Alessandra Baduel, la Repubblica 4/3/2014, 4 marzo 2014
“QUEI GIOCHI SONO SOGNI NELLE MANI DEI BIMBI SPERIAMO SOLO CHE LA NOVITÀ COSTI POCO”
«La Lego che passa alla stampante 3D? Geniale, sarebbe un ritorno all’antico degno della sua storia, che ha sempre lasciato spazio alla fantasia e alla manualità del bambino». Fra gli adulti appassionati dei mattoncini c’è anche professor Paolo Legrenzi, psicologo cognitivo docente dell’Università Ca’ Foscari. «Oltre ad averci giocato, ne ho seguito l’evoluzione con mio figlio e i nipoti. Come psicologo, poi, lo trovo uno strumento molto utile per crescere». Nel suo libro La fantasia. I nostri mondi paralleli (Il Mulino), Legrenzi parte dall’immagine di un bambino che trasforma un pezzo di legno in aeroplano.
Un antenato del Lego.
«Gli antenati sono ancora più antichi, come i bambini che giocano con le palle di fango descritti da Alice Munro nel suo racconto Ortiche.
Quei mattoncini, come prima il meccano, sono la cosa più vicina che ci sia al fango, alla plastilina, alla materia da plasmare. Giochi destrutturati, in cui decidi tu lo scopo».
Oggi i giochi non sono più così, e anche la Lego fornisce molti pezzi “precotti”.
«Si, purtroppo lasciano poco o zero spazio all’invenzione di una storia. Spesso forniscono copioni già scritti. Ma la Lego ha saputo intercettare una via di mezzo fin dall’inizio - il mattoncino è più governabile del fango, in casa - e ha poi saputo affrontare il cambiamento, l’arrivo del mondo virtuale, con pezzi che danno elementi “precotti” come le ruote, ma lasciano la possibilità di usare le mani invece dello schermo, e quella di costruire ognuno la sua automobile, unica».
E la stampante 3D?
«Si torna alla plastilina: puoi fare un tuo progetto, un disegno, che diventa un oggetto. Spero solo che costi poco».