porte all’accordo di associazione con l’Ue e ha annunciato l’intenzione di entrare a fare parte dell’Unione doganale entro la fine del 2014. Yerevan ha bisogno di Mosca per proteggere la propria frontiera con l’Azerbaigian, per allontanare l’influenza turca e per ottenere gas a prezzo di saldo (la metà di quanto pagato dagli europei). In cambio ha promesso di approvvigionarsi solo da Mosca per quasi 30 anni, ha ceduto le proprie quote di Gazprom Armenia e permetterà ai russi di mantenere le basi militari nel Paese.
AZERBAIGIAN Rivale nella produzione di gas, dipendente per quanto riguarda gli approvvigionamenti bellici. Visto la vicinanza di Mosca con gli arcinemici armeni, riesce difficile immaginare un’ingresso di Baku nell’Unione sognata da Putin. L’Azerbaigian ha però un grande sponsor: il Kazakistan. Astana ha profondi legami commerciali e industriali con il presidente Aliyev. Baku è entrata nel Consiglio d’Europa, ma a novembre ha rifiutato l’Accordo di associazione con l’Ue. Nell’opinione pubblica è però forte il sentimento anti-russo.
GEORGIA I rapporti sono stati definitivamente compromessi dalla guerra lampo con cui, nell’agosto 2008 Putin ha sottratto al controllo georgiano Abkazia e Ossezia meridionale. A fine novembre, il governo di Tbilisi ha sottoscritto l’avvio dell’iter di accordo associativo con l’Ue. Putin ha fatto buon viso a cattivo gioco, ma non è disposto ad accettare anche il partenariato con la Nato perseguito dal premier Ivanishvili.
MOLDAVIA Anche Chisinau ha avviato l’iter per l’associazione con l’Ue che dovrebbe concludersi nei prossimi mesi. La settimana scorsa, il Parlamento europeo ha approvato l’esenzione dei visti d’ingresso per i cittadini moldavi. Le incognite per Bruxelles però non mancano: la Transnistria e la Gagauzia potrebbero trasformarsi, rispettivamente, nella Crimea e nel Donbass locali.